2021-10-20
Invitalia lascia macerie in Reithera
La holding di Stato non ha mai portato a termine gli investimenti per il vaccino italiano. L'azienda produttrice, gravata dall'aumento dei debiti, cerca un partner all'estero.«Ad un impegno che era stato preso anche pubblicamente dalle istituzioni sulla sperimentazione del vaccino di Reithera e sulla necessità di produrre vaccini in Italia, non c'è stato, di fatto, alcun seguito. E questo nonostante Reithera avesse pubblicamente messo a disposizione il know how e la propria capacità produttiva per rispondere anche con la produzione di tipo mRna, coerentemente con alcune indicazioni della Ue, sia nel sito di Castel Romano sia attraverso collaborazioni esterne, così come già fa da tempo per altri vaccini». Era stato questo il commento, amaro, dei vertici di Reithera raccolto a fine settembre dalla Verità. Sedotta e abbandonata da Domenico Arcuri, l'azienda non ha però intenzione di rimanere col cerino in mano dopo essersi esposta finanziariamente con le banche ed essersi anche autofinanziata. E ha quindi avviato la ricerca di un partner alternativo. I colloqui più avanzati sono quelli con l'università del Cile che ha presentato un progetto biotech per aumentare l'efficienza e la capillarità delle campagne vaccinali soprattutto per quei Paesi che al momento hanno ricevuto poche dosi. Ma nel frattempo, sul bilancio 2020 della società firmato dalla presidente Antonella Folgori restano le cicatrici del dietrofront dell'ex commissario straordinario. Reithera ha infatti chiuso l'esercizio con un utile di 771.604 euro rispetto agli oltre 2,2 milioni dell'anno prima. I debiti superano i 21 milioni rispetto ai 9,6 del 2019. Di questi, 8,5 sono con le banche (Intesa e Unicredit) e 6,3 con i fornitori. Con il risultato che il passivo è raddoppiato. Il valore della produzione è passato dai 13,9 milioni del 2019 a 13,3 milioni. Ma i costi sono saliti dai 5,1 milioni del 2019 a 9,6 milioni, di cui 5,4 milioni sono consulenze scientifiche e rimborsi e 1,9 milioni per consulenze tecniche, legali e fiscali. Spese in gran parte necessarie per le fasi dello studio clinico del vaccino «italiano». Quanto ai costi per il personale, sono saliti a 5,8 milioni dai 4,5 milioni del 2019.Fino al 9 febbraio 2021 Keires Ag deteneva il 100% di Reithera, poi Invitalia ha sottoscritto l'aumento di capitale riservato a terzi ed è diventata azionista con il 27%, si ricorda negli atti del bilancio. Ma ripercorriamo la vicenda dall'inizio: a metà marzo 2020, infatti, l'istituto Spallanzani chiude un accordo con Reithera e avvia il primo mini finanziamento. Il 23 marzo il Consiglio nazionale delle ricerche approva il protocollo d'intesa con l'istituto romano che riceve così 8 milioni: 5 dalla Regione Lazio e 3 dal Cnr. Tra aprile e maggio Arcuri convoca i vertici di Reithera suggerendo di non ascoltare le sirene di fondi esteri. Il vaccino sarebbe dovuto rimanere italiano, anche a costo di brandire l'arma del golden power. A febbraio del 2021 Invitalia finalizza la promessa di finanziare il vaccino con 49 milioni: 41,2 milioni a fondo perduto e 7,8 milioni di finanziamento agevolato. I restanti 32 milioni erano invece fondi stanziati da Reithera con finanziamenti propri. Invitalia, quando diventa socio, ne versa soltanto 11. Con l'arrivo di Mario Draghi, Arcuri decade da commissario. L'11 maggio («in modo del tutto inaspettato», viene sottolineato nella relazione al bilancio) la Corte dei conti boccia il contratto di Reithera con Invitalia perché l'investimento per il progetto non può comprendere l'acquisto della sede operativa. Per la Fase 3 servirà arruolare fra i 5 e i 10.000 volontari ma il costo della sperimentazione si aggira attorno ai 60 milioni. Che Reithera non ha. E per questo sta cercando all'estero un'alternativa più affidabile di Arcuri.
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