Pacchetto Energia, da Bruxelles il tetto ai prezzi di gas e petrolio Berlino contro il nucleare

Da Bruxelles arriva il tetto ai prezzi di gas e petrolio
Bruxelles entra a gamba tesa nella questione della regolamentazione dei prezzi di gas e petrolio. Mercoledì la Commissione europea dovrebbe approvare un pacchetto energia in cui si fissa un tetto ai prezzi.
Non si tratta di una misura lineare. Il tentativo dell’Unione è infatti di favorire i redditi bassi, ovvero coloro che hanno un Isee inferiore ai 28mila euro. Inoltre, dopo una lunga trattativa fra gli Stati membri, si è anche arrivati a definire una sorta di piano di emergenza che può scattare sulla base della richiesta di due Paesi.
Di che cosa si tratta esattamente? In pratica, sulla base della domanda da parte di due Paesi, Bruxelles potrà attivare una forma di solidarietà comunitaria che di fatto obbliga gli Stati con maggiori risorse energetiche ad aiutare quelli in maggiore difficoltà. Il meccanismo andrà chiaramente rodato, anche perché è frutto di una lunga negoziazione in un momento assai delicato per tutti i Paesi dell’Unione. Complice l’inflazione alle stelle e i prezzi dell’energia sotto pressione.
Secondo quanto risulta a Verità&Affari, la misura di solidarietà dovrebbe avere un carattere temporaneo. A chiedere che ci fosse un limite temporale è stata l’Olanda per evitare che una circostanza emergenziale si trasformi poi in una misura di carattere strutturale.
SCONTRO NUCLEARE
Intanto la Germania ha riaperto il vaso di Pandora della tassonomia verde. In un giro di consultazioni condotto dalla presidenza francese dell’Unione, Berlino ha detto che si opporrà al regolamento delegato comunitario che classifica nucleare e gas come attività sostenibili, utili alla transizione. «Questo è un segnale politico importante che chiarisce che l'energia nucleare non è sostenibile» hanno chiarito fonti del ministero dell'ambiente tedesco. Da Berlino arriva così uno schiaffo alla Francia, grande produttore di energia dell’atomo.
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.














