2022-11-16
Crollano le bugie sulla Meloni isolata. Al G20 incontri con Biden ed Erdogan
Giorgia Meloni e Recep Tayyip Erdogan al G20 in Indonesia (Getty Images)
Il premier italiano ieri ha parlato di Ucraina con il presidente Usa e di immigrazione con quello turco. Colloqui pure con l’erede al trono saudita e con Charles Michel. Gelo con Emmanuel Macron. Oggi faccia a faccia con Xi Jinping.I riflettori social - e le annesse polemiche tra favorevoli e contrari - ieri si sono accesi su Ginevra, la figlia di Giorgia Meloni, che il premier ha deciso di portare con sé a Bali. Così come è stato più volte sottolineato dalle agenzie di stampa che la Meloni era l’unica donna capo di governo seduta al tavolo del G20 su 41 partecipanti. Al netto del dibattito sul suo ruolo di donna-mamma, il primo giorno della trasferta indonesiana del presidente del Consiglio italiano non sembra collimare con la narrazione di sinistra di una Meloni isolata dopo la crisi diplomatica con la Francia sui migranti. Anzi. Ieri sono scorse le immagini delle strette di mano con il principe saudita Mohammed bin Salman, con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e con il presidente Usa, Joe Biden. Una serie di incontro bilaterali nel giro di poche ore. Quasi una è durato quello con Biden, servito per ribadire la «solidità» dell’alleanza transatlantica e il «sostegno continuo all’Ucraina», spiega una nota di Palazzo Chigi. Che non fa riferimento esplicito all’impegno per l’invio di armi a Kiev, mentre gli americani sottolineano più apertamente che i leader «hanno discusso del loro impegno a continuare a fornire all’Ucraina il sostegno necessario per difendersi e far sì che la Russia risponda della sua aggressione». La Meloni e Biden hanno parlato anche di Cina, all’indomani dell’incontro del capo della Casa Bianca con il presidente cinese Xi Jinping, colloquio che ha riaperto il canale di dialogo tra le due potenze mondiali dopo mesi di rapporti ai minimi, e alla vigilia del faccia a faccia che il premier avrà oggi con il presidente cinese.Con Erdogan l’asse del colloquio si è invece fissato sul fronte Sud: «Nel corso del colloquio hanno concordato sull’opportunità di cogliere insieme le vaste potenzialità della regione Mediterranea. I due leader hanno posto l’accento sulla necessità di lavorare insieme per contrastare la migrazione irregolare e favorire la risoluzione della crisi libica. E sono stati affrontati gli sviluppi della guerra d’aggressione russa all’Ucraina e le principali sfide che si pongono di fronte alla comunità internazionale, che vedono impegnate insieme Turchia e Italia», si legge nella nota di Palazzo Chigi. Dove viene aggiunto che la Meloni ha anche «sottolineato l’importanza della cooperazione tra Italia e Turchia in ambito Nato, e ribadito la volontà di lavorare insieme per rafforzare ulteriormente le relazioni bilaterali tra Roma e Ankara». A Erdogan la Meloni ha espresso anche il cordoglio dell’Italia per l’attacco di domenica nel cuore di Istanbul e assicurato la volontà di «lavorare insieme per il contrasto al terrorismo».La questione migratoria è stata discussa ieri dalla Meloni anche in un confronto a margine dei lavori del G20 con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a due settimane di distanza dalla prima missione in Europa. È stato lo stesso Michel a rivelare che il tema è «in cima all’agenda dell’Ue» e ad aggiungere che il dossier sarà «presto affrontato» a Bruxelles. Nessun contatto della Meloni invece con Emmanuel Macron, mentre il premier ha scambiato qualche parola con il cancelliere tedesco Olaf Scholz in una pausa dei lavori della plenaria del vertice.Il presidente del Consiglio è infine intervenuto alle due sessioni plenarie del summit. Nel primo panel, dedicato alla sicurezza energetica e alimentare, la Meloni ha parlato dell’«impatto devastante» che la guerra ha avuto «sull’ordine mondiale e sulle nostre economie» e chiesto al G20 più coraggio nell’affrontare «le sfide più difficili in agenda, a partire dalle conseguenze del conflitto ucraino in ambito economico, energetico e alimentare» che stanno investendo tutti e stanno senza dubbio colpendo in maniera preponderante i Paesi in via di sviluppo. Nel secondo intervento dedicato alla Global health, la Meloni ha parlato di Covid ricordando che è anche grazie ai vaccini che la vita è «tornata progressivamente alla normalità». Ma ha poi evidenziato che non bisogna «mai cedere alla facile tentazione di sacrificare la libertà dei nostri cittadini in nome della tutela della loro salute. Libertà e salute si tengono insieme».Oggi, prima di ripartire in serata per Roma, il presidente del Consiglio avrà un nuovo round di incontri bilaterali: con il premier canadese Justin Trudeau, con quello giapponese Fumio Kishida e con quello indiano Narendra Modi. Ma il più atteso, e il più delicato, è il faccia a faccia con Xi Jinping, anche perché sarà più chiaro quali saranno le ricadute nei rapporti dell’Italia con Pechino di quelle che la Casa Bianca definisce «le sfide poste dalla Cina». Il premier ha infatti da subito ribadito l’appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica e nel giorno del suo insediamento ha voluto ringraziare pubblicamente su Twitter il Dalai Lama per gli aiuti di buon lavoro, mentre in precedenza si è fatta fotografare con il rappresentante di Taiwan in Italia. Domenica scorsa, tra l’altro, in un’intervista rilasciata all’agenzia Ansa, l’incaricata d’affari cinese a Roma Zheng Xuan ha sottolineato l’«auspicio» che la collaborazione tra Pechino e Roma continui «nel segno del rispetto reciproco» e degli «interessi» di entrambi i Paesi, con la questione di Taiwan definita «una linea rossa invalicabile».Un’altra linea su cui si potrebbero riaccendere i riflettori è quella della Belt and road cinese. Ieri Biden e il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, hanno rilanciato da Bali un nuovo piano da 600 miliardi di dollari per finanziare le infrastrutture alternativo alla Via della seta. Prima delle elezioni, in un’intervista all’agenzia di stampa taiwanese Cna, la Meloni aveva definito un «grosso errore» il memorandum d’intesa con la Cina sulla Belt and road firmato nel 2019 dal governo gialloblù presieduto da Giuseppe Conte. «Se mi trovassi a dover firmare il rinnovo di quel memorandum domani mattina, difficilmente vedrei le condizioni politiche», aveva aggiunto con riferimento al rinnovo previsto nel 2024.