2020-10-30
Mps si tutela sulle cause legali. Rischia un nuovo aumento di capitale
Il cda dà il via agli accantonamenti, ma sceglie di prendere altro tempo sui numeri.Il Monte dei Paschi prende tempo sulla cifra relativa ai nuovi accantonamenti da mettere a bilancio in vista dei rischi legali derivanti dai contenziosi aperti. Il cda straordinario che si è riunito ieri ha deciso di cambiare la classificazione delle controversie legali da «possibile» a «probabile» in merito «a una serie di controversie legali e richieste stragiudiziali», si legge nel comunicato. Dove si aggiunge che «coerentemente con quanto già fatto in passato, non fornisce informazioni circa l'importo degli accantonamenti effettuati».L'obiettivo della riunione era proprio quello di esaminare con gli advisor legali gli effetti della condanna in primo grado del tandem Profumo-Viola, e di valutare un'eventuale azione di responsabilità (esclusa dal cda del 30 luglio scorso con il placet del Tesoro). Sarebbero stati alcuni amministratori considerati vicini al M5s - l'ad Guido Bastianini, Rita Laura D'Ecclesia, Rosella Castellano, Raffaele Di Raimo - a sollecitare la presidente Patrizia Grieco sulla convocazione urgente del Consiglio. Alla fine del confronto, iniziato in tarda mattinata e andato avanti fino al pomeriggio, si è preferito arrivare a una decisione più cauta senza dare numeri precisi. Anche perché le ultime ipotesi circolate sul mercato a ieri viaggiavano attorno a circa 470 milioni di risorse in più da mettere da parte, pari a poco meno della metà dell'attuale capitalizzazione della banca. Una nuova mina in un momento delicato per il Monte, già alle prese con la scissione di 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati che ne indeboliranno il patrimonio, richiedendo già l'emissione di un bond subordinato da 700 milioni destinato principalmente al Tesoro e per una quota minoritaria a investitori privati che non sarà facile piazzare sul mercato. Per altro, nel bel mezzo del cantiere aperto dal management sul documento strategico che dovrebbe essere presentato a inizio 2021. Senza dimenticare il decreto firmato da premier, Mef e Mise dove viene scritto nero su bianco che l'uscita del Tesoro dal capitale va realizzata «con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario». Ovvero aprendo le porte a un cavaliere bianco privato, come del resto invocato dalla Bce. Certo, più il «cuscinetto» messo da parte cresce di taglia e meno la fusione con la banca senese diventa rischiosa per un possibile pretendente. Ma più aumenta il rischio per il Tesoro, che deve onorare l'impegno preso a Bruxelles entro la primavera del 2022, di dover praticare un mega sconto all'acquirente per via della dote ingombrante di contenziosi. Facendo così lievitare la perdita potenziale per le casse pubbliche. Non solo. Nuovi accantonamenti, insieme agli effetti ancora imprevedibili della seconda ondata della pandemia, potrebbero assottigliare ulteriormente i buffer di capitale della banca tanto da richiedere un'ennesima ricapitalizzazione (ieri sera Bloomberg riportava contatti con il governo su un aumento di circa 1,5 miliardi) . E chi ci metterebbe i soldi? Indicare ora l'entità di un problema significa anche dover spiegare come risolverlo. Qualche chiarimento potrebbe arrivare il prossimo 5 novembre quando l'istituto presenterà i risultati trimestrali. Nel frattempo, c'è chi si chiede perché muoversi quando le motivazioni della sentenza su Profumo e Viola non sono state ancora depositate: aumentare gli accantonamenti adesso è un po' come dare ragione alla sentenza di primo grado e con i petitum già agli atti potrebbe essere un boomerang. A Piazza Affari il titolo ieri ha guadagnato l'1,86%. Nell'ultimo anno però le azioni hanno ceduto più del 30. Allungando così il gap tra valore di carico della partecipazione del Mef (6,49 euro) e prezzo attuale del titolo (poco più di 1 euro).
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)