2022-08-21
Se al party si scatena la loro eroina i puritani rossi si scoprono festaioli
La sinistra racconta le danze di Sanna Marin in discoteca come un grande atto politico. Ma i primi a essere nemici del corpo, del divertimento e della libertà sono proprio i progressisti. Da anni convertiti al moralismo.Ma per carità, evviva il divertimento, e crepi ogni forma di moralismo peloso e di bigottismo politico. Evviva la giovinezza che si scioglie nelle danze, e il viso femminile che si stende nel sorriso. E faccia ciò che diamine le pare e piace Sanna Marin, premier finlandese a cui gli editorialisti come si deve usano affiancare l’aggettivo «coraggiosa», poiché pare che di questi tempi sia segno di coraggio essere giovani, belle e di successo. Sì, vada in discoteca e si scateni, faccia festa nel tempo libero, frequenti i luna park, le sale giochi o persino le saune: fino alla Finlandia risuonerà il nostro - altrettanto gioioso - chi se ne frega. Se si appurerà che la signora ha rispettato le leggi, non ha assunto droghe e non messo a rischio la sicurezza nazionale (le verifiche sono d’obbligo, in casi del genere), tanti saluti e torniamo a occuparci di cose serie. Da queste parti, dopo tutto riteniamo che anche le figure pubbliche abbiano diritto a momenti privati. Per chi ha le spalle gravate da molte responsabilità, inoltre, lo svago è fondamentale: ci si dimentica per un po’ dei problemi del mondo per tornare in seguito ad affrontarli con ancora maggiore determinazione. Certo, sarebbe consigliabile un filo di moderazione: la Storia anche recente insegna che i festini, per quanto privati e per quanto legali, non favoriscono il miglior svolgimento possibile delle funzioni istituzionali, espongono a rischi il politico che li frequenta o organizza in eccesso, e talvolta fanno perdere lucidità. Tuttavia questo è lo spirito del tempo: non c’è da aspettarsi l’ascesi dei leader d’una volta tutti grisaglie e volti gravi. Sarà pure un peccato, come no, ma questo è l’Occidente, tocca rassegnarsi. Se tutti sbracano alla grande, pure al politico sia concesso di sbracare un pochino, e a quel che si sa la Marin non si è avventurata in orge sataniche o altre pratiche similmente discutibili, sullo stile di altri «giovani e belli» sinistrorsi tipo JFK. C’è però qualcosa di fastidiosamente stonato negli elogi che da un paio di giorni si leggono sui quotidiani italiani, in particolare quelli progressisti. Repubblica, ad esempio, sentenziava ieri che la «gioia di vivere» di Sanna «è una lezione politica». Ed è qui che i conti iniziano a non tornare. Proprio perché rivendichiamo l’importanza del privato persino per una donna pubblica, ci aspettiamo che il privato resti tale e non assurga a gesto politico. Quale lezione dovremmo apprendere da una donna che balla? Quale grandezza esprime ancheggiando in discoteca? Dove sta l’impegno nel sorseggiare super alcolici come qualunque altro essere umano è in grado di fare senza eccessiva difficoltà? Secondo Massimo Recalcati, l’analista rockstar più amato a sinistra, il merito della Marin sarebbe quello di saper vivere una festa, di essere appunto giovane e libera, di rivendicare la propria femminilità contro il plumbeo patriarcato. Chi la critica, insiste Recalcati, è un invidioso. È un poveretto intriso di «ideologia machista» che vuole «sottomettere» la femmina gaudente perché non ne sopporta la bellezza e l’indipendenza. Di più: Recalcati teorizza che la politica debba prendere lezioni, riconoscendo la centralità della festa. Bisogna vincere il grigiore, dice il fine intellettuale, rialzare la piccola politica «alla dignità della festa e del suo coraggio», si deve «introdurre il vento della giovinezza». Sì, evviva evviva! Ma s’affaccia alla mente un sospetto: vuoi vedere che se qualcuno da destra tirasse in ballo la giovinezza e la prontezza dei corpi, i nostri sinceri