C'è un limite anche all'autolesionismo. Nonostante i ripetuti appelli del Professore, di qualche capobastone Pd e dei sindacati, la gente non ne ha voluto sapere di esporre ai balconi la bandiera dell'Europa. È impossibile entusiasmarsi per questa Unione.No, grazie: la bandiera d'Europa no. Preferisco vivere. Vedere Romano Prodi che la sventola mi ha definitivamente convinto che trattasi di iniziativa demenziale e un po' masochista: per un cittadino italiano esporre il vessillo azzurro con stelle gialle, simbolo del potere di Bruxelles, è un po' come per Pinocchio esporre il ventre della balena o come per Pollicino esporre gli stivali dell'Orco che lo vuol mangiare. La sindrome di Stoccolma, si capisce, è difficile da guarire. Ma c'è un limite anche all'autolesionismo. Non è un caso che le strade delle nostre città, ieri, inspiegabilmente non traboccassero di azzurro europeo. Nonostante i ripetuti appelli del Professore, nonostante l'esempio dei leader Pd, sempre così in sintonia con i sentimenti popolari, incredibilmente i cittadini italiani hanno deciso di fare di testa loro. E così sui loro balconi hanno continuato a esporre di tutto: frutta, verdura, gerani, sciarpe di varie squadre di calcio, lenzuola, mutande, asciugamani, biancheria varia, biciclette, motorini, vernici, spray, scale, scalette, cestini, cestoni, immondizia di qualsiasi genere. Ma bandiere dell'Europa no. Quelle proprio non si sono viste. Ma nemmeno a volerle pagare. Niente. Nemmeno per sbaglio. Nemmeno per un lavaggio andato a male, sapete quello che i calzini vi vengono del colore che non t'aspetti? Ecco, niente. Neppure un calzino azzurro Europa si è visto ieri dalle finestre d'Italia.E dire che il povero Prodi ce l'aveva messa tutta a spiegare la sua brillante iniziativa. «Così comincia la nostra primavera», aveva proclamato a interviste unificate. Da notare il brillantissimo riferimento meteo-politico: il 21 marzo inizia infatti la primavera ed è pure la festa del patrono dell'Europa. Non è un'occasione entusiasmante? San Benedetto, l'Europa sotto il tetto. Oppure l'Europa gonfia il petto. Oppure guai a chi sta a letto. «L'Italia si sta risvegliando», proclama infatti il Professore, spiegando che quel simbolo «rappresenta una garanzia per il domani dei nostri figli». E che, quindi, non potremo mai più vivere senza. Più che una previsione, una minaccia. Per carità: a parole è tutto bellissimo. Prodi, per dire, ci teneva un sacco che quella di ieri non fosse solo «una manifestazione di parte». E spiegava che la bandiera azzurra «è la partecipazione a un'idea di futuro che ci riguarda tutti». Bello no? Il problema è che si dimenticato di avvertire «tutti». E così «l'idea di futuro» si è fermata, al massimo, nella stanza di qualche dirigente Pd. Si sono affrettati a mostrarsi orgogliosamente avviluppati nella bandiera azzurra il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, quello di Bergamo, Giorgio Gori, l'ex ministro Cecile Kyenge (europeismo d'importazione), Pina Picierno (avessi detto), l'ex ministro Valeria Fedeli (non essendo richiesta la laurea) e il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Quest'ultimo ha anche fatto distribuzione di vessilli nelle scuole, dove finalmente la bandiera europea ha suscitato un po' d'entusiasmo. Ma giusto il tempo necessario per saltare l'ora di matematica con annessa interrogazione. Per il resto, però, poco o nulla. Nonostante le diffusioni forzate, i banchetti, gli omaggi, gli slanci organizzativi, le foto sui social, il coinvolgimento di Cgil, Cisl e Uil (altri campioni nell'interpretare il sentimento popolare), nonostante tutto questo (o forse proprio per questo), gli italiani non ne hanno voluto sapere di entusiasmarsi per l'Europa. Razza di ingrati. Nemmeno capaci di dare una soddisfazione a lui, Romano Prodi, che pure, per portarli dentro questa meravigliosa Unione, non aveva esitato a far loro pagare l'eurotassa. Lui che aveva avuto quella brillante idea di fissare il cambio euro/lira alla geniale quota di 1936,27. Lui che poi ha voluto l'allargamento dell'Ue a 27 (altro colpo di genio). Lui che assicurava: «L'euro creerà un forte spirito di identità europea» e «sarà un problema solo per chi resterà fuori». Lui che, - raccontava un estasiato Gad Lerner, «aveva gli occhi che luccicavano mentre ci consegnava la nostra vittoria». Com'è possibile che ora gli italiani non gli riconoscano tutto questo? Com'è possibile che non gli riconoscano la «nostra vittoria»? E non mettano una bandierina azzurra alla finestra, non foss'altro che per compiacerlo? Chissà. Potrebbe essere per il fatto che anche agli italiani luccicano gli occhi. Ma non è per la commozione. O, al massimo, è per la commozione celebrale, cioè per il dolore alla testa che è venuto dopo le numerose botte in testa ricevute da Bruxelles, passando da un taglio delle pensioni a una batosta sulla casa, da una manovra Monti a una legge Fornero, fino ad arrivare due giorni fa a scoprire che l'Unione europea ha totalmente sulla coscienza anche i risparmiatori italiani: le nostre banche che hanno fatto crac, infatti, potevano essere salvate dai fondi nazionali, ma purtroppo Bruxelles bloccò gli aiuti. In modo illegittimo, come ha stabilito la medesima Corte di giustizia europea, con il trascurabile ritardo di quattro anni. Periodo di tempo nel quale ci sono stati morti, suicidi, strazi, famiglie distrutte: questa tragedia si poteva evitare se l'Europa non si fosse messa di mezzo, abusando del suo potere. E allora che aspettate a esporre la vostra bandierina azzurra alla finestra per ringraziarla anche di questa meraviglia? Che aspettate a dare una soddisfazione al professor Prodi? Scusate solo se non vi seguo. Ma l'ho detto fin dall'inizio: preferisco vivere. Magari col tricolore.
