Parole Testarde | Il populismo non esiste

Prima che si parlasse di populismo con i toni da fine del mondo, prima cioè della Brexit e di Trump; prima che il termine passasse a codificare come impresentabile un’intera offerta politica, accomunando anche partiti, movimenti e idee che non c’entravano nulla l’uno con l’altro; prima di tutto questo le istanze alla base del cosiddetto «populismo» erano state perfettamente descritte e indagate da un grandissimo storico, Christopher Lasch. Il suo «La ribellione delle élite», pubblicato in America nel 1995, è un condensato di acume profetico che non squalifica con etichette ma indaga le ragioni profonde del malessere delle nostre democrazie. L’America degli anni Novanta assomiglia molto da vicino a tanti Paesi europei degli anni Dieci: impoverimento del ceto medio, disagio esistenziale, calo di benessere e sicurezza, senso di distanza dai centri di potere reale (le «élite», appunto), crisi delle comunità e dei corpi intermedi, insicurezza diffusa. Oggi l’epiteto «populista» è già passato di moda: paradossalmente, molti dei temi così etichettati sono passati sotto le insegne di partiti «di sistema», complici anche gli anni del Covid: proprio per questo rileggere Lasch permette di tornare alla radice dei problemi e non alla loro superficiale negazione. E di interrogarsi sul ruolo dello stato, delle comunità, sui limiti della democrazia, delle istituzioni sovranazionali e del liberalismo: non per improbabili istinti di ripulsa, ma per capire che, in fondo, il populismo non esiste. E, con ogni probabilità, non è mai esistito.

La lezione memorabile di Ratzinger nel 1968
Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI (Getty)
In libreria l’importante saggio biografico su Benedetto XVI di Elio Guerriero. Pubblichiamo estratti sulla genesi di «Introduzione al cristianesimo», capolavoro con cui il futuro pontefice rispose all’ondata postconciliare riattualizzando i fondamenti della fede.
L’Italia cresce più di Parigi e Berlino Giorgetti gongola: «Governo efficace»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Scatto del Pil tricolore (+0,3%) nel 1° trimestre 2025: bruciate Francia (+0,1%) e Germania (+0,2%). E l’inflazione è stabile.
Stellantis, ricavi in calo del 14%. Sospese le stime per tutto il 2025
John Elkann (Imagoeconomica)
Il gruppo di John Elkann, dopo un 2024 da dimenticare, ha registrato un ulteriore trimestre negativo. Stop temporaneo alle esportazioni negli Stati Uniti: si fa sentire l’incertezza legata alla guerra dei dazi.
Giù il Pil americano, Trump: «Colpa di Biden»
Donald Trump (Ansa)
Il Prodotto interno lordo è sceso dello 0,3%: si tratta del primo dato negativo dal 2022. Per il presidente «è l’eredita dei dem, presto prospereremo». In precedenza aveva avvertito i produttori d’auto: «Trasferite le fabbriche qui o sarete massacrati».
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