progressisti s’affretterebbero a gridare al fascismo di ritorno? E vuoi vedere che, se a ballare fosse stata una donna di destra - o, non sia mai, un uomo - costoro si sarebbero avventati sul malcapitato o la malcapitata ricordando l’austerità berlingueriana o la compostezza di Nilde Iotti? Ecco che cosa non funziona. Gli elogi a Sanna Marin suonano odiosi perché provengono dall’universo politico più intollerante, plumbeo e moralista che ci sia. Già è vagamente ipocrita che ad applaudire il party finlandese siano i giornali che hanno soffocato il dibattito politico italiano per anni con il Bunga bunga e le cenette eleganti di Arcore; quelli che hanno rovistato nelle mutande di chiunque, senza rispetto nemmeno per le più semplici comparse (ragazzette gettate nel tritacarne senza alcuna pietà). Ma passi, in fondo quelle festicciole nelle ville lombarde si potevano pure evitare. Lasciamo correre persino il fatto che a Repubblica si eccitino per la femminilità e la gioventù della Marin poche ore dopo aver utilizzato video di Giorgia Meloni ragazzina per insultarla e demonizzarla: anche qui, è lo squallido giochetto di chi non ha argomenti pregnanti. Passi, passi tutto. Tranne un particolare. A far salire davvero il sangue alla testa è che a pontificare su Sanna Marin siano i portatori di una nuova forma di puritanesimo che sta avvelenando i pozzi della politica in mezzo mondo. Noah Rothman, direttore associato della rivista americana Commentary, ha mostrato in un libro intitolato The rise of the new puritans (l’ascesa dei nuovi puritani) quale sia l’ideologia di cui la sinistra liberal di marca statunitense si è fatta portatrice. I nuovi puritani, dice Rothman, hanno favorito un clima «privo di umorismo e totalitario». È un’analisi perfetta. La sinistra contemporanea glorifica la giovinezza solo perché garantisce prestazioni ed efficienza: quando queste vengono meno, e l’individuo risulta danneggiato o poco performante, meglio liberarsene in una clinica svizzera. Lo stesso si può dire per la gioia del corpo che pure Recalcati reclama. In realtà, gli odierni liberal il corpo lo disprezzano, come facevano un tempo gli antichi gnostici del cui pensiero si trovano tracce nel puritanesimo. Per costoro, la carne è spregevole: finché funziona e produce o obbedisce ai dettami dello Stato e della Corporation di turno (vedi il caso della vaccinazione) la si tollera. Altrimenti la si può sottoporre a qualsiasi mutilazione, a qualunque pratica sessuale svilente, poiché tanto non conta nulla. Il puritanesimo di sinistra è ostile al divertimento. Ricordate con che gusto i progressisti si accanivano sulle discoteche in tempo di Covid? Ricordate con che rabbia si scagliavano su chi azzardava una corsetta intorno a casa o rivendicava il diritto di godersi qualche momento di svago senza corvacci attorno? E non c’è nemmeno bisogno di scomodare l’eccezionalità pandemica. Potremmo limitarci a citare la furia del Me too, e la violenza con cui ha cercato di sradicare ogni forma di vitalità maschile. Dove stanno la libertà e la gioia nella cultura cosiddetta woke che tenta di purificare il linguaggio e rimodellare i comportamenti? Massimo Recalcati sostiene che siano le menti patriarcali a infuriarsi alla vista della Marin danzante. E finge di non sapere che il giornale su cui scrive ospita ogni settimana fior di intellettuali i quali teorizzano la soppressione di ogni impeto dionisiaco proprio in nome della lotta al patriarcato. Massì, si diverta pure la Marin, saltelli finché il fiato le regge. Si goda la bellezza finché ce l’ha, e il consenso finché le dura. E faccia festa, se può. Noi, un pochino, la invidiamo. E non perché abbia successo o dolci doti naturali. Ma perché a lei resta un po’ di voglia di ridere, mentre i politici a noi l’hanno levata tutta. Soprattutto quelli che oggi s’attizzano per la finlandese danzante.