
Sui giornali i protagonisti dello scandalo si lamentano del «linciaggio mediatico». Ma le minacce colpiscono anche coloro che organizzano eventi sgraditi alla sinistra, e nessuno ne parla. Dati sconcertanti del ministero sul «business degli affidi».Alla fine è andato tutto come previsto: nel caso Bibbiano le uniche vittime sono gli assistenti sociali e la giunta rossa del paesone in provincia di Reggio Emilia. Alle loro lamentazioni si concedono pagine e pagine di giornale, e intanto l'unica cosa che conta - le decisioni sul destino dei bambini - si perde nel gorgo ribollente delle sabbie mobili. «Siamo stati travolti da un'onda anomala», ha sussurrato alla Stampa il sindaco facente funzioni Paola Tognoni del Partito democratico. «Abbiamo subito minacce da tutta Italia. Una volta abbiamo ricevuto anche delle lettere che contenevano sterco. E il primo consiglio comunale dopo gli arresti, per motivi di sicurezza, è stato fatto con i poliziotti in tenuta anti sommossa a presidiare l'ingresso». Il titolo di prima pagina della Stampa di ieri dava adeguatamente conto del dramma: «Minacce e proiettili ai servizi sociali del caso Bibbiano». Leggendo l'articolo, si capiva che la vera minaccia, in Val d'Enza, sono i perfidi sovranisti che - approfittando della campagna elettorale - renderanno ulteriormente rovente il clima già torrido: «Il pericolo c'è», spiega la piddina Francesca Bedugni, sindaco di Cavriago. «C'è chi vuole ancora cavalcare l'inchiesta per strumentalizzarla e raccogliere consenso». Ad aggiungere pathos, ecco le dichiarazioni anonime degli assistenti sociali: «Abbiamo paura di finire in indagini nel normale svolgimento del lavoro, perciò chiediamo di essere trasferiti ad altri impieghi». Non è la prima volta che si sentono parole del genere. Anche il Venerdì di Repubblica, settimane fa, ha prodotto un analogo reportage dalla terra reggiana, raccontando con commossa partecipazione le sofferenze del popolo di sinistra. Nella speranza di consolare gli assistenti sociali e la giunta bibbianese, ci permettiamo di raccontare un paio di cose che ci riguardano. Il sindaco Tognoni descrive poliziotti in tenuta anti sommossa fuori dal consiglio comunale. Sappia che le forze dell'ordine, con la medesima uniforme, sono molto spesso presenti anche all'esterno dei locali in cui si svolgono convegni sui fatti di Bibbiano sgraditi alla sinistra. Gli eventi sul tema sono ogni volta stigmatizzati dal Pd, che invoca la censura, minaccia azioni legali, attacca con violenza gli organizzatori. L'ultima volta è accaduto a Lucca, dove si è mobilitato il senatore pd Andrea Marcucci. Per un convegno in programma a Bergamo il 30 di questo mese si è scomodato addirittura il vescovo di Firenze. A Mantova, invece, è stato il sindaco (ovviamente del Pd) a criticare pesantemente l'iniziativa. Fuori dalla sala, regolarmente affittata e pagata dagli organizzatori, c'erano numerosi poliziotti, casomai a qualche antagonista saltasse in mente di dare spettacolo. Ci auguriamo, dunque, che i sindaci dem di Bibbiano e Cavriago si sentano meno soli nel loro dolore, sapendo che anche ad altri giungono offese e minacce. Il punto, però, non sono né le polemiche a mezzo stampa né le tensioni politiche. La questione centrale, a parecchi mesi di distanza dalla deflagrazione dell'inchiesta «Angeli e demoni», rimane la sorte dei bambini. Ma sembra che non interessi a nessuno, o quasi. La commissione tecnica regionale allestita dalla Regione Emilia Romagna ha definito la vicenda bibbianese «un raffreddore», insultando le vittime e pure il lavoro dei magistrati. La commissione d'inchiesta politica guidata da Pd e 5 stelle è giunta alle medesime conclusioni. La «task force» riunita dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dopo mesi di lavoro, ha reso noto che in Italia, nell'anno passato, sono stati affidati alle strutture 12.338 bambini. Nello stesso periodo, sono rientrati nelle famiglie d'origine 1.540 piccini, ovvero il 12% del totale. E gli altri? L'88% dei minorenni perché è ancora lontano da casa? Non è dato sapere. In Parlamento è ferma la proposta di legge per modificare il sistema di affidamento dei minori (avanzata da una 5 stelle, Stefania Ascari). E siamo ancora in attesa di vedere all'opera la commissione di inchiesta sulle case famiglia che la Lega aveva fatto approvare addirittura in agosto. Sui giornali trovano spazio le lagne di sindaci e assistenti sociali. Ma non c'è un rappresentante del Pd che sia uno disposto ad assumersi