
La ragazzina stava tornando da scuola in bicicletta. Un uomo con i rasta e la pelle scura l'avrebbe colpita, l'altro l'avrebbe stuprata. Nella zona da tempo bivaccano i richiedenti asilo. Rilasciati alcuni sospetti. Bolzano, pomeriggio di lunedì. Una ragazzina di 15 anni sta tornando a casa da scuola in bicicletta. È tranquilla mentre si dirige verso casa come ogni giorno. Procede sulla pista ciclabile e ha raggiunto una zona non lontana da centro. Cinque minuti a piedi, dicono. Sono circa le 14.45 quando l'adolescente giunge nel luogo in cui confluiscono il Talvera e l'Isarco, fiumi freschi della città altoatesina. Ed ecco che, da un lato della strada, sbucano due uomini. Hanno entrambi la pelle molto scura, uno dei due ha i capelli rasta, o comunque le treccine. Quest'ultimo colpisce la quindicenne al volto, facendola cadere dalla bicicletta. L'altro la ghermisce e la trascina lontano dalla carreggiata, sulla sponda del fiume. È lì che si è consumato lo stupro (di cui sarebbe responsabile soltanto uno dei due criminali). In pieno giorno, in una città non certo nota per la violenza diffusa. Eppure, a poca distanza dal centro e non lontano da zone molto frequentate, è accaduto che una minorenne venisse aggredita e brutalizzata. I soccorsi sono arrivati pochi minuti dopo le 15, quando una coppia di passaggio ha visto la piccola, ancora sotto choc e malconcia, e ha chiamato il 118. Un crimine sessuale, certo. Ma anche un crimine dell'immigrazione, l'ennesima conseguenza orrenda dell'accoglienza senza controllo. I due colpevoli della violenza ancora non sono stati individuati. Gli investigatori sono al lavoro, hanno esaminato e interrogato decine di persone, tutte straniere. Si cercano dei nigeriani, o comunque degli immigrati provenienti dall'Africa centrale. Ieri il procuratore di Bolzano, Giancarlo Bramante, ha tenuto una conferenza stampa assieme al dirigente della squadra mobile, Giuseppe Tricarico. Gli agenti hanno acquisito le immagini delle videocamere installate nei dintorni del luogo dell'aggressione, ma non è detto che emerga qualcosa, dato che nel punto preciso dell'agguato, sul cosiddetto «ponte giallo», la videosorveglianza non è attiva. I vestiti della vittima sono stati inviati alla polizia scientifica di Padova, e anche la bicicletta è stata sequestrata per verificare la presenza di tracce biologiche. A quanto pare, però, gli inquirenti sarebbero già in possesso del Dna dei due bruti. Vedremo nei prossimi giorni come evolverà la situazione. Certo è che non è semplice rintracciare i colpevoli. La zona in cui è avvenuto il crimine, infatti, è quotidianamente frequentata da stranieri. Sono decine, e solitamente bivaccano lungo il fiume: bevono, ascoltano musica, perdono tempo. Sono per lo più richiedenti asilo, ospiti dei vari centri accoglienza che, anche a Bolzano, negli anni passati si sono riempiti a dismisura. Ecco perché possiamo dire che questo stupro sia un crimine d'immigrazione. Perché nasce da una situazione di degrado dovuta all'accoglienza indiscriminata. Gli immigrati che circolano nei pressi del «ponte giallo» sono gentilmente ospitati nei centri profughi, sono in attesa del responso delle commissioni che concedono l'asilo. Oppure la loro domanda è già stata rifiutata, ma i signori sono rimasti qui poiché hanno presentato ricorso. Si tratta per lo più di nigeriani e di gambiani. Erano gambiani anche altri due uomini fermati ieri, sempre a Bolzano, per una rissa. Uno dei due era armato di taglierino ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Verrà accompagnato in carcere e poi, si spera, cacciato rapidamente dal nostro Paese. L'altro, invece, è stato già portato in un centro per l'espatrio. Tutti e due gli uomini sono clandestini, uno di loro aveva in tasca un provvedimento di espulsione. Però entrambi sono rimasti qui, e non sapendo come passare il tempo hanno pensato bene di accoltellarsi. Questo accade quando si fanno entrare troppe persone senza sapere come gestirle. Aumentano le violenze, aumentano gli stupri. Nei primi sei mesi del 2018, secondo dati del Viminale, su 434 omicidi volontari, 83 sono stati commessi da stranieri (il 19,1%). Quanto alle violenze sessuali, a carico degli stranieri sono ben il 41,6% del totale (964 su 2319). Si tratta di reati denunciati, certo, non di condanne. Ma poco cambia, anche perché in molti casi - tra cui quello di Bolzano - individuare e fermare i responsabili è piuttosto complicato. Ovvio: saranno in tanti a dire che la responsabilità è del ministero dell'Interno che non aumenta il numero dei rimpatri forzati. E in parte è vero. Ma è vero anche che, se negli ultimi anni non fossero entrati qui migliaia di immigrati, forse oggi non ci troveremmo in questa situazione. Perché ci saranno pure gli stupri commessi da italiani a causa di una ancestrale cultura della sopraffazione maschile. Ma sono in calo, mentre le aggressioni commesse da stranieri, specie irregolari, persistono, e sono tante, troppe. Quello di Bolzano è un caso di cronaca fra tanti, ma quando sentite i profeti dell'accoglienza parlare di frontiere aperte, di razzismo e di diritti, tenete a mente la storia di questa ragazzina di 15 anni, poco più d'una bambina, che rientrava a casa in bicicletta. Come Cappuccetto rosso prima di incontrare il lupo cattivo.
(IStock)
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