2023-06-06
Il Lazio revoca il patrocinio al Pride Lgbt impazziti: «Ordine dei Pro vita»
Retromarcia della Regione sull’«evento» arcobaleno a Roma: «Sostiene l’utero in affitto». I promotori danno di matto: «Una farsa, il governatore Francesco Rocca risponde a un manipolo di talebani cattolici».Dalle parole ai fatti. La Regione Lazio ha revocato ieri il patrocinio alla manifestazione Roma Pride 2023. La decisione, fa sapere l’amministrazione guidata da Francesco Rocca, «si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell’evento intitolato “Queeresistenza”, consultabile pubblicamente sul sito della kermesse».Proclami inaccettabili, inviti a non rispettare leggi e regolamenti facendo passare lo spregio delle norme come «un grido di resistenza, un grido di esistenza». Per questo, la Regione ha deciso di non dare più il suo sostegno istituzionale alla sfilata in programma il 10 giugno fra piazza della Repubblica e l’ippodromo delle Capannelle. «Nel primo anno del governo Meloni, la comunità queer ha subito molteplici attacchi. Dall’eliminazione dai registri degli istituti scolastici dei nomi delle persone transgender alla cancellazione dai registri comunali delle figlie e dei figli delle coppie omogenitoriali», si legge sul sito della manifestazione.«Questi e non solo», proseguiva il manifesto Lgbt. «Noi non abbiamo mai smesso di lottare. Abbiamo portato fuori i nostri corpi, le nostre identità, le nostre esistenze. Perché nessun governo può fermarci. Non smetteremo di rivendicare con orgoglio che esistono famiglie e relazioni differenti che non possono essere ignorate». Purtroppo non si limitano a voler fare accettare «relazioni differenti», ma insistono nel sostenere pratiche illegali nel nostro Paese.Ieri, guarda caso, al parco delle Terme di Caracalla, c’era un «open day» sulla riproduzione assistita organizzato dal Roma Pride in collaborazione con l’Institut Marquès di Barcellona che ha realizzato Rainbow fertility, «una piattaforma da cui assistere tutte le persone #Lgtbiq+, lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali, così come altre diversità sessuali e di genere, a realizzare il sogno di creare una famiglia».Per i soci del circolo culturale Maio Mieli, si legge sul sito, viene offerta «una convenzione che prevede la possibilità di realizzare una prima visita gratuita e uno sconto del 10% sul prezzo base del trattamento». Perché l’obiettivo «è garantire buone pratiche e inclusione della diversità sessuale, di genere e familiare nell’assistenza alle sue pazienti», viene propagandato con tanto di vocali finali rovesciate. Ma quali trattamenti possono essere, se non la procreazione medicalmente assistita che in Italia è preclusa alle coppie dello stesso sesso, e la maternità surrogata altrettanto vietata per legge? Così, il governatore laziale Rocca ha preso le distanze, motivando la revoca del sostegno dell’ente perché «la firma istituzionale della Regione Lazio non potrà mai essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto». La giunta del Lazio «ribadisce il proprio impegno sui diritti civili», ma quell’appoggio non lo poteva proprio dare.Grande soddisfazione è stata espressa da Pro Vita & famiglia, che aveva denunciato l’appoggio al gay Pride anche perché mancava di rispetto a tutti quegli elettori che hanno votato per Rocca e la sua amministrazione di centrodestra.«Accogliamo con favore il ritiro del patrocinio della Regione Lazio», si legge nel comunicato ufficiale. «Supportare i Pride significa, infatti, dare man forte a chi vuole legalizzare l’utero in affitto, il matrimonio egualitario, le adozioni per coppie dello stesso sesso, le trascrizioni anagrafiche per i “figli” delle coppie gay, ma anche legittimare l’identità di genere, il self id, i progetti gender nelle scuole di ogni ordine e grado, e “la carriera alias in tutti gli istituti di istruzione”». Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & famiglia, ha concluso auspicando che «non si ripetano più errori che potrebbero costar caro in termini di salute, benessere e rispetto dei diritti di donne, bambini, adolescenti e delle famiglie italiane». Nicola Colamarino, presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e portavoce del Roma Pride, dopo aver appreso della revoca l’ha definita «una farsa, una vergogna, Pro vita ordina e la politica esegue. Rassicuriamo il governatore Rocca che, visto che la Regione Lazio è delle cittadine e dei cittadini, quindi anche nostra e non di un manipolo di talebani cattolici, non toglieremo il logo della Regione Lazio dal nostro sito». Cecilia D’Elia, senatrice Pd, tuona contro quello che chiama «un passo indietro sul terreno dell’impegno dei diritti, della lotta alle discriminazioni. Inutile agitare lo spettro della Gpa».Il deputato del Pd, Alessandro Zan, ha reagito con un tweet in cui parla di «schizofrenia di odio e discriminazione che la destra vuole diffondere usando le istituzioni. Non permetteremo che continui questa crociata contro la cittadinanza Lgbtqia+», invitando tutto il mondo Lgbt alla «grande parata» del 10 giugno.Dove sarà presente anche il sindaco, Roberto Gualtieri, che si è affrettato a precisare quanto l’evento sia «una manifestazione importante per la comunità Lgbt+ e per tutti i cittadini che combattono le discriminazioni e sostengono i diritti. Per questo Roma Capitale ha assicurato il proprio patrocinio e per questo sabato sarò in piazza per il Pride».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.