2022-01-22
Niente pass? Resti senza pensione. Più che «migliori» questi sono matti
Il nuovo dpcm concede l’accesso agli alimentari a chi è privo di card, però interdice il ritiro dell’assegno alle Poste. Ormai è chiaro: ci governano degli squilibrati. Peccato che la camicia di forza la mettano a noi.Senza green pass niente pensione. Dal 1° febbraio non si potrà entrare alle Poste per ritirarla. Evidentemente la pensione, nel Draghistan, non è ritenuta un bene essenziale. Come non essere d’accordo? Lo sanno tutti che la pensione, per milioni di italiani, è un optional, un dippiù, un lusso che ci si concede una volta al mese, giusto il tempo di fare una visita allo sportello. Gli anziani che vanno a ritirarla non ne hanno davvero bisogno per acquistare latte e formaggio. Macché. Vanno a ritirarla per sgranchirsi le gambe. Per fare due passi. Evidente, no? Per il governo dei migliori il ritiro della pensione è un attività ludico-sportivo. Dunque coloro che non hanno green pass possono farne tranquillamente a meno. E se poi non riescono a comprare il pane, pazienza. Che mangiassero le brioches. Il nuovo dpcm, approvato ieri, dal Consiglio dei ministri è un sopraffino inno alla democrazia e alla libertà. Infatti prevede che senza green pass si possano comprare beni alimentari (vi pare poco?) e che essi si possano comprare (pensate un po’) persino nei supermercati e negli ipermercati. Lo vedete voi che parlate sempre di dittatura, che lezione di liberalismo vi sta arrivando? Il dpcm concede (e badate bene: dico concede) a chi è senza green pass di entrare perfino in un discount. Niente di meno. Ora, però, ci sono due problemi. Il primo è che se un povero Cristo non ha potuto ritirare la pensione, poi il conto al discount come lo paga? Gli fa un prestito Draghi? O Brunetta? O si ritiene autorizzato alla rapina? Il secondo problema è dentro i discount: si potrà davvero comprare di tutto? O solo ciò che è essenziale? Il dpcm non lo prevede. E ieri mattina Repubblica suggeriva una geniale idea: quella delle Sscc, Squadre speciali per il controllo del carrello, mandate a perlustrare i reparti dei supermercati per verificare se gli acquirenti comprano davvero beni essenziali oppure no. Il che lasciava aperto un altro dubbio (anche questo tipico di ogni società liberale): ma quali beni alimentari sono ritenuti essenziali dal governo e quali no? Le suddette brioches, per esempio? Sono essenziali? E una bottiglia di birra? E il gorgonzola? E la maionese? E la salsa rosa per il cocktail di gamberetti? Nel pomeriggio è arrivata la precisazione del governo tramite Faq. Altra meraviglia, quest’ultima, che ci regala il governo dei migliori, ovviamente sempre molto liberale: al mattino fa un decreto che norma che cosa possiamo comprare o che cosa no e al pomeriggio lo deve precisare con apposita postilla ufficiale sul sito della presidente del Consiglio. Com’è che si diceva? La chiarezza delle norme è il fondamento della democrazia. Però, ecco, non bisogna sempre lamentarsi. Dall’alto della sua magnanimità (del resto non si è migliori, e nemmeno liberali, per caso) abbiamo scoperto per via Faq che il governo concede ai noi cittadini, pardon sudditi, di andare al supermercato e di «acquistare qualsiasi tipo di merce anche se non legata al soddisfacimento delle esigenze essenziali individuate nel dpcm». Esultate, amici: abbiamo scampato le Sscc che decidono che cosa possiamo mangiare per cena e che cosa no. Potremo persino comprare i wurstel senza bisogno di apposita approvazione dell’ufficiale di polizia. Non c’è di che essere soddisfatti?Il dpcm prevede poi che oltre ai beni alimentari (compresi i surgelati che godono di una inspiegabile attenzione specifica: variante Findus?), sia possibile comprare senza green pass alimenti per animali domestici, medicinali, articoli ortopedici, materiale per ottica, combustibile per riscaldamento, e articoli igienico sanitari. Nient’altro. Dunque: il borotalco e la saponetta alla lavanda (beni essenziali) li potrete comprare senza green pass, il giornale che state leggendo (bene non essenziale) no. A meno che non siate fortunati e lo troviate al supermercato, dove secondo la Faq che segue il dpcm, è consentito comprare tutto, anche i beni non essenziali. Per esempio: se vi si bucano i calzini (non essenziali a detta del governo liberale), senza green pass non potrete andare a comprarli in negozio ma potrete andare a comprarli al supermercato. Sempre, ovviamente, che la Faq che segue il dpcm non sia seguita da un’altra Faq che nega la Faq che segue il dpcm o da un altro dpcm che corregge la Faq che seguiva il dpcm. Chiaro? In realtà, a parte l’immaginabile soddisfazione dei piccoli commercianti ancora una volta trattati come pezze da piedi, l’unica cosa chiara è che qui sono impazziti tutti. Un Paese in cui senza green pass non si può rinnovare il passaporto o ritirare la pensione, non si può andare a comprarsi un paio di mutande o un pacchetto di sigarette; un Paese che discute per due settimane quali sono i negozi in cui è possibile entrare liberamente e quali no; un Paese che produce un decreto ogni dieci giorni (è il quinto da fine novembre) così incomprensibili che appena pubblicati ci vogliono le Faq per interpretarli; un Paese che fa diventare legge una montagna di parole e di cavilli nell’ansia di regolamentare tutto senza accorgersi che regolamentare tutto è impossibile; un Paese in cui una donna viene condannata a due mesi di carcere (pena commutata in multa da 4.500 euro) perché durante la quarantena ha osato aiutare un motociclista ferito a non morire dissanguato; un Paese dove ci sono Comuni che organizzano sistemi per geolocalizzare i positivi (vedi Ravenna) e scuole che scrivono circolari per chiedere ai neonati di aprire le finestre (vedi asilo nido di Verona) e per ordinare ai professori come e quando mangiare e andare alla toilette (vedi istituto di Carrara); ebbene: questo è un Paese tecnicamente da manicomio. Soltanto che loro sono i matti. E noi abbiamo la camicia di forza.