2023-01-06
Non finisce qui. Benedetto XVI «messo via» in poco più di un’ora. Cori in piazza: «Santo subito»
Funerali con il turbo per Joseph Ratzinger: il Vaticano ha voluto voltare rapidamente pagina mentre i 50.000 fedeli lo invocavano. Anche l’omelia di Bergoglio è apparsa frenata. Un funerale di Formula Uno. Più che solenni esequie con i ritmi di un De Profundis, quelle di Joseph Ratzinger in piazza San Pietro somigliano a un evento con velocità aumentata; un’oretta ed è tutto finito, con i turiboli che agitano l’aria nebbiosa (per una volta) di Roma, gli officianti che innestano il turbo sui salmi e alcuni dei 130 cardinali in porpora che sbirciano l’orologio. In Vaticano c’è voglia di andare oltre, di rinchiudere Benedetto XVI e la sua eccelsa dottrina nella cripta dove riposava Giovanni Paolo II e di togliere l’ingombrante figura del Pontefice tedesco dallo scenario della cristianità contemporanea affidandolo alla storia della Chiesa. Il sigillo di papa Francesco è definitivo: «Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire per sempre la sua voce». Si comincia alle 9.40 e si chiude per le 10.50, poco più di una messa festiva. In Lombardia direbbero «l’emm metùu via» (ce lo siamo messi alle spalle).Eppure il Papa emerito ha vinto ancora una volta. Lui, dentro la bara di cipresso con il Vangelo sul coperchio; lui, circondato dall’affetto di 200.000 persone che in tre giorni sono arrivate da ogni dove a salutarlo per l’ultima volta; lui, omaggiato da premier, presidenti e regnanti (Sergio Mattarella accanto a Giorgia Meloni, Mario Draghi nella delegazione italiana, il cancelliere tedesco Olaf Scholz in quella tedesca, il re del Belgio Filippo con la consorte Mathilde, Sofia di Spagna, il presidente del Portogallo Marcelo Rebelo de Sousa). Soprattutto lui, acclamato da 50.000 fedeli a stento contenuti dalle transenne, che accolgono l’arrivo del feretro con un lungo applauso.Chi è in attesa dalle sei del mattino avverte sotto la pelle la forza del messaggio di un pastore raffinato e schivo. È un’onda viva, aggrappata alla roccia del pensiero di Benedetto quella che alla fine della scarna cerimonia scandisce, forse anche in onore alla fretta aleggiante: «Santo subito».La sfida del cerimoniale fra le due anime vaticane finisce uno a uno. Se gli ultrà bergogliani riescono nell’intento di chiudere la pratica in mezza mattinata, i tradizionalisti hanno la meglio sul luogo del sacro addio, ottenendo la celebrazione sul sagrato di piazza San Pietro e non nella basilica stessa, dove in un primo tempo era stato deciso di officiare il funerale predisponendo posti a sedere per sole 5.000 persone. Il blitz non riesce e il cielo fa da cupola a un grande Papa tornato alla casa del Padre.Il momento più solenne e commovente arriva quando Francesco, a funzione conclusa, si ferma a pregare davanti al feretro con una mano che accarezza il legno. È la foto simbolica che vale più di un editoriale dell’Osservatore Romano; è l’istante in cui il mondo intero percepisce la potenza morale della Chiesa e il suo tentativo disperato di invocare l’unità del suo gregge. Papa Francesco arriva all’altare sulla sedia a rotelle (la gonalgia a un ginocchio lo fa soffrire) attraverso una pedana allestita appositamente, e le immagini in mondovisione non possono che rilanciare la preoccupazione per le sue condizioni di salute.La sua omelia è delicata, sentita, anche se «frenata». Si è trovato a sostituire un gigante della dottrina con codici culturali e sociali differenti, non può che certificarne la santità. «Anche noi, saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo come comunità ecclesiale seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre. Che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita». Per poi aggiungere con commozione: «Siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde. Vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore».Per poco tempo, ma c’è tanto Ratzinger nell’aria. Quando, sempre Francesco, cita un passaggio dell’omelia pronunciata dal predecessore il 24 aprile 2005 - giorno d’inizio pontificato -, un brivido corre sotto la pelle dei fedeli. Sembra che il Papa parli a chi alimenta le divisioni: «Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza». Un segnale per coloro che in questi anni si sono convinti che amare significhi appiattirsi su ecologismo militante, teologia della liberazione e simbologie da Ong.Nel pomeriggio la salma di Benedetto XVI viene tumulata nelle Grotte vaticane con una cerimonia privata. Il feretro contiene le medaglie del pontificato, i palli e il rogito. Ovvero un testo in latino che descrive il papato di Ratzinger, inserito in un cilindro di metallo. Come aveva chiesto lui siglando le ultime volontà, prenderà il posto che era di Giovanni Paolo II, traslato in basilica dopo la santificazione. Il Papa emerito potrebbe essere visitabile dai fedeli già da questo weekend, come spiega il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: «Devono essere completati i lavori, non credo che questo avverrà prima di domenica».Così si concludono i dieci anni con due papi in Vaticano, unici nella storia, mentre Francesco si allontana, i suoi fedelissimi hanno fretta di archiviare la pratica.
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