
L'ex Mediobanca non è riuscito a coagulare un fronte anti finanza bianca. Ora divide il board di Prelios con Gaetano Micciché, risolutore di tante operazioni (da Rcs al calcio). E la banca di sistema può guardare al real estate.Gli equilibri di quelli che un tempo venivano chiamati poteri forti della finanza italiana sono stati stravolti. Alleanze consumate per decenni sono saltate, i nemici sono diventati amici, spesso facendo di necessità, virtù. Il coronavirus sta dando solo un'accelerazione a una rivoluzione che è partita da mesi. E che ha come grande regista l'unica, vera, banca di sistema rimasta in Italia: Intesa Sanpaolo. Che ha dato la prima scossa quando l'ad, Carlo Messina, ha lanciato l'offerta pubblica di scambio su Ubi (e ieri ha già annunciato di voler tirare dritto) coinvolgendo nella prima mossa del risiko bancario italiano ex nemici o comunque soggetti non vicini alla galassia di Intesa. A cominciare da Mediobanca che è stata assoldata come advisor finanziario grazie anche ai buoni rapporti tessuti da Messina con Francesco Canzonieri, responsabile del corporate e investment banking del gruppo di Piazzetta Cuccia, già testato sul campo - allora però come controparte di Intesa - nelle operazioni Intrum, Nexi e Prelios. «Poi se mi chiedete chi scegliere tra Mediobanca e Imi, è chiaro che rispondo che è meglio Imi, no way», aveva detto con una battuta Messina durante la conferenza stampa di presentazione dell'Ops davanti ai vertici della banca di investimento, seduti in prima fila. Tra questi il presidente, Gaetano Miccichè, che martedì è entrato nel consiglio di amministrazione proprio di Prelios, la società immobiliare controllata dal gruppo americano Dk e presieduta da Fabrizio Palenzona. L'arrivo del banker palermitano, che diventerà vicepresidente, darà un ulteriore impulso alla crescita della società che gestisce 24 miliardi di asset ed è attiva sui dossier come la valorizzazione della Galleria Sordi nel centro di Roma, lo sviluppo dell'area di MilanoSesto o l'area ex Trotto, in zona San Siro. Ma la nomina di Miccichè non ha valenza solo industriale. Ed ecco i sentieri che s'incrociano e si confondono nel nuovo assetto dei poteri. I protagonisti dell'affare sono infatti due banchieri di rango che provengono da due mondi assai diversi. Quello di Intesa, appunto, e quello di Unicredit. Gaetano Miccichè, Tano per gli amici, ama definirsi il banchiere dell'economia reale e in Cà de Sass è sempre stato visto come una specie di signor Wolf alla Pulp Fiction che risolve i problemi. Dalle banche al calcio passando per i giornali. Perché il presidente di Imi è stato anche al vertice della Lega di serie A e prima ancora ha coordinato l'operazione Rcs sostenendo finanziariamente l'ascesa di Urbano Cairo. Con l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, dall'altra parte della barricata. Ora Miccichè sarà il vice di Palenzona. E insieme gestiranno crediti in sofferenza, anche quelli originati dalle banche di cui sono stati ai vertici. «Lo conosco e ne sono amico da vent'anni: è persona di assoluto standing professionale e umano. Sono onorato che abbia voluto mettere a disposizione con generosità la sua esperienza e competenza», ha dichiarato martedì il presidente di Prelios. Amici, ma per decenni professionalmente su due fronti opposti. Perché il sessantasettenne Palenzona, ex Dc, ex presidente della Fondazione Crt, ex consigliere di amministrazione Mediobanca e custode delle eredità di Cuccia e Maranghi, è stato anche tra i fondatori di Unicredit che lo ha avuto come vicepresidente. Poi leader degli autotrasportatori, delle società autostradali, ex presidente degli Aeroporti di Roma e molto altro. Sempre lontano, però, dall'orbita della cosiddetta finanza bianca. Si dice che Palenzona abbia tentato invano di coagulare un dissenso per puntare alla successione in Acri dopo lo storico addio di Giuseppe Guzzetti, antico sodale del presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli , ed ex dominus della Cariplo, grande azionista della banca oggi guidata da Messina. Ed è rimasto a mani vuote nel giro di poltrone di Cdp avvenuto nell'autunno del 2018. Anche la sua presa su Torino sembra essere stata parecchio allentata dalla collaborazione istituzionale stretta tra l'anima sabauda di Intesa ereditata dal Sanpaolo e il sindaco Chiara Appendino. A fine luglio 2019 Intesa ha stretto un accordo con Prelios su 10 miliardi di crediti classificati come inadempienze probabili (Utp). Messina al tempo l'aveva definita «la più grande operazione di questo tipo nel mercato italiano». E Palenzona, dalle pagine del Sole 24 Ore, in un'intervista rilasciata ad agosto aveva ringraziato: «Per noi è motivo di orgoglio essere partner della prima banca del Paese, condividendone valori e obiettivi. Abbiamo avuto sin dall'inizio la sensazione di poter cogliere nel segno, grazie all'apertura del dottor Messina, ma non saremmo arrivati sin qui senza la professionalità, il supporto e la determinazione dei team di Intesa e di Banca Imi». Quella squadra che ora si ritrova in casa.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





