2022-06-06
Roberto Fiore: «Noi accompagnati ad assediare la sede della Cgil»
Roberto Fiore e un fermo immagine dell'assalto alla sede della Cgil (Imagoeconomica)
Il fondatore di Forza Nuova da 9 mesi in detenzione preventiva. «La Lamorgese non dice il vero: c’erano accordi con gli agenti».Tra pochi giorni gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum sulla giustizia. Un passaggio alle urne che tocca alcune questioni fondamentali di umanità e di civiltà. Una di queste riguarda la detenzione preventiva a cui ogni anno sono sottoposte troppe persone, innocenti compresi. Anche chi innocente non è, in ogni caso, avrebbe diritto a un processo rapido. Non solo: quando viene commesso un reato, è interesse di tutti individuare il vero responsabile quanto prima. Purtroppo c’è chi resta in carcere mesi e mesi prima di ottenere un verdetto.È il caso di un uomo che l’anno scorso è stato per giorni sulle prime pagine dei quotidiani, suscitando un putiferio di enormi proporzioni. Stiamo parlando di Roberto Fiore, il fondatore di Forza Nuova, accusato di essere fra coloro che, a ottobre 2021, hanno assaltato la sede romana della Cgil durante una manifestazione contro il green pass. Non possiamo sapere se Fiore sia colpevole o innocente (lui si proclama innocente). Sappiamo però che, dall’anno scorso, è privato della libertà. Dopo aver imperversato sui media per alcune settimane, del suo nome si sono perse quasi del tutto le tracce. La sua voce non si è più sentita. E la vicenda giudiziaria che lo riguarda ha ancora contorni sfuggenti. Abbiamo comunicato con Fiore tramite Vincenzo Di Nanna e Nicola Trisciuoglio, suoi avvocati difensori. Non per fargli gridare una verità parziale. Ma per cercare di capire che cosa, ancora, non torni in un caso che ha suscitato generale indignazione e di cui non si sa abbastanza.«Tra pochi giorni inizia il nostro nono mese di detenzione, abbiamo passato 8 mesi in carcere, di cui poco più di 4 a Poggioreale e il resto chi a Rebibbia e chi, come me, a Frosinone. Oggi molti sono ai domiciliari e due ancora in carcere», racconta Fiore. Colpevole o no, nove mesi di detenzione preventiva non sono pochi. E non sempre sono stati trascorsi con tutti i comfort. «Il trasferimento a Poggioreale viene fatto perché non ci sarebbe stato posto a Roma», sostiene Fiore, «quindi siamo stati messi in celle da 10 persone in isolamento rispetto all’esterno, in condizioni tragicomiche, al punto da impedire ogni contatto con Roma e la possibilità di una reazione difensiva immediata». Se all’imputato Fiore, ovviamente, interessano molto le condizioni della detenzione, agli italiani tutti importa soprattutto l’esito del processo che coinvolge alcuni esponenti di Fn, indicati dalle autorità come responsabili dell’assalto alla sede della Cgil. Su questo punto, Fiore insiste a respingere le tesi dell’accusa. «Agli eventi che sono al centro del processo», dice, «hanno assistito oltre 3.000 persone (parte delle 80.000 che avevano gremito piazza del Popolo), le quali hanno potuto vedere subito, con i loro occhi, che non si è compiuta alcuna devastazione. Coloro che entrano nella Cgil sono persone non riconducibili al gruppo oggi detenuto: persone che entrano e non compiono alcun atto di violenza o danneggiamento. Voglio far notare che sono state identificate 29 persone che sono entrate nella Cgil. A parte me, che entro in accordo con i funzionari della polizia per far uscire le persone onde evitare il peggiorare della situazione, nessuna di queste (giustamente) è detenuta».La tesi di Fiore è piuttosto chiara: Forza Nuova con i danneggiamenti non c’entra. Che però ci sia stato un attacco alla sede del sindacato, e che una folla sia entrata sfondando un cordone di agenti (non troppo nutrito, a dire il vero), rimane un fatto. Come si è arrivati a tanto? Chi ha compiuto i danneggiamenti? Fiore - e non stupisce - sostiene che esista una volontà precisa di colpire il suo movimento e di criminalizzare la protesta. «Tutti i provvedimenti restrittivi riguardano Fn e ciò avviene nel tentativo di dipingerla come l’organizzazione che stava dietro a tutto. Noi non solo non volevamo l’assalto, tanto che dal palco si è parlato di “assedio”, ed è evidente da alcuni fatti che noi volevamo solamente manifestare pubblicamente di fronte alla sede».A riguardare oggi le immagini di quel giorno non si nota propriamente un atteggiamento gandhiano. Anzi: gli animi appaiono incendiati, e il clima non è molto sereno. È pur vero che sullo svolgimento dei fatti rimangono ombre. È stata proprio la Verità, nei mesi scorsi, a mostrare alcuni documenti ufficiali dai quali emergeva come i manifestanti fossero stati di fatto scortati fino alla sede del sindacato dalle forze dell’ordine. Fiore, tramite avvocati, fornisce una ricostruzione di parte ma