2020-05-14
Persino le cooperative bocciano la sanatoria
Tutto il mondo dell'agricoltura, anche quello schierato a sinistra, concorde sull'inutilità del provvedimento targato Teresa Bellanova. «Non serve, bisognava invece dare lavoro ai disoccupati». Ma intanto spunta il condono per chi ha sfruttato i lavoratori in nero.La sanatoria dei migranti - guai a chiamarli clandestini ché la ministra dell'Agricoltura, la vera trionfatrice, Teresa Bellanova s' offende: al massimo sono irregolari - non serve alle imprese agricole che anzi, a cominciare dalle cooperative bianche e rosse, la contestano. Si trasforma però in un maxi condono per chi ha sfruttato i lavoratori in nero tant'è che vengono sospesi «i procedimenti penali e amministrativi nei confronti del datore di lavoro e del lavoratore per i quali è stata presentata la dichiarazione di emersione, anche se di carattere finanziario, fiscale, previdenziale o assistenziale, per l'ingresso e il soggiorno illegale nel territorio nazionale». Restano aperti i procedimenti per immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e caporalato. Non serve al Paese che anzi ci ha rimesso perché la Bellanova ha tenuto sotto ricatto il governo ritardando tutte le altre misure. Ci hanno rimesso i 5 stelle che escono politicamente sconfitti, gli imprenditori agricoli che vengono presi in giro, i cittadini che scoprono che la legge in Italia è a geometria variabile. Ma c'è chi ci guadagna. I clandestini che non andranno a lavorare nei campi, ma che non avranno più «fastidi», l'Inps che intasca un altro balzello, i sindacati che pigliano i contributi sui contrati di lavoro e i pasdaran dell'Italia senza frontiere. E ci guadagna molto chi ha sfruttato il lavoro nero. Il baratto è: voi ve la cavate con la sanatoria e noi incassiamo il successo politico sugli immigrati. Il provvedimento scritto a quattro mani dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e da Teresa Bellanova è una summa ideologica che consente a Italia viva, al Pd e a Leu di mettere nell'angolo i 5 stelle in danno dell'agricoltura. La sanatoria a tutto serve tranne che a trovare lavoratori per i campi. I beneficiari sono poco meno di 600.000 e cioè tutti coloro i quali si trovavano in Italia prima dell'8 marzo o che a quella data avevano il permesso di soggiorno scaduto. Il provvedimento è preso «al fine di salvaguardare la salute in presenza del Covid-19 e di far emergere i rapporti irregolari di lavoro». Per ottenere il beneficio della regolarizzazione che vale per 6 mesi i migranti devono fare una semplice richiesta al questore, ma se nel frattempo hanno un contratto di lavoro il permesso diventa per motivi di lavoro e dunque prorogabile. Il lavoro deve essere svolto in questo tre settori: agricoltura, assistenza alla persona, lavori domestici. Ma l'agricoltura dice: a noi questa manodopera non serve. Ecco il gioco di prestigio. Si fa emergere chi sfruttava i braccianti in nero perché - spiega la Bellanova - «ha vinto la dignità di persone che potranno adesso chiedere tutele nel proprio lavoro» con la Lamorgese che fa eco: «L'intenzione del governo è garantire la dignità delle persone, la tutela della legalità e le esigenze del mercato del lavoro». Sono i datori di lavoro che devono fare domanda di regolarizzazione e devono pagare 400 euro all'Inps, poi altre 160 euro per l'istruttoria più un altro diritto fisso. Pagata questa somma si fa un contratto regolare sul quale i sindacati prelevano il diritto di rappresentanza e poi liberi tutti: l'irregolare ha il suo permesso, il datore di lavoro si è pulito. I 5 stelle, come si sa, si erano opposti e per accontentarli nel decreto hanno scritto che se uno ha avuto condanne anche non definitive per immigrazione clandestina, per sfruttamento della prostituzione, per caporalato non può accedere alla procedura. Ma il permesso di soggiorno all'immigrato viene concesso lo stesso. L'unico motivo per cui al clandestino può essere rifiutata la regolarizzazione è che sia un criminale incallito. E che si tratta di un condono è reso esplicito dal comma 10 che dice: sono sospesi i procedimenti penali fiscali e amministrativi, sia per i datori di lavoro che per i lavoratori che abbiano deciso di far emergere i rapporti di lavoro irregolari. In più se un immigrato irregolare ha presentato istanza di soggiorno temporaneo al questore - ha tempo per farlo dal primo giugno al 15 luglio - non può esser espulso. Ma di certo non andrà a lavorare nei campi. Lo dice il presidente di Alleanza Cooperative -sono 52.000 - Giorgio Mercuri che accusa: «L'accordo sui migranti è una soluzione parziale per il nostro bisogno di manodopera. È da marzo che abbiamo proposto soluzioni come i voucher, come impiegare chi prende il reddito di cittadinanza o chi è rimasto senza lavoro per la crisi. Abbiamo anche proposto forme di co-datorialità tra soci, stiamo ancora aspettando che il ministero del Lavoro ci risponda. E intanto la produzione marcisce nei campi». Duro il giudizio di Ettore Prandini leader di Coldireti: «L'intesa sulla regolarizzazione dei migranti non è risolutiva dei problemi del mondo agricolo anche per i tempi. Avevamo chiesto i voucher e di poter impiegare i disoccupati, abbiamo bisogno di professionalità ed esperienza con il coinvolgimento delle stesse persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Serve manodopera formata e qualificata. Vogliamo che si attivino accordi di collaborazione con Paesi come la Romania da cui viene un terzo della manodopera stagionale che ci serve. Il tempo è scaduto». Il presidente della Cia, l'organizzazione agricola di sinistra, Dino Scanavino ripete: «In primo luogo cominciamo a utilizzare gli italiani economicamente in difficoltà, poi certo vogliamo far lavorare anche gli stranieri in piena legalità». Per questo forse ci vorrebbe un ministro dell'Agricoltura.