2022-09-17
Protezione civile flop nelle Marche. Non si accorge che arriva l’alluvione
Una decina i morti, distrutti altrettanti paesi, danni per centinaia di milioni di euro. La rabbia dei sindaci: «Non è arrivata alcuna allerta». Fabrizio Curcio in difficoltà: «Evento eccezionale». La Procura apre un’inchiesta.Un deserto di fango e d’acqua. Assurdo? Eppure la valle del Misa nelle Marche è davvero un deserto di fango e d’acqua, ma tutto in questa tragedia dove si contano almeno 10 morti (il bilancio potrebbe salire ancora, le ultime due vittime sono un nordafricano trovato ad Ostra sepolto dal fango e un uomo non ancora identificato a Corinaldo) almeno quattro dispersi tra cui due bambini (uno ha 8 anni, Mattia ed è il figlio della farmacista di Barbara Silvia Mereu, sempre a Barbara mancano la 17enne Noemi Bartolucci e sua madre Brunella Chiu, di 56 anni; l'altro figlio Simone, si è salvato attaccandosi ad un ramo di una grossa pianta) 50 feriti, 150 sfollati, è assurdo. Danni per centinaia di milioni: cancellate le vigne, gli ulivi di una delle campagne più belle d’Italia. Hanno detto che per la siccità i campi sono diventati impermeabili favorendo l’alluvione: non è vero. Sono coltivati a girasoli e a mais e le piante sono in piena vigoria. Sono state travolte le zone artigianali, sventrate case, chilometri e chilometri di strade cancellati, una quarantina i ponti a rischio, centri commerciali sommersi dalla melma, centinaia di auto, di camion andati distrutti. A Cantiano il centro storico non esiste più. Ma era già successo dieci anni fa e poi ancora nel 2014, non si è fatto nulla. Come nulla si è fatto per potenziare gli invasi di raccolta delle acque piovane. Della vecchia giunta regionale a guida Pd, nessuno fiata. Il presidente attuale della Regione Marche Francesco Acquaroli (Fdl) ha proclamato due giorni di lutto - scuole chiese in tutto il territorio interessato -, conta i danni, ha mobilitato i vigili del fuoco e il personale della Regione che hanno fatto oltre 3.000 interventi, con l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini che ha allertato tutti i pronto soccorso. L’emergenza è stata gestita, ma non doveva esserci. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella prova «angoscia per i nostri concittadini». S’è fatto vivo il «Generale Cordoglio»: ha la faccia contrita di Fabrizio Curcio il capo della Protezione civile che interviene a tragedia consumata a spiegare che «avremo un inverno difficile». Aggiunge: «Ci sono stati momenti di terrore, con quantitativi di acqua veramente straordinari. È piovuto in qualche ora un terzo di quello che normalmente piove in queste zone in un anno. È stato un quantitativo di acqua che si è riversato sui territori in maniera repentina, portando scompiglio e morte». Quando si dice la fatalità, ma ad ogni ora del giorno ci sono le previsioni del tempo. Chissà se Curcio le guarda. Ma un colpevole c’è: è il cambiamento climatico. Lo ha detto anche Mario Draghi uscendo da palazzo Chigi: ha proclamato lo stato d’emergenza per le Marche. Gli esperti si sono affrettati a spiegare che si è trattato di un temporale autorigenerante: colpa delle masse d’aria che si scontrano in una sorta di pingpong. Forse bastava dire ai sindaci di Ostra, di Sassoferrato, di Barbara, di Trecastelli, di Senigallia, di Serra de’ Conti, di Arcevia in provincia di Ancona, di Cantiano in quella di Pesaro che stava arrivando un cataclisma. Gli hanno mandato un avviso: allerta gialla e limitato alla montagna. Il primo cittadino di Senigallia Massimo Olivetti è furioso: «Io ho parlato con gente dell’entroterra che mi ha avvertito che pioveva troppo, ho diramato un’allerta per conto mio». Quello di Sassoferrato Maurizio Graci aggiunge: «Non avevamo avuto nessun avviso particolare, solo vento e pioggia dalla protezione civile». Fabrizio Curcio ha aspettato Mario Draghi per fare nel pomeriggio - il presidente del Consiglio è andato a Ostra, uno dei paesi più colpiti - un giro in auto col codazzo delle truppe del «Generale Cordoglio» nelle paludi in cui si sono trasformati i borghi dove la gente ha cominciato a scavare, a pulire, a darsi da fare. Ma i morti pesano, pesano soprattutto quei due bambini. Lui, il maschietto otto anni strappato dalle braccia della mamma a Castellone di Suasa. Erano in macchina cercando di fuggire dall’onda di piena. La mamma l’hanno ritrovata a un chilometro dall’auto, aggrappata a un albero, il bimbo è sparito. Mario Draghi va oltre: il cordoglio da generale diventa profondo. Trattandosi di un’alluvione, forse non è l’aggettivo più appropriato. È un tragico deja vu: anche col terremoto andò così. Ad aspettare, l’Appenino si spopola, i boschi non sono puliti, i contadini si sono rotti di promesse e lasciano incolti i campi, ingombri i fossi. A Senigallia la città è finita sott’acqua perché i tronchi hanno ostruito le campate dei ponti. I bollettini di palazzo, mentre la gente scava in una melma grigia e fredda alla ricerca di brandelli di un’esistenza annegata, dicono che il governo ha stanziato un intervento immediato di 5 milioni. Sarebbe da ridere e invece fa piangere. Una notizia la danno poco volentieri: la Procura di Ancona ha aperto un’inchiesta. Il procuratore aggiunto Valentina d’Agostino formula un capo d’imputazione che non dovrebbe lasciare tranquillissimi gli uomini del mancato allarme: inondazione e omicidio colposo. Per ora si procede contro ignoti. Di sicuro è chiaro il movente. Per tutto il giorno si sono sforzati di dire che la calamità naturale è colpa del cambiamento climatico. Peccato che nel 2012 Osimo era andata sott’acqua e fu cancellata tutta la zona industriale, così Fabriano e poi ancora nel 2014 quando Senigallia era stata allagata dal Misa e c’erano stati quattro morti. Gli argini sono come allora, le vasche di espansione non si sono mai fatte. Ma è una fatalità. Non ci credono i geologi che dicono che non sono stati fatti interventi. Non ci crede soprattutto Andrea Dignani che da anni studia il Misa e sostiene che proprio la conformazione del fiume favorisce questi eventi che, di per sé, non sono eccezionali. In questi anni, spiega al Resto del Carlino, «non sono stati gestiti i fossi e agli affluenti del Misa». Nonostante le previsioni del tempo dicano che oggi dovrebbe andare meglio, stavolta la Protezione civile delle Marche ha diramato l’allerta meteo su tutta la Regione. Per evitare che si ripeta la lunga notte di ieri. Ha cominciato a piovere verso le 17 poi sempre più forte fino all’una di notte. Il primo epicentro a Pianello di Ostra dove ci sono stati quattro morti: Giuseppe e Andrea Tisba, padre e figlio di 65 e 25 anni, Diego Chiappetti di 52 anni e l’ultraottantenne Fernando Olivi. La gente in queste ore si è ritrovata in chiesa per pregare. Qui restano devoti alla Madonna di Loreto, a Greta Thunberg protettrice dell’ambiente non ci crede nessuno.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)