2021-09-19
Pensioni, la Fornero ora fa piangere le donne
La parità ipotizzata dalla consulente di Palazzo Chigi punta al ribasso dell'assegno per entrambi i sessi. «Il tempo del paternalismo è finito». In spregio alla solidarietà femminile vorrebbe toccare trattamento di quiescenza e reversibilità. E rimodellare il welfare.«Il percorso verso una vera parità comporta anche dei costi». Se lo scrive Elsa Fornero è meglio tenere stretto il portafoglio perché la rivoluzione non è un pranzo di gala e i costi sono certamente superiori ai benefici. La diffidenza nei confronti della ragioniera (poi economista) del Canavese deriva dalla storia; dal massacro delle pensioni, dai 300.000 esodati e dalle lacrime di coccodrillo mentre il suo mentore Mario Monti imperversava con il loden e l'ascia affilata da Bruxelles. Ora ci risiamo, arriva l'autunno delle bollette più 40%, della revisione del catasto (con stangata incorporata) e della transizione green da finanziare. Quindi non è un caso che Fornero sia tornata a scandire i suoi mantra, questa volta in un articolone per La Stampa e con un tema da specchietto per le allodole: la parità pensionistica fra uomo e donna.«Il tempo del paternalismo è finito e con i fondi del Recovery si possono cancellare le diseguaglianze», spiega l'ex ministra, rientrata a Palazzo Chigi nel pool dei consulenti economici di Mario Draghi. Sarà il riflesso condizionato, ma quando discetta di pensioni sembra sempre una tigre che spiega agli agnelli come salvarsi dai pericoli della foresta del Bengala. Lo scenario è oggettivamente sfavorevole, in media un assegno mensile di una lavoratrice che arriva alla pensione (dopo essersi messa sulle spalle famiglia e figli) è di 1.033 euro contro 1.498 dell'omologo maschio. La causa principale d'una forbice così larga è il divario retributivo: in un anno la differenza fra salario medio percepito da uomini e donne è del 43,7% in Italia, contro una media europea del 39,3%. Per Fornero bisogna accelerare il processo di omologazione trasformando «la logica delle compensazioni» in nuovi diritti.Fin qui il violino funziona a meraviglia e la sinfonia non stride; nessuno può criticare una notte di luna piena. «Il divario dipende in primo luogo dalla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro che a sua volta deriva dal loro ruolo sociale subordinato e dalla scarsa valorizzazione della loro indipendenza economica», sottolinea Fornero, ma ci arrivava anche Michela Murgia. Più interessante il passaggio successivo: «Le donne di quest'età hanno lavorato meno - per numero di anni e per ore annue - in attività retribuite e hanno subìto ingiustificati divari retributivi e vari ostacoli alla carriera. Regole paternalistiche tendenti a fornire tardive compensazioni per queste discriminazioni, le hanno indotte a far conto sulla reversibilità oppure a ricorrere al pensionamento anticipato, offerto con l'intento di spingerle a fare le nonne».E allora cosa propone lady Fornero per far scomparire le disparità tra le generazioni giovani? Che le regole «diventino più uniformi, più sostenibili, con pensioni correlate con i contributi versati nell'intera vita lavorativa». E poi, «anziché intervenire con compensazioni al momento della pensione, è necessario che i periodi di interruzione dal lavoro - per disoccupazione, formazione e attività di cura - siano egualmente calcolati per le donne e per gli uomini». In sintesi, vuole far piangere le donne. Dietro la coperta di Linus della parità di genere continuano a scorrere le idee ultradirigiste degli euroburocrati di Bruxelles: uniformare le pensioni al ribasso, rimodellare in perdita il welfare e mettere in discussione la reversibilità, vale a dire il diritto di continuare a percepire parte dell'assegno del coniuge deceduto.Per convincere chi comincia ad alzare i ponti levatoi, l'ex ministra spiega cosa è davvero importante: «Che le donne non si facciano intrappolare nella logica del contentino, ancora basato sull'implicita definizione di sesso debole. Come per la transizione verde, il percorso verso una vera parità comporta anche dei costi, sperabilmente solo di breve termine». I costi, che Fornero sembra amare come i foulard di Hermès, dovrebbero però finire tutti sulle spalle delle donne da salvare: taglio alla reversibilità, adeguamento in basso e tanta pazienza. Se la ricetta della felicità dentro il dolce mare del nuovo welfare è questa, merita di essere rimandata al mittente con un aeroplano di carta. Quella del femminismo come copertura per far digerire ogni cattiva medicina è un'astuzia antica. Fornero la utilizza da una posizione di privilegio, sembra che cominci con il «buttare lì» parole e concetti per vedere, alla Enzo Jannacci, l'effetto che fa. Reversibilità, parità al ribasso, demonizzazione dei diritti acquisiti. Chiamarli «paternalistiche compensazioni» è oggettivamente fuorviante, chissà cosa avrebbe commentato il nuovo idolo di Draghi, Beniamino Andreatta. Sono sassi nello stagno con uno scopo neppure troppo nascosto: è cominciata la campagna d'autunno voluta da Bruxelles e le pensioni degli italiani (o meglio delle italiane) sono di nuovo nel centro del mirino. Abolizione di Quota 100, demonizzazione dell'Opzione Donna, bocciatura di Quota 41, revisione dei contributi. «Si fa quel che si deve», la frase aleggia come l'ombra di un condor. L'obiettivo non è salvaguardare le pensioni dei giovani ma artigliare meglio quelle dei vecchi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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