2022-04-06
Pillole anti Covid al palo tra lungaggini mediche e lotte interne al ministero
I trattamenti Pfizer e Merck, costati oltre 400 milioni, son poco usati. Colpa della trafila per riceverli e delle guerre al dicastero per la distribuzione delle risorse del Pnrr.Una valutazione dell’Ema e dell’Ecdc sulla somministrazione di una quarta dose (o secondo richiamo, come viene chiamato a Bruxelles) dei vaccini anti-Covid è attesa in questi giorni, probabilmente già domani. Non si tratterà di una vera e propria raccomandazione valida per tutta l’Ue, ma di un parere scientifico sulla questione del secondo richiamo, basato sui dati disponibili, con le condizioni alle quali potrebbe essere o meno raccomandato. La richiesta del parere era arrivata soprattutto da Italia e Germania durante il Consiglio salute della settimana scorsa. Nel frattempo, in Inghilterra sono stati individuati circa 700 casi della nuova variante Xe. Che, in realtà, è una sottovariante, ovvero un’ulteriore evoluzione della Omicron. In Cina, intanto, è fallita la strategia di lockdown-lampo (in due fasi da quattro giorni l’una, durante le quali si sarebbero dovuti individuare e isolare tutti i contagiati, sintomatici e non) per fermare i contagi delle megalopoli. Un copione già visto nella tarda primavera dell’anno scorso e l’ennesima dimostrazione che il «Covid zero» non esiste. Complice lo scudo dei vaccini, il virus è sempre meno letale, anche se aumenta la contagiosità. Se stiamo davvero andando verso una situazione di tipo endemico, possiamo cominciare a pensare di combattere il Covid come l’influenza che c’è anche durante l’anno e poi ha i noti picchi stagionali. La strategia potrebbe essere duplice: per i soggetti più fragili come gli immunocompromessi, ma parliamo al massimo del 15% della popolazione (è calcolata il 20% per la normale influenza), si può procedere con la quarta dose. Per gli altri, l’approccio allo sviluppo dei vaccini sta cominciando a cambiare. L’Fda americana sta valutando di mettere in campo un processo di aggiornamento del vaccino simile a quello usato per gli antinfluenzali. Ovvero si sceglie il ceppo da utilizzare in base alle varianti che circolano maggiormente. La più grande preoccupazione degli esperti riguarda però l’accettabilità di continui booster di fronte a nuove varianti che sono spesso più infettive, trasmissibili e distinte dai precedenti ceppi virali. Ecco perché il secondo strumento per combattere il virus sono i cosiddetti treatment. Ovvero le pillole antivirali già autorizzate anche dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco: quella prodotta dal colosso mondiale del pharma Merck, che riduce del 30% il rischio di ricovero in ospedale, e quella di Pfizer che in fase di sperimentazione ha dimostrato di ridurre il tasso di ospedalizzazione di quasi il 90 per cento. In Italia, sul primo fronte - quello della quarta dose - siano in attesa delle decisioni dell’Ema, mentre sull’utilizzo delle pillole siamo nuovamente diventati prigionieri delle politiche ministeriali. Anzi intraministeriali, perchè la non volontà di liberare le pillole che sono state comprate sembra dipendere da una guerra interna al ministero della Salute, anche sull’utilizzo dei fondi tra chi segue la medicina territoriale e le parti ospedaliere e, nel caso di quelli del Pnrr, tra chi vuole rafforzare la rete dei medici di base e chi invece costruire una rete capillare di mini-ospedali sul territorio. In una parola: burocrazia. Il risultato? Il governo, attraverso la struttura commissariale guidata in quel momento dal generale Francesco Figliuolo, ha opzionato per il 2022 circa 600.000 cicli di trattamento di Paxlovid (la pillola Pfizer). Il prezzo di ciascun ciclo di trattamento negli Usa, che ne hanno acquistati 10 milioni, è di 530 dollari. In Italia, secondo indiscrezioni, il governo avrebbe pagato la pillola di Pfizer circa 660 euro a ciclo di trattamento, per una spesa totale di 400 milioni di euro. Il problema sono le somministrazioni. Secondo l’ultimo report dell’Aifa, nella settimana dal 17 al 23 marzo su un totale di 495.782 positivi sono stati prescritti 1.208 farmaci. La settimana precedente erano 920. Quanto al Molnupiravir di Merck, per quest’anno sono stati opzionati oltre 500.000 cicli a un prezzo di circa 610 euro a trattamento, per una spesa complessiva superiore ai 30 milioni. Sempre nella settimana dal 17 al 23 marzo risultano all’Aifa 2.081 prescrizioni (rispetto alle 1.335 della settimana precedente). Le cifre sono in aumento ma la diffusione delle pillole è ancora scarsa. Colpa anche della trafila per ricevere la pillola: una volta fatta l’anamnesi, il medico di famiglia deve inviare i moduli necessari per la richiesta e una volta ricevuta l’autorizzazione può ritirare il farmaco che viene custodito nelle farmacie ospedaliere. La pillola antivirale va inoltre utilizzata entro i primi tre giorni o comunque non oltre i cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi e non è comunque indicata per tutti, ma solo per quei pazienti a rischio di sviluppare forme gravi di Covid. Bisogna quindi tenere conto della tempistica del tampone per accertare la positività, poi quella del medico di famiglia che deve verificare il decorso dei sintomi. Con un ulteriore passaggio che passa prima dal medico specialista per la prescrizione e poi alla farmacia ospedaliera, non a quella più capillare delle farmacie territoriali. Non solo. In una recente intervista, l’ex direttore dell’Ema, Guido Rasi, ha sottolineato che «abbiamo avuto i due mesi dell’approvazione del farmaco per poter organizzare il tutto. Si potevano formare i medici di famiglia, indicare loro in maniera precisa qual era la tipologia di pazienti a cui prescriverlo, quali le modalità d’uso e le controindicazioni. Non si capisce quale sia stato l’impedimento».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)