2019-03-30
Questa battaglia dovrebbero farla i laici
Secondo i giornali difendere la famiglia naturale sarebbe un problema degli integralisti cattolici. Gente ignorante e omofoba etichettata come «cattosovranista». Ma proprio chi non crede deve lottare per l'ultimo baluardo davanti al turbocapitalismo.È emerso dalla bruma un nuovo e terribile nemico che fa gelare il sangue nelle vene ai progressisti italiani: il cattosovranismo. Così lo ha definito il filosofo Sebastiano Maffettone, condensando in un editoriale sul Messaggero tutti gli spauracchi che la sinistra italiana ha agitato negli ultimi mesi per screditare il Congresso delle famiglie di Verona. Sfogliando la gran parte dei giornali italiani si trovano ovunque le stesse tirate. Si legge che a Verona si riuniranno pericolosi omofobi, nemici delle donne, feroci reazionari e fascisti bellicosi. A far da ombrello a tutti costoro sarebbe una fede cristiana di stampo medievale, quella che Maffettone descrive come «un imprevedibile puritanesimo radicale, sicuramente fondamentalista e probabilmente vetero-protestante, di cui non si immaginava neppure l'esistenza, specialmente in Italia». Chiaro: l'illustre filosofo e i suoi compagni di schieramento vogliono far credere che l'evento scaligero sia riservato a una sorta di setta. Chi si reca al raduno pro famiglia dev'essere per forza un codino e un bacchettone odoroso di sagrestia. Perché il fronte progressista ripete a pappagallo simili argomentazioni? La ragione è semplice. Vogliono far passare l'idea che la difesa della famiglia sia un tema secondario, di cui si intignano a occuparsi soltanto pochi estremisti cristiani e qualche fascistone con occhio di vetro e gamba di legno. La realtà, tuttavia, è parecchio diversa. Tanto per cominciare al Congresso delle famiglie non ci sono soltanto ospiti, relatori e partecipanti cattolici. Ci sono rappresentanti di altre confessioni e pure laici, proprio perché non si tratta di una kermesse settaria. Ma, al di là della lista degli invitati, il punto nodale è un altro: la difesa della famiglia, oggi più che mai, non riguarda soltanto i cristiani. Ci sono mille motivi per tutelare la famiglia tradizionale che prescindono dalla fede, e che toccano tutti: atei, pagani, zoroastriani e agnostici. Non è vero che la famiglia tradizionale oggi è a rischio perché emergono presunti «nuovi diritti». La famiglia non è in crisi perché «i tempi cambiano». È il contrario: i «nuovi diritti» emergono nel quadro di un attacco complessivo alla famiglia come istituzione, un assalto che va molto oltre le istanze arcobaleno. Lo aveva capito perfettamente Gilbert Keith Chesterton quando scriveva: «Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che distrusse la famiglia nel mondo moderno, fu il capitalismo». E ancora: «È il capitalismo che ha portato le tensioni morali e la competizione affaristica tra i sessi, che ha sostituito all'influenza del genitore l'influenza del Datore di lavoro; che ha fatto sì che gli uomini abbandonassero le loro case per cercare lavoro; che li ha costretti a vivere vicino alle loro fabbriche o alle loro ditte invece che vicino alle loro famiglie; e soprattutto che ha incoraggiato per ragioni commerciali, una valanga di pubblicità e di mode appariscenti che per loro natura uccidono tutto ciò che erano la dignità e il pudore dei nostri padri e delle nostre madri». Per la precisione, è il capitalismo selvaggio chiamato neoliberismo ad assaltare la famiglia. A che scopo? Proviamo a spiegarlo. La famiglia è l'ultimo baluardo contro un sistema che mercifica qualunque aspetto della vita umana. La famiglia è il luogo del dono e della gratuità, dove i rapporti fra esseri umani non sono regolamentati da contratti commerciali e non si basano sull'interesse. Il moloch neoliberista tenta di sostituire tali dinamiche con relazioni basate sul profitto e sulla perdita, come diceva il poeta T.S. Eliot. Nel mondo neoliberista i figli si comprano o si fabbricano, non sono gratuiti. Gli individui, se stanno insieme, lo fanno per interesse o per potere. La lotta tra i sessi - adeguatamente alimentata dai media - a cui assistiamo negli ultimi anni nasce proprio per mettere maschi e femmine gli uni contro gli altri, tramutando la collaborazione in scontro e sopraffazione. La famiglia è, di questi tempi, il solo argine all'isolamento, al trionfo dell'egoismo e del narcisismo. Tiene le persone unite, mentre il neoliberismo vuole separarle, sradicarle in modo da renderle più controllabili. Da qui l'insistenza sul desiderio sfrenato da soddisfare immediatamente, sull'amore ridotto a impulso, sull'elogio dei rapporti precari e sfilacciati. La precarizzazione dell'esistenza è il fine ultimo della battaglia in corso. Destabilizzare la famiglia significa destabilizzare società e Paesi interi, poiché la famiglia è la base stessa dell'economia. Lo ha spiegato bene Fabrice Hadjadj: «Oikos in greco vuol dire famiglia o, più precisamente, una casa e un gruppo di persone che la abitano, essendo la parentela e la residenza intimamente legata». Distruggere la casa vuol dire distruggere un'intera nazione. Vuol dire rendere la persona singola debole e indifesa, sola in balia delle intemperie. Ecco perché la difesa della famiglia tradizionale - quella che vive di gratuità e non di commercio - riguarda tutti. Anche i divorziati. Anche chi non ha figli. Perché la vita di ciascuno di noi segue direzioni impreviste, ma la famiglia come modello a cui tendere resta fondamentale, è un patrimonio comune, una base solida su cui si appoggia anche chi una famiglia ancora non ce l'ha e, magari, vorrebbe avere la possibilità di costruirla.
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