2022-01-29
Più di 54.000 sanitari contagiati anche se han fatto tutti la terza dose
Il report dell’Istituto superiore di sanità registra il continuo aumento dei casi proprio nella categoria più vaccinata in assoluto. Sciopero degli infermieri: «Niente indennità in manovra nonostante i doppi turni».Nonostante la terza dose ricevuta tra le categorie prioritarie, nonostante l’altissima copertura e nonostante soprattutto l’obbligo vaccinale imposto agli operatori (pena la sospensione dal servizio), non si arresta la crescita di contagi tra medici, infermieri e altri lavoratori della sanità. È quanto emerge dai Dati della Sorveglianza integrata Covid-19 in Italia, a cura dell’Istituto superiore di sanità, aggiornati al 26 gennaio. Negli ultimi 30 giorni sono stati 54.005 a fronte di 3.982.099 casi complessivi di infezione da Sars-Cov-2 registrati in Italia. I dati aggiornati al 20 gennaio riportavano 3.412.930 casi nella popolazione italiana nei 30 giorni precedenti e, di questi, 47.607 tra gli operatori sanitari. Quelli del 13 gennaio riportavano 2.432.925 casi nel Paese, di cui 34.446 tra lavoratori della sanità. La notizia dell’aumento dei contagi tra gli operatori sanitari arriva proprio nel giorno in cui gli infermieri hanno incrociato le braccia per 24 ore «contro le mancate scelte del governo». Lo sciopero nazionale è stato proclamato dal sindacato Nursind per «la mancata erogazione dell’indennità di specificità in manovra, una professione usurante, ma non riconosciuta come tale, una carenza di organico che costringe la categoria a fare i salti mortali, tra turni doppi, riposi saltati e ferie non godute. Manifestazioni e sit in si sono tenuti da Nord a Sud Italia, in tutti i capoluoghi di regione. Anche a Milano: attualmente oltre il 50% degli infermieri lombardi è impegnato in reparti Covid». E poi ci sono quelli impiegati nei centri tamponi e nei centri vaccinali, che «come nel caso dell’hub alla Fiera di Milano vengono spostati dai loro ospedali, anche fuori dalla provincia, per essere impiegati nel grande ospedale Covid della Fiera. Un lavoro non certo semplice, soprattutto nelle terapie intensive dove il rapporto è di un infermiere per due pazienti». Come ha scritto ieri La Verità, però, anche alcuni dei non vaccinati che si sono contagiati ma sono guariti e dunque sono entrati in possesso del super green pass (valido sei mesi) non possono rientrare al lavoro. Ogni categoria agisce per conto proprio, con differenze notevoli di orientamento fra Regione e Regione. In Trentino Alto Adige oltre 1.200 dipendenti, tra ospedali e Rsa, sono attualmente sospesi dal servizio perché non sono vaccinati. Un numero rilevante vorrebbe ora rientrare in servizio perché nel frattempo si è infettato ed è guarito, ma in provincia di Bolzano le porte per loro restano chiuse. La Provincia autonoma ha infatti optato per la linea dura: il no vax guarito non può tornare in servizio. A poca distanza, tuttavia, si comportano in maniera diversa: in Trentino i guariti possono invece rientrare. Stessa scelta nella provincia di Milano: gli iscritti all’Ordine dei medici lombardo, qualora si contagino, non devono fare altro che comunicare il risultato del test positivo, e una volta guariti vengono riammessi in servizio, anche se saranno comunque tenuti a vaccinarsi allo scadere dei sei mesi di validità del green pass da guarigione. Il problema sta a monte: la piattaforma del governo che fornisce informazioni sull’obbligo vaccinale e il super green pass «non presenta la voce “guarito”, quindi i sanitari che non hanno effettuato la terza dose perché sono stati positivi potrebbero ricevere il sollecito da parte dell’Ordine ad adempiere all’obbligo vaccinale». Nell’ultima settimana la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha già inviato varie comunicazioni con tonalità diverse. Sulle prime, la Fnomceo aveva fatto capire che i dottori non vaccinati guariti sarebbero potuti tornare al loro posto. Ma il 25 gennaio il presidente, Filippo Anelli, ha inviato una circolare di segno opposto specificando che al sanitario già sospeso «potrà essere cancellata la sospensione solo quando fornisca dimostrazione di aver concluso almeno il primo ciclo vaccinale non essendo sufficiente il certificato di differimento del medico di medicina generale». Il decreto del governo tradotto in legge nei giorni scorsi non è chiaro sulla sorte dei «no vax guariti» e ora si attendono indicazioni più specifiche da parte del ministero. Nel frattempo, però, ci sono professionisti perfettamente sani che non possono lavorare mentre nei reparti e negli ambulatori dove il personale manca. Tra chi invece è operativo, ed è vaccinato con tanto di booster, aumentano i contagi. Non vanno infine dimenticati gli operatori guariti dal coronavirus e in attesa di green pass da guarigione. Quella pandemia burocratica che drena ulteriormente l’organico negli ospedali.