2023-07-19
Il vero obiettivo delle Brigate Caldo: convincerci ad aprire il portafoglio
Il G20 rivela: per la transizione ecologica le sole nazioni «emergenti» dovranno spendere 10.800 miliardi in 7 anni. Se ci aggiungiamo i soldi che sborseremo noi «ricchi», è chiaro che qualcuno farà profitti a palate.Al già piuttosto nutrito album di famiglia della sinistra europea e italiana – in virtù delle evidenze emerse negli ultimi giorni – dobbiamo purtroppo aggiungere una nuova formazione terroristica: le Brigate Caldo. Si tratta di nuclei particolarmente agguerriti che da qualche settimane seminano angoscia e paura in ogni dove, alimentando una sconsiderata narrazione sulle «temperature record». Il messaggio è il seguente: non c’è mai stato così caldo in tutta la storia dell’umanità. In Italia, Spagna e Francia si stanno raggiungendo picchi che nemmeno nel più torrido degli inferni. Gli italiani – già morti a migliaia nel 2022 per via dell’afa – periranno come mosche, si diffonderanno nuove epidemie, catastrofi immani pioveranno sull’umanità stolta siccome castighi divini e terre in precedenza fresche diverranno peggio del Sahara. Emblematico, a tal proposito, il titolo scodellato ieri da Repubblica in prima pagina: «Caldo record, il Pianeta in ginocchio».Non importa che persino esperti dell’aeronautica e noti meteorologi abbiano smentito le fandonie sul picco di calore mai visto e sui conseguenti disastri: le Brigate Caldo hanno il dovere di terrorizzare la popolazione, tramutando una tutto sommato prevedibile canicola (del resto è estate, che volete farci) in un cataclisma di proporzioni bibliche. Per svolgere il compito, le formazioni combattenti approfittano del contributo di illustri ideologi. Tra questi c’è Michele Serra, che ieri si è scatenato dipingendo scenari apocalittici: «Se vogliamo sopravvivere come specie», ha scritto, «dobbiamo rinfrescare e ripulire l’atmosfera, altrimenti la prossima Era sarà legittimo appannaggio dei bacarozzi, dei ragni, delle meduse e di altri nostri legittimi conviventi». La tiritera è sempre la medesima: se non limiteremo o cancelleremo del tutto le emissioni di CO2 ci condanneremo a morte.Come tutti i fanatici, anche le Brigate Caldo non accettano deviazioni dalla linea. Chi esprime dubbi va subito punito: colpirne uno per educarne cento. All’uopo è stata creata la categoria del «negazionista climatico», figura che costituisce una variazione sul tema «fascista». Al pari del fascista, il negazionista è ottuso, brutale, cattivo, egoista e destrorso. E infatti Serra s’infuria: «Se il pianeta s’infoca, i ghiacci polari si sciolgono e le città costiere vengono sommerse, destra e sinistra vanno sotto alla stessa maniera», scrive. «Perché diavolo la destra deve essere “negazionista”, sul clima? Su quali basi scientifiche e, aggiungo, su quali basi politiche, visto che nessuna ipotesi di società, nessun progetto di sopravvivenza può fare a meno di prendere atto che il riscaldamento del pianeta è una realtà, non un’ipotesi?». Davvero un’ottima mossa: prima accusi qualcuno di essere ciò che non è, poi ti chiedi perché lo sia.In ogni caso, è inutile ripetere per l’ennesima volta che il negazionismo è una categoria propagandistica, che i dogmi sulle emissioni sono antiscientifici e che le affermazioni sul caldo record sono false. Molto più interessante è provare a ribaltare la domanda. Chiediamoci piuttosto: ma perché i liberal sono così ossessionati e ossessionanti con questa storia del clima? Perché i giornali d’area spingono con così tanto vigore il panico ambientale?Una risposta suggestiva contribuiscono a fornirla i documenti prodotti dal G20 finanziario i cui lavori si sono conclusi ieri in India. I numerosi esponenti dei cosiddetti poteri forti lì riuniti hanno insistito tutti, con diverse sfumature, sull’importanza della rivoluzione verde. Domenica il neo eletto presidente della Banca mondiale (nominato da Joe Biden), Ajay Banga, ha dichiarato che la sua istituzione deve smettere di concentrarsi soltanto sulla lotta alla povertà e cominciare a focalizzarsi anche sulla battaglia per