2021-03-12
Ennesima tegola sul piano vaccinale. Si rischia un mese e mezzo di ritardo
Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
Il governo presenta la nuova bozza. Un blocco delle fiale non penalizzerebbe le categorie prioritarie (in cui entrano i disabili e i caregiver), ma le iniezioni su prof e agenti. E si teme un taglio delle prossime consegne.Il caso Astrazeneca è scoppiato mentre si stanno affinando i dettagli del nuovo piano vaccinale messo a punto dal governo Draghi. Per ora sappiamo che l'utilizzo del lotto Abv2856 è stato sospeso dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) su tutto il territorio nazionale in attesa che venga accertato un eventuale legame tra queste dosi e gli eventi avversi registrati anche nel nostro Paese. È quindi ancora presto per stimare le conseguenze sulla tabella di marcia della campagna vaccinale, al netto del già pesante impatto psicologico (anche se oggi, per la prima volta, abbiamo somministrato quasi 200.000 dosi). Guardando i turni relativi alle categorie di vaccinandi, se rispettati, non dovrebbe esserci un impatto nel breve periodo, perché per i più vulnerabili serviranno dosi di Pfizer e Moderna. Le Cassandre Ue continuano a ipotizzare ritardi nella consegna di dosi Astrazeneca. Nell'ipotesi peggiore si potrebbe perdere almeno un mese e mezzo in attesa delle dosi aggiuntive degli altri vaccini (incluso Johnson&Johnson, che hanno ricevuto ieri il via libera dell'Ema, i Curevac e l'oltre mezzo milione di Pfizer annunciati entro fine marzo), in arrivo nelle prossime settimane a compensare lo stop di Astrazeneca. Il rischio di restare a secco di un determinato vaccino già programmato non viene citato nella bozza delle «raccomandazioni ad interim sui gruppi target di vaccinazione» elaborata da ministero della Salute, commissario straordinario, Iss, Agenas e Aifa, che ieri è finita sul tavolo della Conferenza unificata con le Regioni, i Comuni e le province. Lo schema servirà per il nuovo piano che verrà presentato dal governo nel fine settimana e prevede, al momento, di dare la priorità agli over 80 e alcune categorie professionali come il personale scolastico e le forze dell'ordine, aggiungendo 5 categorie per età e patologie. Queste le linee: «Elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave); persone tra 70 e 79 anni; persone tra i 60 e i 69 anni; persone con comorbidità (ovvero con patologie croniche) sotto i 60 anni, senza la gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili; persone sotto i 60 anni. Tenendo conto delle priorità definite, delle indicazioni relative all'utilizzo dei vaccini disponibili e delle esigenze logistico-organizzative, potrà quindi procedere in parallelo il completamento della vaccinazione delle categorie ricomprese nella fase 1, promuovendo la vaccinazione nei soggetti che non hanno ancora aderito alla campagna», tra cui gli operatori sanitari e socio sanitari, (sembrerebbero compresi anche i dipendenti della sanità privata), il personale scolastico e le forze dell'ordine che non hanno ancora completato la vaccinazione. C'è un'apertura per un inizio in parallelo anche della fase «massiva», sempre rispettando le priorità, ma qui evidentemente il problema delle risorse si moltiplica. La vera novità dello schema riguarda i caregiver: è infatti prevista la priorità anche per familiari conviventi di disabili gravi e per chi fornisce assistenza in forma gratuita o a contratto. Nella bozza si legge inoltre che, «qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano» sarà possibile «vaccinare all'interno dei posti di lavoro, a prescindere dall'età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione». Saranno le aziende a dover trovare i vaccinatori. Per il resto, le liste non sono molto diverse da quelle diffuse dal precedente governo lo scorso 8 febbraio. La nuova bozza fotografa la situazione, che è cambiata dopo che negli elenchi dei soggetti vulnerabili sono stati inseriti avvocati e docenti universitari, creando una mai dichiarata fase 1 dopo quella ai sanitari, alle Rsa e agli over 80. La fase 2 è chiarissima e non cambia: va data la precedenza, appunto, ai vulnerabili e ai fragili. Ora l'obiettivo è finire prima i settantenni fragili, per poi iniziare con chi soffre di malattie croniche. Nello schema dell'8 febbraio era invertito: si arrivava ai 70 anni per poi cominciare subito con i soggetti con un aumentato rischio clinico dai 16 ai 69 anni. Resta un problema logistico da chiarire, ovvero come funzionerà la chiamata dei vaccinandi di queste categorie. Si insisterà con il sistema delle prenotazioni? In questo caso, però, si dovrebbero garantire delle finestre riservate. E se una persona per qualunque motivo salta il turno, cosa succede? Come verrà «recuperata»? Se invece si optasse per la chiamata, come si farà per i «molto fragili», sarebbe opportuno utilizzare anche il canale postale, o inserire l'invito alla vaccinazione in calce agli estratti conto delle carte prepagate e dei Bancoposta, o appoggiarsi all'anagrafe dei Comuni, ai medici e ai pediatri di famiglia. Sempre ieri, intanto, nel terzo incontro al Mise, il ministro Giancarlo Giorgetti ha ribadito la forte determinazione del governo a conseguire l'obiettivo della produzione in Italia entro l'anno di bulk (il principio attivo) e del relativo infialamento a opera di imprese che operano in Italia che hanno già dichiarato la disponibilità.
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