2023-01-11
Orcel e Azimut fan rotolare teste in Amundi
Andrea Orcel (Imagoeconomica)
La partnership tra Unicredit e la società di gestione del risparmio innesca una rivoluzione nel management del gruppo francese. Anima conferma l’accordo fino al 2027 con Crédit Agricole (ma la nota è stata diffusa solo nelle ultime ore del 31 dicembre scorso).L’accordo commerciale tra Unicredit e Azimut sul mercato del risparmio gestito prevede il lancio dei fondi per i clienti italiani per la seconda metà del 2023 ma avrebbe già sortito il primo effetto: far rotolare qualche testa in casa di Amundi. Cosa c’entrano i francesi? Facciamo un passo indietro al 16 dicembre quando l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, convoca una conferenza stampa nel grattacielo di piazza Gae Aulenti per annunciare la firma con Azimut Holding di una lettera di intenti che definisce i principi fondamentali per la distribuzione in Italia di nuovi prodotti di risparmio gestito. L’obiettivo è quello di estendere la potenziale distribuzione dei suoi prodotti bancari ad Azimut e rafforzare la dimensione del gestito di Unicredit, a beneficio dei suoi 7 milioni di clienti in Italia. Orcel ha dunque deciso di smontare l’impostazione del suo predecessore Jean Pierre Mustier che nel 2016 aveva deciso di vendere la società di gestione Pioneer per 3,54 miliardi alla francese Amundi, controllata dal Credit Agricole. La stessa Amundi che ha ancora un accordo di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2027. Sei anni fa alcuni osservatori avevano contestato la decisione di Mustier sostenendo che la dismissione della fabbrica di risparmio gestito avrebbe rafforzato il capitale della banca, ma nel medio-lungo termine l’avrebbe privata di una preziosa fonte di ricavi. Ora, il ribaltone. «Se la partnership con Azimut Italia avrà successo, e lo credo, è replicabile in altri posti. Quanto all’accordo con Amundi in scadenza tra cinque anni, noi rispettiamo sempre i contratti. Poi o ci saranno altre partnership o ci saranno altri partner», aveva detto Orcel. Lasciando quindi intendere di voler rivedere l’alleanza, se non proprio pensare già a un divorzio con i francesi con la scadenza del contratto. Un duro colpo per la griffe transalpina dell’asset management che potrebbe presto vedere depotenziato il business italiano. E quindi deve rivedere le sue strategie ma anche le sue truppe. Non a caso in questi giorni ci sono stati alcuni cambi importanti: lo scorso 2 gennaio Cyril Meilland è stato nominato responsabile delle relazioni con gli investitori e della comunicazione finanziaria al posto di Anthony Mellor. Nel gruppo dal 2021, Meilland in precedenza aveva ricoperto diversi ruoli senior nel Crédit Agricole, tra cui capo del personale per l’amministratore delegato del gruppo dal 2019-2020 e responsabile della comunicazione finanziaria e delle relazioni con gli investitori della Banque Verte tra il 2016 e il 2019 (e prima ancora aveva avuto lo stesso incarico anche in Amundi, per la quale ha guidato la comunicazione finanziaria sulla Ipo nel 2015). Non solo. Il 9 gennaio Amundi ha annunciato anche un rimpasto in Italia: Gabriele Tavazzani, già ceo di Amundi Austria, è stato nominato amministratore delegato e direttore generale di Amundi Sgr mentre l’uscente Cinzia Tagliabue è diventata presidente del consiglio di amministrazione. Rimpasti e cambi che, secondo alcuni osservatori, sono il segnale di una reazione alla mossa di Orcel. Anche perché se lo sgambetto con Azimut è stato del tutto inatteso, forse più prevedibile era la volontà del banchiere di rivedere il network di alleanze del gruppo, compresi gli accordi con i francesi, rispondendo alle due parole d’ordine della sua gestione: semplificazione e, soprattutto, redditività.«Se Parigi val bene una messa, Milano per Amundi vale un funerale», è la battuta di un operatore del settore. A maggio 2022, comunque, Amundi è salita al 5,16% del leader italiano del risparmio gestito Anima di cui è primo socio il Banco Bpm. Lo stesso Banco di cui l’Agricole ad aprile ha comprato quasi il 10 per cento. A fine novembre, tra l’altro, il cda del Banco Bpm ha affidato alla Banque Verte guidata in Italia da Giampiero Maioli un periodo di esclusiva per l’alleanza commerciale nella distribuzione delle polizze del ramo danni valutato circa 300 milioni. Amundi è anche «in coabitazione» nel gruppo Credit Agricole Italia con la stessa Anima, il cui accordo scadrà nel 2027. La sera di sabato 31 dicembre, in un orario peraltro curioso e considerando anche che il 1 gennaio i giornali non erano in edicola, è stato diffuso da Anima un comunicato in cui si legge che prosegue la partnership tra Anima Holding e il Gruppo Crédit Agricole Italia «adattando per quanto necessario il precedente accordo che legava Anima e il Credito Valtellinese. La revisione si è resa infatti opportuna a seguito della fusione per incorporazione in Cai di Creval, con efficacia a far data dal 24 aprile 2022. L’accordo mantiene la durata originaria a tutto il 2027». Una nota, dunque, fatta da Anima praticamente per conto terzi, in cui annuncia che il Creval non esiste più e quindi continuerà a lavorare con la banca che l’ha incorporata, senza però fare con alcun riferimento agli altri accordi esistenti con Amundi, controllata anch’essa dall’Agricole.