avere un pianeta vivibile. «La semplice verità è: non possiamo sopportare un altro periodo di crescita ad alta intensità di emissioni», ha detto Banga.Qualche giorno prima dell’inizio del G20, oltre 430 «leader globali e cittadini» si sono riuniti ad Ahmedabad, sempre in India, per partecipare al sesto vertice Urban 20. Gli amministratori di 105 città di tutto il mondo, in quell’occasione, hanno firmato un documento – indirizzato proprio ai partecipanti al G20 - «che invita i leader nazionali e cittadini a lavorare insieme come partner preziosi ed uguali per dimezzare le emissioni globali entro il 2030 e affrontare le disuguaglianze, creando società sicure, resilienti e giuste e promuovendo sviluppo equo, accessibile e inclusivo». Secondo i membri dell’U20 esiste «l’urgente necessità di rivedere i finanziamenti allo sviluppo per aumentare il sostegno all’azione per il clima nelle città, in particolare nelle città del Sud del mondo che affrontano il peso maggiore della crisi climatica».Le richieste di questi sindaci e del presidente della Banca Mondiale sono state ottimamente recepite dal G20 finanziario. Nel corso del grande meeting, un gruppo di lavoro guidato dall’ex segretario al Tesoro americano, Larry Summers, e dallo studioso NK Singh ha chiarito che «servono finanziamenti da 3.000 miliardi di dollari l’anno, da qui al 2030, per venire incontro alle necessità globali di lotta alla povertà, transizione ecologica e infrastrutture sostenibili». Nel documento prodotto dagli economisti del G20 si legge che «la finestra di azione si sta chiudendo velocemente e le scelte prese ora condizioneranno le prospettive di crescita, inclusione e clima per decenni». Per questo motivo i prestatori multilaterali come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale «devono creare un nuovo meccanismo di finanziamento e triplicare i prestiti sostenibili entro il 2030 per eliminare la povertà e raggiungere gli obiettivi climatici».Stando al paper fuoriuscito dal G20, «il sistema internazionale di finanziamento dello sviluppo dovrebbe […] fornire 500 miliardi di dollari in finanziamenti esterni ufficiali annuali aggiuntivi entro il 2030, di cui un terzo in finanziamenti agevolati che non creano debito e due terzi nella forma di prestiti ufficiali non agevolati». Dunque «il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale devono lavorare con i governi e il settore privato per ridurre, condividere e gestire i rischi e quindi abbassare il costo del capitale».Il paper si rivolge soprattutto ai cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Costoro, spiega la Reuters, secondo gli esperti del G20 dovrebbero appunto spendere «altri 3 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 per coprire gli investimenti nell’azione per il clima e raggiungere i loro obiettivi di sviluppo. Di questi, il circa 1,8 trilioni di dollari dovrebbero essere destinati a infrastrutture sostenibili (un aumento di quattro volte rispetto al 2019) mentre sarebbero necessari 1,2 trilioni di dollari per raggiungere altri obiettivi, tra cui un aumento del 75% della spesa per la sanità e l'istruzione».In soldoni, tutto ciò significa che la rivoluzione climatica è un affare spropositato: soltanto per raggiungere gli obiettivi climatici, le «nazioni emergenti» dovrebbero spendere qualcosa come 10.800 miliardi di dollari da qui al 2030. Una bella fetta di questi soldi verrebbe ovviamente presa in prestito da istituzioni come Fondo monetario internazionale e Banca mondiale, contribuendo a stringere il cappio del debito attorno al collo già fragile di quello che un tempo si chiamava Terzo Mondo. Se a questo bel giro di soldi unite le spese che vengono richieste alle nazioni più ricche (quelle europee come l’Italia) per case green, auto elettriche e consumi sostenibili assortiti ottenete una fonte smisurata di profitto.Nulla di inedito: le Brigate Caldo dichiarano di agire per il bene comune e la salvezza dell’umanità. Ma c’è sempre qualcuno, nell’ombra, che le manovra. Come nella migliore tradizione sinistrorsa.
Silvio Berlusconi (Getty Images)