Antonio Scurati (Ansa)
Eccoli lì, tutti i «veri sapienti» progressisti che si riuniscono per chiedere all’Aie di bandire l’editore «Passaggio al bosco» dalla manifestazione «Più libri più liberi».
Sono tutti lì belli schierati in fila per la battaglia finale. L’ultima grande lotta in difesa del pensiero unico e dell’omologazione culturale: dovessero perderla, per la sinistra culturale sarebbe uno smacco difficilmente recuperabile. E dunque eccoli, uniti per chiedere alla Associazione italiana editori di cacciare il piccolo editore destrorso Passaggio al bosco dalla manifestazione letteraria Più libri più liberi. Motivo? Tale editore sarebbe neofascista, apologeta delle più turpi nefandezze novecentesche e via dicendo. In un appello rivolto all’Aie, 80 autori manifestano sdegno e irritazione. Si chiedono come sia possibile che Passaggio al bosco abbia trovato spazio nella fiera della piccola editoria, impugnano addirittura il regolamento che le case editrici devono accettare per la partecipazione: «Non c’è forse una norma - l’Articolo 24, osservanza di leggi e regolamenti - che impegna chiaramente gli espositori a aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione italiana, nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana? Poniamo quindi queste domande e preoccupazioni all’attenzione dell’Associazione italiana editori per aprire una riflessione sull’opportunità della presenza di tali contenuti in una fiera che dovrebbe promuovere cultura e valori democratici». Memorabile: invocano la libertà di pensiero per chiedere la censura.
Olivier Marleix (Ansa)
Pubblicato post mortem il saggio dell’esponente di spicco dei Républicains, trovato impiccato il 7 luglio scorso «Il presidente è un servitore del capitalismo illiberale. Ha fatto perdere credibilità alla Francia nel mondo».
Gli ingredienti per la spy story ci sono tutti. Anzi, visto che siamo in Francia, l’ambientazione è più quella di un noir vecchio stile. I fatti sono questi: un politico di lungo corso, che conosce bene i segreti del potere, scrive un libro contro il capo dello Stato. Quando è ormai nella fase dell’ultima revisione di bozze viene tuttavia trovato misteriosamente impiccato. Il volume esce comunque, postumo, e la data di pubblicazione finisce per coincidere con il decimo anniversario del più sanguinario attentato della storia francese, quasi fosse un messaggio in codice per qualcuno.
Roberto Gualtieri (Ansa)
Gualtieri avvia l’«accoglienza diffusa», ma i soldi andranno solo alla Ong.
Aiutiamoli a casa loro. Il problema è che loro, in questo caso, sono i cittadini romani. Ai quali toccherà di pagare vitto e alloggio ai migranti in duplice forma: volontariamente, cioè letteralmente ospitandoli e mantenendoli nella propria abitazione oppure involontariamente per decisione del Comune che ha stanziato 400.000 euro di soldi pubblici per l’accoglienza. Tempo fa La Verità aveva dato notizia del bando comunale con cui è stato istituito un servizio di accoglienza che sarà attivo dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028. E ora sono arrivati i risultati. «A conclusione della procedura negoziata di affidamento del servizio di accoglienza in famiglia in favore di persone migranti singole e/o nuclei familiari o monogenitoriali, in possesso di regolare permesso di soggiorno, nonché neomaggiorenni in carico ai servizi sociali», si legge sul sito del Comune, «il dipartimento Politiche sociali e Salute comunica l’aggiudicazione del servizio. L’affidamento, relativo alla procedura è stato aggiudicato all’operatore economico Refugees Welcome Italia Ets».
2025-12-03
Pronto soccorso in affanno: la Simeu avverte il rischio di una crisi strutturale nel 2026
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iStock
Secondo l’indagine della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza, dal 2026 quasi sette pronto soccorso su dieci avranno organici medici sotto il fabbisogno. Tra contratti in scadenza, scarso turnover e condizioni di lavoro critiche, il sistema di emergenza-urgenza rischia una crisi profonda.
Il sistema di emergenza-urgenza italiano sta per affrontare una delle sue prove più dure: per molti pronto soccorso l’inizio del 2026 potrebbe segnare una crisi strutturale del personale medico. A metterne in evidenza la gravità è Alessandro Riccardi, presidente della Simeu - Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza - al termine di un’indagine che fotografa uno scenario inquietante.





