2020-02-08
Per 55 italiani la quarantena riparte da zero
Il paziente positivo al coronavirus costringe gli altri connazionali a ricominciare il periodo di isolamento. «Sto bene», rassicura l'uomo. A Chieti una persona tornata dall'Oriente finisce sotto esame. Mentre i primi due turisti restano in terapia intensiva.Non avrebbe potuto non avere conseguenze sulla quarantena il primo caso italiano di coronavirus (turisti cinesi esclusi), che ha colpito un ricercatore di 29 anni della provincia di Reggio Emilia. Il direttore scientifico dell'ospedale romano Lazzaro Spallanzani, Giuseppe Ippolito, annuncia: «Il calcolo del periodo di quarantena per i 55 italiani rientrati da Wuhan ripartirà dal 6 febbraio». Ecco dunque la prima contromossa decisa dallo staff sanitario del centro di riferimento nazionale, che insieme al laboratorio militare della Cecchignola, sta gestendo l'emergenza in Italia. I tempi di isolamento, come teorizzato in precedenza, si allungano. Ma c'è di più: «Dopo 14 giorni di sorveglianza sanitaria per essere dimessi serviranno due test negativi». Si alza quindi il livello di guardia. «La procedura», ha aggiunto Ippolito, «riguarda tutte le persone che sono entrate in contatto (con chi è stato contagiato, ndr)». E a chi gli ha chiesto se i bambini, dopo la quarantena, avrebbero potuto riprendere ad andare a scuola ha risposto: «Sì». Da 48 ore all'istituto Spallanzani è ricoverato il giovane italiano che si trovava a Wuhan per lavoro, rientrato con gli altri 55 connazionali lo scorso 3 febbraio a bordo del «tanker» KC-767 dell'Aeronautica militare. L'uomo, si legge nell'ottavo comunicato diramato dalla direzione sanitaria, era «risultato già positivo al test di screening per nuovo coronavirus effettuato dal laboratorio militare». Infatti due giorni fa l'attenzione nei suoi confronti era divenuta massima, dato che presentava qualche linea di febbre. «Il risultato», prosegue il bollettino medico, «è stato confermato dal laboratorio di virologia del nostro istituto e successivamente dall'Istituto superiore della sanità». Però quello che molte persone si chiedono è: come sta il giovane rientrato dalla Cina? «Il paziente è in buone condizioni generali; presenta lieve febbricola e lieve iperemia congiuntivite. Il quadro clinico e quello radiologico polmonare sono negativi e inizierà in giornata la terapia antivirale». Fatta questa precisazione terapeutica e dopo un studiata pausa per richiamare l'attenzione dei presenti, Ippolito ha affermato: «In Italia non c'è circolazione locale del virus, l'ultimo paziente (ricoverato all'ospedale Spallanzani, ndr) l'ha contratto in Cina». Nell'incontro con i cronisti è anche emerso che prima di essere imbarcati sull'aereo per Pratica di Mare, i 56 italiani sono stati sottoposti al controllo della temperatura, come previsto dalle linee guida internazionali dell'Oms, ma non al tampone faringeo. Quest'ultimo esame è stato eseguito sui 56 non appena arrivati in Italia, particolare che ha sollevato qualche malumore tra i connazionali. La nota positiva, invece, per coloro che stanno scontando il periodo di sorveglianza sanitaria nella cittadella dell'esercito è rappresentata dal fatto che il ricercatore ricoverato alloggiasse in una stanza singola.È metà pomeriggio quando arrivano le prime parole del giovane emiliano: «Sto bene, mi sento tranquillo. Al momento non ho nessun disagio particolare». Così l'uomo di 29 anni ha voluto informare gli altri connazionali che hanno condiviso con lui il viaggio di rientro. Affermazioni condivise anche dai medici che hanno in cura il ricercatore. «Di solito la trasmissione delle patologie respiratorie avviene attraverso gocce di saliva che si producono durante colpi di tosse e starnuti. Effetti che questo paziente non ha. Per cui possiamo dedurre che il rischio di trasmissione sia veramente basso». Eppure il senso di pericolo e sconforto non è svanito totalmente: ieri a Chieti un uomo, rientrato dalla Cina lo scorso 28 gennaio, si è presentato in ospedale presentando sintomi febbrili e una leggera tosse. Si trova ora ricoverato in isolamento per gli accertamenti necessari. Non bisogna tralasciare poi che allo Spallanzani si trova anche la coppia di turisti cinesi ricoverata dallo scorso 30 gennaio. «I due sono tuttora nella terapia intensiva del nostro istituto. Le loro condizioni cliniche», ha dichiarato il dottor Nicola Pietrosillo, «sono ancora invariate, ma la prognosi è ancora riservata». Una situazione che da quanto filtra dall'ospedale è «congelata». Numeri alla mano, dunque, all'istituto Spallanzani fino a oggi sono state ricoverate 44 persone, di cui 33 sono state dimesse. Nella struttura, oltre al ricercatore emiliano e alla coppia di turisti cinesi, sono presenti «cinque pazienti sottoposti a test per la ricerca del nuovo coronavirus in attesa di risultato» e «tre casi risultati negativi che restano nella struttura per altri motivi clinici». Senza dimenticare che «continua la quarantena per le 20 persone» entrate in contatto con la coppia cinese.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)