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Omofobia, Pro Vita & Famiglia: «Il caso Erika e Martina? Al solito, due pesi e due misure»

Omofobia, Pro Vita & Famiglia: «Il caso Erika e Martina? Al solito, due pesi e due misure»

«Due pesi e due misure. Se le due ragazze bloccate da Instagram e poi 'riattivate' le chiamano le paladine della lotta all'omofobia dopo una settimana di blackout dal social, a noi di Pro Vita & Famiglia, da sempre bloccati, insultati o bannati su Facebook e altre piattaforme come dovrebbero chiamarci? Sentinelle della lotta contro l'aborto, la transfobia, il gender e tutti i temi prolife? Non sia mai, noi siamo meritevoli di ulteriori 'elogi' invece, quali trogloditi, medievali, bigotti, cattolici contro cui bestemmiare» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di PVF onlus dopo la notizia del ripristino del profilo Instagram di due ragazze attiviste Lgbt.

«Sugli insulti, le minacce, che riceviamo giornalmente noi, i media e la stampa non spendono né due minuti né una riga, mentre "Le perle degli omofobi" di Martina e Erika con gli screenshot delle frasi più pesanti a loro rivolte sono una notizia da mettere in risalto» hanno proseguito. «Ma ci rendiamo conto che ora che potrebbe diventare legge il ddl Zan sulla omotransfobia la nostra libertà di pensiero sarà ancora più minata? Altro che sospensione da Instagram di Martina e Erika: non sarà più legittimo affermare che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre e se vorremo criticare lo stile di vita gender rischieremo la galera in violazione dell'art. 21 della Costituzione, pietra angolare della nostra democrazia. Non occorre una norma ulteriore rispetto a quelle già esistenti nel codice penale da applicare per le fattispecie inerenti ai reati d'odio che vanno giustamente sanzionati. Questa legge è un escamotage per zittire per sempre associazioni come la nostra» hanno concluso Brandi e Coghe.

Fs aumenta gli investimenti e la puntualità
Stefano Donnarumma, ad di Fs
L’ad Stefano Donnarumma presenta le nuove strategie: pronti 18 miliardi per il 2025 e progetti per 177 miliardi fino al 2034. La flotta verrà rinnovata e si punterà su digitalizzazione della rete e apertura ai privati. Matteo Salvini rilancia i cantieri e il Ponte di Messina.

Investimenti per 18 miliardi nel 2025, 7 di questi solo per il Pnrr. Cifre senza precedenti per il gruppo Fs come spiegato dall’amministratore delegato Stefano Donnarumma ieri in occasione della presentazione del Piano strategico 2025-2029. «Questi risultati rappresentano le fondamenta della traiettoria di lungo periodo delineata nell’aggiornamento del Piano strategico, che prevede ulteriori investimenti per 177 miliardi di euro nel periodo 2026-2034. Il prossimo anno puntiamo a superare il target dei 18 miliardi», mentre per quanto riguarda gli obiettivi al 2029, nonostante una perdita iniziale pari a 200 milioni di euro nel 2024, restano gli stessi: «20 miliardi di euro di ricavi, 3,5 miliardi di euro di Ebitda e un risultato netto pari a 500 milioni di euro, coerenti con la traiettoria di crescita prevista per i prossimi anni», ha commentato presentandosi sul palco vestito da ferroviere per «trasmettere l’orgoglio e l’emozione di essere ferrovieri e italiani».

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Lista d’attesa lunga per avere le cure: chiede l’eutanasia. E il Canada gliela dà
Iniezione letale (iStock)
Donna affetta da una patologia rara, ma non grave, si deprime per le tempistiche dell’operazione e ottiene l’ok al fine vita.

Una donna affetta da una malattia rara, ma tutt’altro che in fin di vita bensì semplicemente stanca di aspettare l’intervento chirurgico di cui avrebbe bisogno, arriva a chiedere - e ottiene - la morte assistita. Sembra assurdo che un caso simile possa esistere e, probabilmente, lo è. Peccato sia una storia vera: quella che vede suo malgrado protagonista Jolene Van Alstine, 37 anni, residente nella provincia canadese del Saskatchewan. La donna soffre da otto anni di iperparatiroidismo primario normocalcemico, una malattia paratiroidea molto rara ma curabile. Il punto è che nel Saskatchewan pare non ci siano chirurghi in grado di eseguire l’operazione di cui ha bisogno. Per questo, la trentasettenne deve essere indirizzata fuori provincia, ma non può ottenere un’indicazione senza prima essere visitata da un endocrinologo e - di quelli della sua zona, alcune decine - nessuno accetta nuovi pazienti.

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Marco Scatarzi e Lorenzo Cafarchio raccontano boicottaggi, accuse grottesche e tentativi di censura tra fiere del libro e festival. Perché il pluralismo diventa un problema solo quando non è di sinistra?

La strage silente delle miocarditi da vaccini
Vaccini (iStock)
È provato che il farmaco usato per il Covid, specie nei soggetti giovani, possa causare microlesioni rilevabili solo con esami mirati. Spesso la sintomatologia è nulla: arriva solo un’aritmia improvvisa e fatale. Eppure la «scienza» dà dei cialtroni alle tante vittime.

Il malore improvviso ha un nome. La mio/pericardite associata ai vaccini a mRna contro Sars-CoV-2, è un fenomeno epidemiologicamente ben documentato, in particolare nei maschi tra 12 e 29 anni. Studi pubblicati su The Lancet, Nature, Jama hanno confermato infatti un aumento dell’incidenza rispetto ai tassi di background pre-Covid, soprattutto nella settimana successiva alla seconda dose.

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