2022-06-07
Voto in mascherina. E con l’inganno
Senza alcuna motivazione sanitaria, rifacendosi al parere del Cts di due anni fa, il ministro impone l’obbligo di recarsi ai seggi solo a volto coperto. Un modo subdolo di scoraggiare gli elettori, già poco informati dai media sui quesiti, e far così fallire la consultazione.e frequentate contemporaneamente da sole quattro o cinque persone, non è dato sapere. Tralascio il confronto con le discoteche, dove non è richiesto alcun bavaglio, e perfino quello con i treni a bassa percorrenza, le une e gli altri regolarmente affollati senza che sia richiesta la mascherina. Ma anche non entrando nel merito delle molte incongruenze delle misure prese da Speranza, resta il fatto che l’obbligo di presentarsi con naso e bocca coperti non può essere dettato da esigenze mediche a scopo preventivo, bensì da più ciniche necessità politiche per scoraggiare ancora di più la partecipazione degli italiani all’appuntamento referendario.La stragrande maggioranza degli elettori neppure sa che domenica si vota per l’abrogazione di alcune norme che riguardano l’amministrazione della Giustizia. Concentrati fino all’altro ieri sul Covid e da ieri sulla guerra, la maggior parte dei tg e della stampa si è semplicemente «dimenticata» dei quesiti proposti dalla Lega e dai radicali. Così, con un conflitto alle porte dell’Europa, alcune questioni che riguardano da vicino i cittadini, come per esempio la carcerazione preventiva o il giudizio sui giudici (mi si perdoni il gioco di parole), sono passate in secondo piano. Già la Corte costituzionale aveva provveduto a togliere dal mazzo la questione della responsabilità civile, stabilendo che non sempre chi rompe paga. Mentre qualsiasi persona che commetta uno sbaglio deve provvedere a risarcire il danneggiato, le toghe non devono rispondere di tasca loro per gli errori giudiziari commessi. E dire che di innocenti in galera ne finiscono tanti, al punto che siamo uno dei Paesi europei con il maggior numero di risarcimenti per ingiusta detenzione. Ovviamente, indennizzi a carico della collettività, cioè dei contribuenti, e non di chi se n’è reso responsabile. Dicevo che sebbene uno dei sei referendum proposti sia stato azzoppato, domenica si decide su altri cinque, tra i quali, oltre ai succitati, c’è la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, alcune modifiche alle norme che regolano la candidatura dei membri togati del Csm, e l’incandidabilità di persone condannate per delitti non colposi. Ognuno di questi argomenti meriterebbe un serio approfondimento, perché modificare le norme che lasciano ai soli magistrati il giudizio sui colleghi, escludendo gli esponenti laici, è questione su cui riflettere, in quanto la valutazione del lavoro di una toga non diviene solo affare di altre toghe, magari pure della stessa corrente. Al tempo stesso, inserire nuove regole per l’elezione dei rappresentanti della categoria in seno al Consiglio superiore della magistratura, potrebbe consentire di incidere sul potere dei capi corrente i quali, come abbiamo scoperto con il caso Palamara, tengono in mano le nomine degli uffici giudiziari e non le amministrano secondo giustizia, ma sulla base della convenienza per gli affiliati. Fa discutere anche il quesito riguardante la carcerazione preventiva, che con l’abrogazione di un paragrafo della legge che la regola, verrebbe limitata ai reati più gravi, escludendo tra le cause degli arresti il pericolo di reiterazione del delitto. Insomma, ci siamo capiti: ogni giorno servirebbe una discussione approfondita sulle materie oggetto di referendum e invece si discute di presunte spie russe, con i giornali che vergano liste di proscrizione nei confronti di chiunque si permetta di criticare l’invio di armi, accusando opinionisti e politici di intelligenza con il nemico.A disincentivare gli italiani a recarsi ai seggi, oltre alla scarsa informazione, ha contribuito anche Luciana Littizzetto, che dallo studio di Che tempo che fa ha invitato gli elettori ad andare al mare. E ora ci si è messo pure Speranza, imponendo la mascherina. Fosse ancora vivo Marco Pannella, probabilmente si recherebbe direttamente alle urne con un vero bavaglio, contestando il ministro. Ma forse siamo ancora in tempo, anche senza di lui, a salvare i referendum dalla censura. In fondo, basta un voto.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)