2025-11-13
Hai capito le Ong: giro d’affari da 1,4 miliardi
Il report di Open cooperazione fa i conti in tasca agli attivisti. In Italia oltre 1.000 progetti, +40% negli ultimi cinque anni.Per l’opinione collettiva le Ong sono organizzazioni che si spendono per nobili cause, dagli aiuti ai migranti al cambiamento climatico ma dietro queste crociate umanitarie e sociali, si nasconde una macchina da guerra finanziaria, che non ha eguali.I numeri di questi colossi sono sul portale Open cooperazione, piattaforma che raccoglie da dieci anni i movimenti finanziari di oltre 250 tra le più importanti organizzazioni del settore. Dalle tabelle emerge che l’anno scorso le Ong italiane hanno consolidato il trend di crescita con un incremento di tre punti percentuali e che negli ultimi dieci anni il valore delle entrate è più che raddoppiato.Le sole organizzazioni della società civile, mobilitano una quantità di risorse economiche e umane paragonabili a importanti filiere produttive del nostro Paese con l’unica differenza che hanno aumentato il business in modo progressivo e continuativo. Hanno un valore economico di oltre 1,4 miliardi di euro, equivalente a settori come quello dei vini spumanti, del gelato italiano o dei mobili e arredo di design. Le Ong italiane sono attive in 129 Paesi del mondo con quasi 6.000 progetti implementati (più 4% rispetto al 2023) di cui il 48% in Africa, in località indicate dal Piano Mattei. Mozambico, Etiopia, Kenya e Uganda sono al primo posto tra i Paesi dove si sono concentrate la maggior parte delle iniziative (793 progetti). Le attività interessano anche contesti di conflitto: 114 per gli ucraini, 176 a sostegno della popolazione della Palestina, 146 in Libano. Ma è in Italia che le Ong concentrano le iniziative: oltre 1.000 quelle realizzate nel 2024 da 92 organizzazioni e una crescita del 40% negli ultimi cinque anni in particolare sui temi della povertà educativa, dell’assistenza ai rifugiati e delle nuove povertà.Nella classifica sulla base dei bilanci, si collocano tra le prime dieci, Save the Children, Fondazione Avsi, Intersos, Medici Senza Frontiere, Coopi, Emergency, Comitato Italiano per l’Unicef, WeWorld, Medici con l’Africa e ActionAid. Stiamo parlando di big finanziari, tant’è che più dell’80% delle entrate economiche del settore è realizzato dalle prime 20 organizzazioni italiane, una percentuale in costante crescita come rivelato da Open Cooperazione.Ma come si finanziano? Per il 58% con fondi pubblici e per il 42% da fondi privati. I fondi pubblici alle Ong arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, il 37% dall’Agenzia italiana per la cooperazione Aics e dal Maeci, un altro 33% dall’Unione europea (Ue+Echo), poco più del 15% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il restante 14% da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.Per quanto riguarda i fondi privati (sono oltre 2 milioni i donatori), mentre restano sostanzialmente stabili quelli erogati dalla filantropia privata e bancaria (32%), aumentano le entrate da donazioni o partnership con le aziende dal 35 al 41%. Il canale fiscale del 5×1000 contribuisce per il 21% e le chiese per il 7% circa. Le organizzazioni con bilancio certificato sono il 69% mentre il 31% non lo hanno. Dalla piattaforma risulta che gli operatori della cooperazione guadagnano in Italia da un massimo di 145.000 euro lordi annui a 10.000 euro mentre per l’estero la retribuzione più alta è di 89.496 euro lordi. Le Ong puntano molto sulla diversificazione delle fonti di finanziamento, assegnando un ruolo sempre più rilevante alle partnership con le imprese. Questo apre a nuove sinergie tra settore non profit e privato, con potenziali benefici sistemici. Aumentano anche le risorse umane impiegate nel settore, in Italia e all’estero con quasi 29.000 operatori e operatrici (53% uomini e 47% donne). Un patrimonio di persone che è cresciuto del 7% rispetto al 2023 e che negli ultimi dieci anni si è più che duplicato. A questi dipendenti si aggiunge l’attività dei volontari attivi (52.196) e di quelli in servizio civile (1.762). Nel 2024 sono aumentati rispettivamente del 5% del 35% rispetto all’anno precedente.La situazione però sta cambiando. «Notiamo un significativo definanziamento delle risorse assegnate all’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che rappresenta il principale strumento di cui il sistema italia si è dotato con la legge 125 per tradurre in opera le politiche di cooperazione», afferma Sandro De Luca, presidente di Link2007. Il contesto internazionale, condizionato dalle misure attuate dall’amministrazione americana nei primi mesi del 2025 con il disimpegno da diversi fondi multilaterali e la chiusura di Usaid, è mutato e c’è il rischio di un cambio di passo anche in Italia. Elias Gerovasi, curatore del progetto Open Cooperazione, spiega che «negli ultimi 12 mesi diversi Paesi donatori hanno ridotto in modo significativo i loro stanziamenti per la cooperazione internazionale e l’aiuto umanitario sull’onda di priorità politiche nazionali che spostano l’attenzione su sicurezza, difesa dei confini e gestione della migrazione a discapito dell’aiuto allo sviluppo». De Luca fa notare che dalla legge di Bilancio emerge «il sostanziale mantenimento del livello complessivo dei fondi per la cooperazione allo sviluppo, in controtendenza rispetto ai tagli adottati da molti donatori internazionali». E sottolinea che gli impegni negli ultimi anni sono aumentati in modo significativo con l’ampliamento dei paesi prioritari per la cooperazione italiana (da 18 a 31) e l’investimento strategico legato al Piano Mattei.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputata di Fratelli d'Italia e vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna in occasione dell'evento «Mattei Plan for African and Global Gateway» sul Piano Mattei come motore di sviluppo per il futuro.
(Totaleu)
Lo ha detto il presidente della Fondazione Social Economic Development Aroldo Curzi Mattei, a margine dell'evento «Mattei Plan for Africa and Global Gateway», sul Piano Mattei e le sue finalità.