2023-01-14
Parte la commissione d’inchiesta Covid
Galeazzo Bignami (Imagoeconomica)
Entro il mese sarà calendarizzato l’iter per la norma che istituisca l’ispezione parlamentare sulla gestione della pandemia. La maggioranza (più Italia viva) dovrebbe poter iniziare i lavori in primavera. Ma non mancheranno ostacoli e trappole.Finalmente è giunta l’ora. Giovedì della settimana che viene, o al massimo quello successivo, la XII commissione della Camera, quella che si occupa degli Affari sociali, darà il via al percorso (rapido, nelle intenzioni) che porta alla istituzione della tanto attesa commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia. Fratelli d’Italia ne aveva fatto tema di campagna elettorale, il partito - per bocca di alcuni esponenti di primo piano - ancora poche settimane fa ne aveva ribadito l’importanza. Giovanni Donzelli, in una intervista alla Stampa datata 31 dicembre, aveva dichiarato che «il Parlamento ha il dovere di fare chiarezza su tutto, soprattutto sul piano pandemico e le commesse di quei mesi». Per intendersi, si parla dei mesi in cui l’emergenza è esplosa, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Ciò non significa, tuttavia, che l’indagine parlamentare debba restare confinata a quel lasso di tempo e non possa allargarsi fino a ricomprendere un approfondimento sulle trattative riguardanti l’acquisto dei vaccini, con particolare attenzione alle prime, roboanti, uscite pubbliche del ministero della Salute, che annunciò urbi et orbi di aver chiuso accordi con Astrazeneca (sì, sembrano passati millenni, ma di certe faccende è bene serbare memoria). «Il M5s collabori, se non ha niente da nascondere», aggiunse Donzelli, suscitando inevitabili polemiche. I prossimi passaggi obbligati, dicevamo, dovrebbero essere abbastanza rapidi. Calendarizzato l’inizio delle operazioni, la commissione Affari sociali - guidata da Ugo Cappellacci di Forza Italia - dovrebbe produrre un testo di legge a partire dalla proposta depositata tempo fa da Fratelli d’Italia. Molto probabile, anzi quasi scontato, che quel testo venga congiunto a quelli elaborati dalla Lega e da Italia viva. A quel punto, la legge che istituisce la commissione di inchiesta vera e propria dovrà passare alla Camera e al Senato, e se la maggioranza è compatta - essendoci pure l’appoggio renziano - l’iter dovrebbe svolgersi in poco tempo. Per essere pragmatici, significa che la commissione dovrebbe essere operativa in primavera. A quel punto, si apriranno diverse partite. La prima riguarderà la presidenza. Fu proprio Italia viva a suggerire che spettasse a Fdi, ma par di capire che il partito della Meloni non abbia intenzione di farne una questione di principio. A ben vedere, tuttavia, se a guidare la commissione fosse un esponente di partiti che hanno sostenuto il governo Draghi o addirittura il governo Conte sarebbe lecito porsi più di un dubbio sulla volontà di andare al fondo dei problemi senza timori. Qui giunge il secondo problema. Prodotto il contenitore, bisogna ragionare sui contenuti. E sul punto esistono precedenti non bellissimi. Se ben ricordate, infatti, una commissione di inchiesta fu proposta anche nella precedente legislatura, ma tramite emendamenti approvati trasversalmente ne fu limitato il raggio di azione, suscitando l’indignazione in primis dei familiari delle vittime di Bergamo. Questi ultimi, nell’estate del 2021, scesero addirittura in piazza. A dar voce alla indignazione furono soprattutto il portavoce Robert Lingard e l’avvocato Consuelo Locati. «La commissione d’inchiesta», disse la Locati, «è diventata una farsa dopo l’approvazione di due emendamenti abrogativi che hanno limitato le indagini al 30 gennaio 2020, prima della dichiarazione dello stato d’emergenza e soprattutto a Paesi da cui ha avuto origine il virus». Memori di questa lezione, gli esponenti di Fdi non vogliono porsi limiti. A chiarirlo, sebbene con tutte le premure del caso, sono il viceministro Galeazzo Bignami, il sottosegretario Marcello Gemmato, e il presidente della commissione Sanità, Francesco Zaffini, che dal 2020 sono sempre stati in prima linea sui temi pandemici: questa commissione è prima di tutto una loro vittoria. «Dobbiamo stabilire un perimetro di indagine che sia il più largo possibile, che non si ponga limiti», ci dicono. «Dobbiamo lavorare su quanto avvenuto in Cina non alla fine di gennaio del 2020, ma già nel 2019. Facciamo un esempio. All’inizio di novembre del 2019, il ministro della Salute italiano incontrò il suo omologo cinese. Sarebbe interessante sapere se già allora ci furono scambi di informazioni su quello che stava accadendo in Cina, bisognerebbe cominciare a capire se il tema fu affrontato oppure no. E, nel caso sia stato affrontato, se l’Oms ne sia stata messa a conoscenza. Ma questo è solo un esempio fra tanti». Già, perché il materiale su cui lavorare è sterminato, visto che dal primo momento la gestione è stata per lo meno opaca. «Non è nemmeno detto che in senso temporale la commissione debba porsi dei limiti. Se si scoprissero diramazioni che portano ai giorni nostri andrebbero seguite», chiosano gli esponenti di Fdi. Bignami e colleghi a dirla tutta, una buona parte di lavoro l’avevano già quando Fdi era all’opposizione, e non c’è dubbio che la commissione dovrà andare ad allargare le fenditure aperte allora nella coltre di silenzio. Si dovrà parlare dei piani pandemici mancanti, dei dirigenti del ministero che disertavano i meeting internazionali sul Covid perché - a detta loro - non avevano aperto le mail. Si dovrà chiarire una volta per tutte la surreale vicenda del piano segreto anti Covid a cui fece cenno un alto dirigente ministeriale e di cui nulla più si è saputo. Toccherà dragare l’operato di Roberto Speranza e quello della sua stravagante task force in cui documenti sono stati tenuti a lungo riservati. E poi, inevitabilmente, finirà sotto la lente di ingrandimento tutto il lavoro di Domenico Arcuri e dalla potente struttura commissariale da lui guidata. Si ragionerà a fondo sulla gestione gli acquisti di mascherine, sulle zone colorate e le chiusure, sull’importo dei militari. Per farla breve: si dovranno pestare i calli a parecchia gente, che non resterà in silenzio. Ergo bisognerà vigilare in ogni modo affinché il lavoro di inchiesta non sia ostacolato o danneggiato. In fondo, si tratta della prima, fondamentale occasione per riscrivere la storia del Covid, almeno nelle sue fasi iniziali. Forse è soltanto il primo tassello di una opera immensa, ma l’importante è cominciare quanto prima. E sarà interessante scoprire dove si andrà a finire.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)