mezza responsabilità politica su quanto accaduto in Val d'Enza. Anzi: il partito ha sempre difeso il suo sindaco indagato, Andrea Carletti. Non che altri siano più disposti alla riflessione. Dall'ordine degli assistenti sociali siamo ancora in attesa di udire una seria autocritica. Qualche istituzione ha intenzione di occuparsene? Qualcuno vuole indagare sul comportamento del Garante nazionale per l'infanzia e del Garante dei minori emiliano? Chissà. Bonafede si è limitato a fornire qualche dato generico, senza entrare nello specifico dei costi, senza entrare in profondità nel business che riguarda i bambini. È riuscito soltanto - chiedendo una nuova indagine amministrativa - a bloccare il trasferimento a Roma del presidente del Tribunale dei minori di Bologna, Giuseppe Spadaro. Il quale non solo non è toccato da inchieste, ma è l'unico che ci ha messo la faccia per il bene dei ragazzi, organizzando personalmente una revisione dei casi di minori in affido trattati dai suoi giudici e mettendo in luce le criticità del sistema. Questa è la ricompensa per chi parla chiaro. A chi è rimasto zitto o addirittura ha tentato di insabbiare, invece, vengono concesse paginate sui giornali. Da cui si evince che le vere vittime sono politici e professionisti del settore: dei bambini e alle famiglie chissenefrega.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Scandalo nel settore energetico: tangenti per 100 milioni ai funzionari della società pubblica del nucleare. Cinque arresti. Volodymyr Zelensky perde la faccia. Mosca attacca: «Soldi europei sottratti dal regime ucraino». Berlino: «Preoccupati, ora vigileremo».
Un nuovo scandalo di corruzione travolge Kiev, mettendo in crisi la credibilità del governo nel pieno della guerra contro la Russia e accendendo le tensioni con gli alleati occidentali. Il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto e ottenuto le dimissioni del ministro della Giustizia German Galushchenko e della ministra dell’Energia Svitlana Grynchuk, dopo averli accusati di aver perso la fiducia necessaria per restare nei loro incarichi. La decisione è arrivata dopo settimane di tensioni e indagini sul sistema energetico nazionale, già sotto pressione per i bombardamenti e le difficoltà economiche.
Getty images
Secondo il racconto dei media mainstream, l’Italia in mano al governo di centrodestra doveva finire in bancarotta, Londra poteva regredire al Medioevo dopo aver lasciato l’Ue e Trump avrebbe fatto saltare i mercati globali: non ne hanno presa una.
Lo scandalo sulla Bbc, gloriosa emittente televisiva britannica scoperta «con le mani nella marmellata» a falsificare il racconto degli eventi del 6 gennaio 2021 di fronte a Capitol Hill in modo da far credere che Donald Trump avesse esplicitamente esortato i manifestanti ad assaltare il Campidoglio, ci obbliga a farci una domanda: quale credibilità hanno i mezzi di informazione in Italia?
Guardiamo al racconto che viene fatto dell’episodio sui nostri media: una difesa ad oltranza. Talvolta spudorata; talaltra più misurata. Si fa fatica a comprendere cosa sia veramente successo. Quando anche i vertici della Bbc trovano il coraggio di dimettersi per la gravità di quanto avvenuto, i nostri mezzi accorrono in amorevole soccorso. Se dovessimo ancora una volta valutare la credibilità sulla base del modo in cui viene raccontata questa storia, il giudizio non sarebbe positivo. Ma quanti credono in Italia che Trump abbia effettivamente avuto un ruolo attivo su quanto avvenuto il 6 gennaio 2021 a Capitol Hill?
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
Divulgate dai democratici alcune email del finanziere pedofilo: «Donald a casa mia per ore con una ragazza». «Una falsità».
Mentre andava in soccorso di Benjamin Netanyahu, Donald Trump è dovuto tornare a fronteggiare il caso Epstein. Ieri, i componenti dem della Commissione Vigilanza della Camera statunitense hanno pubblicato un messaggio del 2019, in cui il finanziere morto suicida sosteneva che l’attuale presidente americano «sapeva delle ragazze». È stato inoltre reso pubblico un altro messaggio, datato 2011, in cui Epstein affermava che una vittima - il cui nome appare segretato - «aveva trascorso ore» in casa sua con Trump. «I democratici hanno fatto trapelare selettivamente delle email ai media liberal per creare una falsa narrazione volta a diffamare il presidente Trump», ha commentato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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