2023-04-15
Rialzo dei tassi e rientro dal debito. Così l’Europa può azzoppare il Pil
Cheristine Lagarde (Ansa)
Christine Lagarde insiste: inflazione alta, la stretta monetaria continuerà. E la Germania pretende rimborsi pari all’1% del rosso di bilancio. Tra maggiori interessi e patto di Stabilità per noi un salasso da 120 miliardi.Non sapendo che pesci prendere Christine Lagarde ha deciso di strozzare l’economia italiana. Se passa il combinato disposto del nuovo patto di stabilità per come lo vuole la Germania e continua il rialzo dei tassi l’Italia ogni anno deve generare un avanzo primario di almeno 120 miliardi per stare nei parametri. Non solo; pur avendo accertato la stessa Bce che l’inflazione in Europa è generata dall’incremento dei profitti e dall’offerta, bisogna comprimere i salari e deprimere la domanda. In Italia i consumi sono già ai livelli più bassi da tre anni e il potere di acquisto delle famiglie è diminuito del 3,7%. Se l’Eurotower non si misura con i dati di realtà si va verso la stagflazione. Eppure dalla Bce alla Federal Reserve fino al Fondo monetario la parola d’ordine è una sola: alzare i tassi per domare l’inflazione. Nei sacri testi c’è scritto così. Christine Lagarde non vuole abiurare al dogma. Parlando – sotto dettatura di Isabel Schnabel che la Germania le ha piazzato alle costole come un cane da guardia - all'International Monetary and Financial Committee a Washington la presidente della Bce ha ripetuto: «Le prospettive economiche sono migliorate, ma la ripresa è fragile e incerta. Tuttavia si prevede che l’inflazione resterà alta e noi siamo determinati a garantire il ritorno tempestivo all’obbiettivo di medio termine: il 2%. L'elevato livello di incertezza rafforza l’importanza di un approccio dipendente dai dati per le nostre decisioni sui tassi ufficiali». La Lagarde sostiene che il sistema bancario regge e che se del caso ci sono sufficienti strumenti per «fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario dell'area dell'euro e preservare la corretta trasmissione della politica monetaria». Tradotto la Bce continuerà ad alzare i tassi incurante di cosa questo significhi. Lo fa incoraggiata dal direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, Alfred Kammer che sostiene: «Nell’area euro sono necessari ulteriori aumenti dei tassi di interesse». Che poi lo stesso Fmi faccia fosche previsioni - crescita al massimo dello 0,8% - e scriva che la possibilità di un «atterraggio duro» a causa dell’aumento dei tassi che può portare anche alla recessione è «aumentata bruscamente» non fa fatto. La dimostrazione l’ha data Christopher Waller della Federal Reserve che insiste: finché la domanda non rallenta c’è ancora del lavoro da fare. Copiando pedissequamente questa posizione Christine Lagarde ripete: «Prevediamo che la stretta sui tassi frenerà la domanda, l’inflazione tornerà a scendere e la crescita salariale storicamente elevata legata alla tensione dei mercati del lavoro e alla compensazione per l’elevata inflazione, sosterrà l’inflazione core per un po’, ma poi scenderà». Morale la spirale inflazione-salari non è tollerata. Però appena tre giorni fa sul blog della stessa Bce un gruppo di economisti ha scritto: «Gli effetti dei profitti sulle pressioni domestiche di prezzo sono stati eccezionali, in una prospettiva storica. In media, dal 1999 al 2022 i profitti per unità di Pil hanno contribuito per circa un terzo al deflatore del Pil medesimo, nel 2022 il loro contributo è stato per circa due terzi».C’è però un ulteriore elemento ed è il peso dell’energia. Al punto che sono in molti a ritenere che l’inflazione sia scesa per effetto della caduta di petrolio e gas e non per la stretta sui tassi. Ora però il petrolio sta rialzando la testa – sia detto per inciso, la Russia non ha mai venduto tanto greggio come adesso: più 600 mila barili al giorno, più 12,7 miliardi di euro incassati nel mese di marzo grazie soprattutto alla domanda indiana - e anche il gas è in risalita. Guardando all’Italia la politica di stretta sui tassi della Bce crea problemi seri e dovrà essere contrastata. C’è un crollo del potere di acquisto delle famiglie del 3,7%, un rialzo dei mutui arrivati al 4% e una netta diminuzione dei consumi. Confesercenti stima che il 2023 sarà l’anno peggiore degli ultimi tre. A marzo se l’inflazione è scesa al 7,7% quella di fondo è aumentata al 6,4% e quella alimentare al 12,7% prova evidente che la diminuzione è solo dovuta al calo della spesa per energia. Il riflesso sui conti dello Stato peraltro è già stato certificato. Nell’arco del nuovo Def – 23/25 – la spesa per interessi sarà di 270,6 miliardi a fronte della previsione formulata un anno fa di 186,1 miliardi. E alle viste c’è il confronto sul nuovo patto di stabilità che il Commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni vorrebbe spedito per ripristinarlo nel 2024. Il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito che la Germania non è disposta a fare sconti e il nuovo patto deve prevedere che i paesi più indebitati rientrino dell’1% all’anno. L’Italia dovrebbe trovare ogni anno almeno 27 miliardi (a marzo il debito è a 2772 miliardi) da sommare ai circa 90 che si spendono ai tassi attuali per interessi. Serve un avanzo primario vicino ai 120 miliardi. Perciò la politica Bce del rialzo dei tassi senza se e senza ma è incompatibile con l’economia italiana.
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