dettagliata. «C’era un accordo con la polizia confermato dalla prima relazione di servizio del vice questore della Digos di Roma, Silvestri, che già aveva, per conto del questore, permesso nelle precedenti manifestazioni di portare il corteo di fronte alla Rai o in altri luoghi simbolo. La manifestazione in questione era la sedicesima, non la prima…», dice il fondatore di Fn. E prosegue: «Le forze dell’ordine, d’accordo con noi nella concessione di un corteo dinamico fino alla Cgil, non sono andate, com’era logico che fosse, a presidiare il sindacato, ma hanno lasciato - a fronte di almeno 3.000 persone - solamente 17 carabinieri. Dopo gli incidenti, visibili nei filmati, si svolge effettivamente un megafonaggio di 10/15 minuti a conferma del fatto che quello era l’obiettivo. Nessuno, nemmeno nei filmati del processo, riporta questo fatto che denota la natura politica della manifestazione».Questa dunque è la versione di Fiore: i manifestanti No pass volevano semplicemente manifestare di fronte alla sede del sindacato, dove erano giunti in totale accordo con le forze dell’ordine. Una ricostruzione che però è stata smentita con convinzione da Luciana Lamorgese in Parlamento. «Il ministro Lamorgese mente sapendo di mentire perché quando ha parlato in Parlamento aveva già a sua disposizione ben tre annotazioni di servizio che affermavano tutte chiaramente, e senza che si possano avere dubbi al riguardo, che il corteo era stato autorizzato», sostiene Fiore. Anche la Digos, nel corso del processo, ha però negato l’esistenza di accordi. «Già pochi giorni dopo l’intervento della Lamorgese», dichiara Fiore, «la Digos ha cambiato versione e ha affermato che il corteo non era stato autorizzato. Nell’udienza del 6 maggio è esplosa la contraddizione: il presidente del tribunale ha usato parole severe nei confronti del predetto dirigente della Digos, aprendo la possibilità di una sua incriminazione per falsa testimonianza. La Lamorgese dice il falso perché, oltre alla relazione, ci sono filmati ed è evidentissimo che il corteo procede pacificamente all’interno di Villa Borghese con il consenso della polizia e così dichiarano anche i funzionari della Digos».Non c’è però soltanto l’aspetto giudiziario della vicenda. C’è anche quello politico. Ed è difficile sostenere che quanto avvenuto alla sede della Cgil sia stato opportuno. Anzi, con tutta probabilità quei fatti hanno contribuito a screditare pesantemente la causa dei No green pass. Fiore, sul punto, non si smuove. «Io entro nella sede Cgil in accordo con le forze dell’ordine per raccogliere le persone che stavano dentro e portarle fuori onde evitare che commettessero azioni illegali», ribadisce. «A questo proposito ricordo che sono da 50 anni in politica e so perfettamente che la mia azione politica sarebbe stata compromessa da un’azione violenta, non sono scemo! Quando ci si avvicina alla sede e mentre si concorda con la polizia di situarci fuori dalla Cgil, un gruppo di persone cerca di entrare dentro e dopo poco entra effettivamente dentro. Ma attenzione: secondo l’accusa il reato di devastazione si compirebbe all’interno della Cgil, con la distruzione di alcune suppellettili e di alcuni computer. Nessuno (qui gli addetti alle identificazioni sono chiari) viene riconosciuto mentre compie danni agli oggetti. A chi dice che è stato controproducente l’attacco alla Cgil, rispondo che il 9 ottobre è stata una giornata straordinaria, minata solo in parte dall’operazione, in stile Ufficio affari riservati, che ha deciso che le cose non potevano andare così. Il movimento di popolo doveva essere criminalizzato e Forza nuova doveva esser sciolta. Oggi ci troviamo in un processo che ha già avuto una svolta clamorosa e che rischia di avere ulteriori svolte; sul banco d’accusa finiranno la Lamorgese e le forze di regime che hanno permesso questa operazione, che però non scalfisce il cuore degli italiani».Fiore non ha dubbi: esiste un complotto contro Fn. «È scandaloso che tutto il Parlamento, salvo un voto contrario, si sia espresso per il nostro scioglimento», dice. «È una ferita alla verità e alla enorme quantità di persone che erano lì, oltre che ai diritti di migliaia di militanti e simpatizzanti di Fn che non si rimarginerà facilmente. Ma Fn non si è sciolta e sta superando adesso la preoccupazione legittima di tanti che hanno temuto di subire la scure repressiva e un eventuale scioglimento che oggi è invece assolutamente da escludere».Ciascuno può farsi un’idea sulle affermazioni di Fiore e sulle sue posizioni politiche. Ma un’idea chiara vorremmo averla anche su quanto accaduto alla sede della Cgil e sulla gestione dell’intera operazione da parte delle istituzioni. Fiore, nel frattempo, resta privo della libertà. Noi veniamo privati di una verità certa sui fatti del 9 ottobre.