2022-02-25
Putin bombarda e invade l’Ucraina. Presi gli aeroporti e Chernobyl
Incursioni da Nord, Est e Sud all’alba di ieri mettono in ginocchio 74 infrastrutture. E fanno fuggire i cittadini. Volodymyr Zelensky invita alla resistenza. Ma la Nato chiarisce che non invierà truppe. Ora nel mirino ci sono i gasdotti.L’invasione russa alla fine è arrivata. Era l’alba di ieri, quando Vladimir Putin ha annunciato un’offensiva su vasta scala contro l’Ucraina: truppe di Mosca sono entrate rapidamente nel Paese, effettuando incursioni da Nord, Est e Sud. Una parte dei soldati russi sarebbe in particolare entrata in Ucraina anche dalla Bielorussia, che - alleata di ferro della Russia - ha tuttavia negato di essere attualmente coinvolta nelle operazioni militari, pur dicendosi pronta a un intervento. Le forze di Mosca hanno anche bombardato le principali città portuali dell’Ucraina, vale a dire Mariupol (sul Mare d’Azov) e Odessa (sul Mar Nero). Nel pomeriggio di ieri, i russi hanno assunto il controllo dell’aeroporto di Antonov, che si trova a circa 25 miglia dal centro di Kiev. Proprio dalla Capitale si era verificata già dal mattino una significativa fuga di persone, con lunghissime code di automobili che lasciavano la città. In tutto questo, il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha annunciato il coprifuoco dalle 22 alle 7. Fonti di intelligence occidentale hanno riferito ieri sera che la Capitale sarebbe potuta cadere già nella notte appena trascorsa. Sempre nelle stesse ore, si è verificata una fortissima esplosione che ha interessato una base aerea della città di Melitopol, nel Sudest del Paese. Nel frattempo, un missile russo aveva colpito l’aeroporto di Ivano-Frankivsk, città collocata nella parte occidentale dell’Ucraina e non troppo distante dai confini di Polonia Slovacchia e Ungheria. Esplosioni si sono verificate inoltre a Leopoli, anch’essa abbastanza vicina alla frontiera polacca. Una dura battaglia si è tra l’altro svolta a settentrione, nei pressi di Chernobyl: battaglia che, da quanto emerso ieri sera, si è conclusa a favore dei russi. Al momento, non è chiaro lo stato dei siti di stoccaggio delle scorie nucleari. Il ministero della Difesa di Mosca ha dal canto suo dichiarato di aver distrutto almeno 74 infrastrutture militari ucraine, tra cui 11 aeroporti. Lo stesso ministero ha espresso inoltre ieri sera soddisfazione per come sono state condotte le operazioni belliche. «Tutti i compiti assegnati ai gruppi di truppe delle forze armate della Federazione russa per la giornata sono stati completati con successo», ha detto. L’Ucraina ha invece segnalato un totale di 392 bombardamenti da parte russa. Al momento si contano numerose decine di morti, inclusi civili.Nel discorso in cui annunciava l’attacco ieri mattina, Putin aveva detto che le operazioni belliche fossero mirate esclusivamente a colpire basi e infrastrutture militari, con l’obiettivo di arrivare a un’Ucraina - testuali parole - «demilitarizzata e denazificata». Putin aveva inoltre giustificato il suo intervento, sostenendo di voler fermare il «genocidio» che, secondo lui, si starebbe verificando nel Donbass. Una presa di posizione dura, che complica ulteriormente un eventuale processo diplomatico post bellico. «Non ci è stata lasciata altra opzione per proteggere la Russia e il nostro popolo. […] Le repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto», aveva detto il presidente russo, per poi minacciare chiunque tentasse di ostacolare i suoi obiettivi.Sempre più sotto pressione, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha proclamato la legge marziale e ha pronunciato un accorato discorso. «Ascoltate la voce della ragione. Il popolo ucraino vuole la pace, le autorità ucraine vogliono la pace, la vogliono e stanno facendo tutto il possibile per essa», ha detto. «Non abbiamo bisogno della guerra ma se veniamo attaccati, se qualcuno tenta di portarci via la nostra terra, la nostra libertà, le nostre vite, la vita dei nostri figli, ci difenderemo», ha aggiunto. La Nato, dal canto suo, ha condannato fermamente l’attacco russo, intimando a Mosca di fare un passo indietro. «La Russia», si legge in un comunicato del Consiglio del Nord Atlantico, «pagherà un prezzo economico e politico molto pesante». L’Alleanza ha inoltre fatto sapere di aver tenuto delle consultazioni sulla base dell’articolo 4 del Trattato di Washington, secondo cui «le parti si consulteranno ogni volta che […] l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fossero minacciate». «Non ci sono truppe da combattimento della Nato, né truppe della Nato in Ucraina. Abbiamo chiarito che non abbiamo piani e intenzioni di schierare truppe della Nato in Ucraina», ha comunque sottolineato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. Oltre alla distruzione delle infrastrutture militari, è possibile ritenere che un ulteriore obiettivo a breve termine di Putin sia quello di assicurarsi il pieno controllo dei gasdotti che attraversano l’Ucraina (come il West-Siberian Pipeline): gasdotti da cui dipende una parte consistente dell’approvvigionamento europeo di gas russo. La mossa potrebbe del resto rientrare in una strategia ritorsiva, da parte di Mosca, contro le sanzioni occidentali recentemente imposte al gasdotto Nord Stream 2 (che, ricordiamolo, non era ancora entrato in funzione). Inoltre, è possibile che Putin voglia sottoporre l’Ucraina a un blocco energetico e commerciale, per portarne all’implosione l’attuale governo e sostituirlo con un regime amico. È in tal senso che può essere interpretato l’attacco alle città portuali di Odessa e Mariupol. E sempre in tal senso può essere letta l’eventuale presa di possesso dei gasdotti.
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