
La manifestazione di domani a Roma eccita Avs e M5s, ma manda a farfalle i dem. Il partito non partecipa, però i cani sciolti abbondano. Schlein fugge ad Amsterdam.Finché la piazza va, lasciala andare: la manifestazione di domani a Roma dal titolo «Stop rearm Europe - No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo», spacca di nuovo il campo largo e manco a dirlo il Pd, alle prese con la solita diatriba tra sinistra e cosiddetti riformisti, che non si sa quale riforma abbiano mai fatto. La manifestazione è organizzata da Arci, Ferma il riarmo (Sbilanciamoci, Rete italiana pace e disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia: aderiscono con prevedibile entusiasmo M5s e Avs, stanno alla larga Italia viva e Azione, mentre tra i dem si consuma la solita spaccatura: c’è chi va, ma a titolo personale, chi non va e lo dice convintamente, chi forse va ma non lo dice, chi si troverà a passare da quelle parti e magari farà un salutino. Il segretario, Elly Schlein, sarà ad Amsterdam per una riunione di Verdi e Socialisti europei. Il deputato Arturo Scotto ci sarà: «Sarò in piazza», scrive Scotto, «per dire no al piano di riarmo di Ursula e per dire basta alla strage di innocenti a Gaza. Come ha detto la leader Schlein, la strada dev’essere quella di una difesa comune tra i Paesi europei». Presente pure l’europarlamentare Marco Tarquinio: «Non stiamo ad accapigliarci sulle parole», argomenta Tarquinio all’Agi, «genocidio e tutte le altre. Quello che accade è un assassinio di massa organizzato e pianificato. Lo chiamino come vogliono, ma è un fatto siamo davanti al culmine di una lunga pulizia etnica per costringere gli arabi palestinesi a lasciare la loro terra. Il dibattito interno al centrosinistra? È segno di un processo di cambiamento, che anche nel Pd, per l’impulso dato dalla Schlein, è reale e vero. Certo, ci si deve chiedere se questo processo sia troppo lento rispetto ai vorticosi cambiamenti a livello geopolitico». Una bella legnata ai partecipanti arriva dal senatore Graziano Delrio: «Ho tanti amici che andranno in piazza», dice Delrio al Foglio, «ovvio che nessuno sia a favore della guerra. Però la piattaforma della manifestazione rischia di essere contro la Nato e di riportarci a 30-40 anni fa». Non ci sarà, a dispetto delle previsioni, il padre nobile del Pd Pier Luigi Bersani: «Del piano di riarmo europeo penso, e l’ho sempre detto», scrive sui social, «che così concepito sarebbe del tutto inutile se non a peggiorare la frammentazione. Detto questo non partecipo a iniziative o manifestazioni che non raggiungano una piattaforma unitaria. Bastava chiedere». Non perde l’occasione per menare fendenti la leader dell’opposizione interna del Pd, Pina Picierno, che critica anche le adesioni a titolo personale: «Provocano un cortocircuito», attacca la vicepresidente dell’Europarlamento, «destinato a minare la nostra credibilità e a isolarci. Non sottovaluto né le ragioni delle piazze né le ragioni delle alleanze elettorali, ma mettere in discussione adesso il piano Von der Leyen è surreale e a poco valgono le cento sfumature di adesione: non si sta la mattina nelle istituzioni e il pomeriggio nelle piazze a contraddire il lavoro fatto». Ipercritico il senatore Filippo Sensi: «Colgo positivamente», dice Sensi, a quanto riporta l’Agi, «il fatto che il Nazareno non aderisca. Chi vuole, può partecipare. E ci mancherebbe. Alcuni del Pd andranno per una scelta personalissima, ma mi pare importante che il Pd in quanto partito non ci sia perché quella su cui si sfila non può essere la piattaforma dentro la quale sta il Pd. Manifestare contro la Nato mentre la Russia aggredisce un Paese sovrano e l’Europa stessa non è giusto, non è saggio, non è accettabile». Dietro la lavagna dei non-giusti, non-saggi e non-accettabili di Sensi, finiscono però i due principali alleati del Pd, M5s e Avs, per non parlare della Cgil e pure di Magistratura democratica, corrente di sinistra della magistratura che ha annunciato l’adesione. Sulla politica estera, così come è stato per i referendum, quindi, va in frantumi il campo largo e pure il Pd. Direte: le differenze ci sono anche nel centrodestra. Vero, però lì c’è un partito-guida granitico e una leader che decide, mentre nella metà sinistra del terreno di gioco ognuno fa quello che gli pare. E su questo fronte è ancora la Picierno a tirare sassate terrificanti contro Giuseppe Conte, che ha rivolto un appello ai leader progressisti per riunirsi all’Aja nei giorni del vertice Nato: «Siamo nel mezzo», dice la Picierno all’Agi, «di un fiume in piena di irresponsabilità e populismo d’accatto. Quando i partiti scimmiottano i centri sociali prendono in giro la politica quanto gli stessi centri sociali. Il presidente Conte ha riconosciuto che siamo di fronte a un bivio storico, a un’urgenza che impone di scegliere da che parte stare. E ha ragione. Noi stiamo con decisione con l’Europa e con le democrazie liberali», aggiunge la Picierno a La Presse, «purtroppo lui sceglie come sempre la parte avversa. Suggerisco una riflessione sul luogo del meeting: Mosca potrebbe essere più appropriata, sono certa che sarebbero accolti con gratitudine».
Matteo Renzi (Ansa)
Il luogo comune lo vuole abile comunicatore, ma l’ex premier pare più che altro un «battutaro» dai rapporti altalenanti con la stampa. Grazie all’assenza di un vero leader progressista, resta (a stento) a galla, mentre oggi si chiude la Leopolda che liquida Italia viva.
lUrsula von der Leyen (Ansa)
Il presidente della Commissione, ospite alla Tech Week di Torino, strizza l’occhio al patron di Stellantis sui veicoli elettrici: «L’Ue ha un piano d’azione per l’automotive, dalle batterie ai costi più accessibili». Progetto però ancora sconosciuto pure a Bruxelles.
Papa Leone XIV (Getty)
Il pontefice redige il documento apostolico «Dilexi te», che sarà reso pubblico giovedì. Attesa entro i prossimi mesi l’Enciclica. E all’udienza parla da chestertoniano: «Il Giubileo apre anche alla speranza di una diversa distribuzione delle ricchezze».