2023-11-09
Obama «sussurra» a Biden le regole sull’Ia
Joe Biden e Barack Obama (Ansa)
L’ex presidente collabora con la Casa Bianca senza incarichi ufficiali per gestire l’intelligenza artificiale: la campagna elettorale si avvicina e nel mirino finisce la presunta disinformazione pro Trump. Ma un report svela le censure contro i repubblicani nel 2020.Forse non ha tutti i torti Donald Trump quando sostiene - e lo dice da mesi - che il vero presidente americano in carica non è Joe Biden ma Barack Obama. Un mese fa nel New Hampshire l’ex presidente Usa è stato esplicito: «Non è mai andata peggio di come sta andando adesso, sotto la guida del disonesto Joe Biden e, diciamolo chiaramente, del suo capo Barack Hussein Obama. Penso che Obama sia il suo boss», ha dichiarato davanti a migliaia di persone. E sono autorevoli fonti vicine ai due presidenti dem, che insieme hanno governato l’America dal 2009 al 2017, a confermare la grande influenza che ancora esercita Obama, al punto di aver contribuito a redigere, su richiesta diretta di Biden, la nuova strategia sull’intelligenza artificiale (Ia) della Casa Bianca, che il presidente Usa ha lanciato lo scorso 30 ottobre firmando addirittura un ordine esecutivo (atto emanato senza alcun passaggio in Parlamento). premuraA cosa sia dovuta tanta premura non è difficile da comprendere: la Casa Bianca è estremamente preoccupata per il ruolo che l’intelligenza artificiale potrebbe svolgere nell’amplificare la cosiddetta «disinformazione» durante la campagna elettorale in vista delle elezioni di novembre 2024. «Obama e Biden non ci dormono la notte», hanno dichiarato i loro sherpa. È per questo che Biden ha preso le sue precauzioni in vista di un’ipotetica sfida contro Trump, che i sondaggi della Cnn continuano a dare in testa al 49% contro il 45% del presidente uscente (senza considerare i voti che porterebbe il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis).Dopo un primo incontro informale a giugno di quest’anno, durante il quale Obama ha garantito a Biden che avrebbe fatto «tutto il necessario» per aiutarlo nella campagna per le elezioni del 2024, l’ex presidente ha assistito il team di Biden passo dopo passo, tenendo contatti regolari con il capo di gabinetto della Casa Bianca Jeff Zients, il vice capo dello staff Bruce Reed e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Ha anche incontrato tutti i leader del settore, pressando sui «rischi per la sicurezza nazionale» che l’Ia pone. Non è un caso che Elon Musk, allergico alla censura, abbia appena presentato il suo nuovo progetto di Ia, Grok, definendolo «il migliore in circolazione». «Il contributo dell’ex presidente Obama è stato fondamentale per la nostra strategia aggressiva, volta a sfruttare i vantaggi dell’intelligenza artificiale minimizzando i rischi», ha dichiarato Zients. L’alto funzionario ha riferito che Biden e Obama s’incontrano «regolarmente» e che Obama è stato coinvolto in ogni passaggio della stesura dell’ordine esecutivo sull’Ia.Chissà se il 44° Potus (President of the United States, così è acronomizzato negli Usa) è sempre dell’idea di gestire la cosiddetta disinformazione come dichiarava di voler fare quando guidava gli Stati Uniti: «Credo che ci debba essere un modo per distinguere le informazioni tra quelle che superano i test di “verità” di base e quelle da scartare», aveva dichiarato Obama, «è difficile, ma penso che sarà necessario. La risposta non sarà la censura ma la creazione di spazi in cui le persone possano dire “quest’informazione è affidabile”». Il controllo del processo elettorale, insomma, è in cima alla lista delle priorità dei Democratici, come testimonia anche il report richiesto dai Repubblicani e presentato lunedì scorso in commissione giuridica alla Camera dei rappresentanti Usa, che descrive in dettaglio come il governo federale nel 2020 abbia collaborato con le università per censurare gli americani, come già emerso dopo la pubblicazione dei Twitter files: altro che «cospirazione».Secondo il report di 140 pagine, la Cisa agency del dipartimento per la Sicurezza nazionale Usa (Dhs) e il Global engagement center (Gec, dipendente dal dipartimento di Stato) si sono coordinati con la Stanford university, la University of Washington e altri enti pubblici per creare nell’estate del 2020 la Election integrity partnership (Eip, inizialmente denominata Election disinformation partnership) e censurare il free speech degli americani aggirando il primo emendamento. Il report racconta di centinaia di rapporti (Jira tickets) di presunta «disinformazione» elaborati da agenzie federali, università e piattaforme tecnologiche per sopprimere informazioni corrette e opinioni politiche, in particolare dei conservatori, dal presidente uscente Trump a Newt Gingrich passando per Marjorie Taylor Greene (deputata repubblicana molto attiva nell’inchiesta federale sull’origine del coronavirus), il senatore repubblicano Thom Tillis e commentatori e attivisti conservatori come Jack Posobiec, Tom Fitton, Sean Hannity, Mollie Hemingway e Charlie Kirk. Dando un’occhiata alle email interne sui contenuti censurati, gran parte delle informazioni rimosse riguardano infatti denunce di frodi elettorali e di eventi avversi e fatali post vaccinazione anti Covid, registrati già dopo le prime somministrazioni (che in America sono partite l’8 dicembre 2020). Chi ha osato denunciare frodi a sfavore di Trump e chi ha messo in discussione efficacia e sicurezza del vaccino, insomma, è stato censurato.corte supremaLa lista dei «ticket» aperti dalle agenzie federali, ora pubblica, è lunghissima. Allora la Corte suprema non intervenne ma è probabile che, dopo il caso «Missouri vs Biden» in cui i controversi rapporti tra piattaforme social e agenzie federali sono stati accertati e condannati, qualcosa si muova.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.