2021-05-18
Privacy dei dipendenti e sanzioni. Le incognite dei vaccini in azienda
Francesco Paolo Figliuolo vuole spingere da giugno, il Veneto ha già iniziato, ma il Garante fissa paletti precisi: il datore non può chiedere ai lavoratori né ai medici informazioni sull'inoculazione. Cosa succede, però, se chi rifiuta si ammala?Vaccini in azienda e richiami in vacanza. Sono questi i due temi caldi su cui la struttura commissariale si sta confrontando con le regioni mentre alcune di queste hanno già fatti partire la corsa alle prenotazioni per gli under 50 senza avere ancora completato le somministrazioni alle categorie precedenti nella lista. Il commissario Francesco Paolo Figliuolo punta a far partire le inoculazioni nei luoghi di lavoro dal prossimo mese dando una sorta di via libera parallelo e multiplo su tutte le classi di età e aprire altri hub nelle aziende. Lavoratori dei supermercati, ma anche quelli impegnati nel settore dei trasporti, della logistica e del turismo sono alcune delle categorie prioritarie. Ma oltre alle liste, ad animare il dibattito in queste ore è il tema della privacy. Il Garante ha adottato un documento di indirizzo sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro, per fornire indicazioni generali sul trattamento dei dati personali, in attesa di un definitivo assetto regolatorio. La realizzazione dei piani vaccinali per l'attivazione di punti straordinari di vaccinazione, prevista dal Protocollo nazionale del 6 aprile 2021, costituisce un'iniziativa di sanità pubblica, per cui la responsabilità generale e la supervisione dell'intero processo rimangono in capo al Servizio sanitario regionale e dovrà essere attuata nel rispetto della disciplina sulla protezione dei dati. Anche per la vaccinazione sul luogo di lavoro dovrà essere assicurato il rispetto del tradizionale riparto di competenze tra il medico competente e il datore di lavoro. Nel documento di indirizzo il Garante precisa inoltre che le principali attività di trattamento dati - dalla raccolta delle adesioni, alla somministrazione, alla registrazione nei sistemi regionali dell'avvenuta vaccinazione - devono essere effettuate dal medico competente o da altro personale sanitario appositamente individuato. Nel quadro delle norme a tutela della dignità e della libertà degli interessati sui luoghi di lavoro, infatti, non è consentito al datore di lavoro raccogliere direttamente dai dipendenti, dal medico compente, o da altri professionisti sanitari o strutture sanitarie, informazioni relative all'intenzione del lavoratore di aderire alla campagna o alla avvenuta somministrazione (o meno) del vaccino e ad altri dati relativi alle sue condizioni di salute. Il consenso del lavoratore - sottolinea il Garante - non può costituire in questi casi un valido presupposto per trattare i dati sulla vaccinazione così come non è consentito far derivare alcuna conseguenza, né positiva né negativa, dall'adesione o meno alla campagna vaccinale. Molti imprenditori intanto si chiedono già cosa succede se un dipendente non si vaccina e poi si ammala: la responsabilità ricadrà sul datore di lavoro? Restano da sciogliere anche altri nodi: per le grandi imprese sarà più facile organizzarsi e sostenere i costi dell'immunizzazione dei dipendenti ma per quelle più piccole la sfida diventa più complicata. Di certo, sarebbe più facile inoculare un monodose come Johnson&Johnson piuttosto che un vaccino come Pfizer o Astrazeneca che richiedono tempi lunghi per i richiami e una doppia organizzazione (con le relative spese). Intanto qualcuno si è già attrezzato: «Sono partite le vaccinazioni aziendali, per classi di età, non per azienda. Mi sono arrivate ad esempio le foto dei vaccini alla Aermec e alla Riello a Verona. Hanno già 4mila prenotati», ha annunciato ieri il presidente del Veneto, Luca Zaia. Resta caldo l'altro tema della campagna, ovvero la gestione dei richiami in vacanza e sulle vaccinazioni ai turisti. Alcuni governatori restano perplessi: «Stiamo valutando l'ipotesi ma vedo molto difficile per chi va una o due settimane in ferie in un luogo fare il vaccino lì. Se si parla di 10 milioni di persone, la vedo difficile e organizzativamente impossibile per una località che ha milioni di arrivi in poco tempo», ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. È intanto allo studio un possibile nuovo schema dei parametri di validità del Green Pass per chi ha fatto il vaccino. Due, in particolare, i parametri suscettibili di modifiche: la scadenza del pass che potrebbe essere prolungata da 6 a 9 mesi, e la valutazione di ottenere il pass già con una prima dose. Nel frattempo, l'Ema ha esteso il periodo di conservazione approvato della fiala scongelata e non aperta del vaccino Pfizer/BioNtech a 2-8 ° C (cioè in un normale frigorifero) da cinque giorni a un mese (31 giorni). Sempre ieri, infine, il laboratorio farmaceutico francese Sanofi ha pubblicato risultati positivi di un test clinico sul suo vaccino sviluppato insieme con il gruppo britannico GSK, dopo aver accusato mesi di ritardo per i risultati non positivi di un precedente test. Uno studio di fase 3, l'ultima sperimentazione sull'uomo prima della potenziale autorizzazione dovrebbe cominciare nelle prossime settimane. Sanofi punta a un'approvazione nel quarto trimestre del 2021.