2022-05-29
Medico «processato». Prima del vaccino prescriveva le analisi
Il cardiologo Giuseppe Barbaro, di Roma, ha consentito a pazienti esposti a trombosi di ottenere esenzioni. Dovrà risponderne all’Ordine.Ancora un medico sottoposto a procedimento disciplinare perché ha fatto, appunto, il medico, in scienza e coscienza, esercitando con scrupolo la sua professione in maniera indipendente rispetto ai diktat delle autorità sanitarie, spesso assai distanti dalle evidenze scientifiche. Si tratta del cardiologo ospedaliero Giuseppe Barbaro, 64 anni, specializzato anche in medicina interna nonché dirigente medico (quello che un tempo si chiamava aiuto primario) presso uno dei più importanti ospedali pubblici della capitale, il Policlinico Umberto I. Il prossimo 9 giugno lo stimato professionista, con 39 anni di esperienza alle spalle, dovrà comparire di fronte alla commissione disciplinare dell’Ordine dei medici di Roma per difendersi dall’accusa di aver prescritto ai suoi pazienti una serie di esami volti a valutare i rischi connessi alla vaccinazione anti Covid in rapporto ai reali benefici. Ad accusarlo, in primis, un medico vaccinatore della Asl Roma 2, che ha mal gradito il fatto che i pazienti del dottor Barbaro, proprio alla luce degli esami prescritti dal suddetto, avessero ottenuto dai propri medici di base un’esenzione cartacea dalla vaccinazione o un differimento della stessa. Si tratta dunque dell’ennesima azione punitiva nei confronti di un medico che in realtà ha applicato in maniera rigorosa il codice deontologico e che ha agito in nome del principio di precauzione, che è parte integrante della buona pratica clinica. L’applicazione di questo principio è stato in questo caso considerato, incredibilmente, una violazione dello stesso codice deontologico, che invece recita (articolo 48) che il medico ha il dovere di informare il paziente sui rischi che corre assumendo un farmaco (o un vaccino) sperimentale. Secondo l’ordine dei medici di Roma il dottor Barbaro non doveva dunque rendere informati i suoi pazienti dei rischi connessi alla vaccinazione e dunque non doveva preservarli dall’eventualità di reazioni avverse. Le linee guida ancora in vigore, d’altra parte, consigliano la vaccinazione anti Covid praticamente a tutti, salvo rare eccezioni e queste linee guida sono state lo schermo della vaccinazione coatta che dal nostro governo è stata estorta ai cittadini, anche agli adolescenti, attraverso il ricatto del green pass, che tutto è stato tranne un pass sanitario, visto che i sieri non hanno impedito la circolazione del virus bensì hanno protetto, peraltro solo in parte, dalla malattia grave i vaccinati e per di più per un periodo assai limitato (tre-quattro mesi), a fronte però di potenziali rischi, anche assai gravi, che dalle autorità sono stati sottaciuti, nonostante gli studi scientifici che man mano li evidenziavano e nonostante questi rischi fossero indicati dagli stessi produttori dei vaccini sin dagli inizi dell’anno scorso (vedi il report di Pzifer del febbraio 2021, reso pubblico su richiesta di un tribunale statunitense). Gli esami prescritti dal dottor Barbaro erano appunto volti a prevenire questi effetti avversi, ma secondo l’Ordine dei medici il cardiologo avrebbe dovuto non prescriverli. Stiamo parlando di test di screening per valutare la predisposizione a trombosi o eventi emorragici, infarti e altri problemi cardiaci, nonché di analisi finalizzate a prevenire gravi reazioni allergiche o reazioni Ade, oppure di esami del sangue per chi aveva già ricevuto la prima dose come quelli volti a conoscere il valore del D-dimero, che è un parametro predittivo di eventi trombotici. Il cardiologo consigliava questa anamnesi ai suoi pazienti prima di effettuare la seconda dose perché ci sono persone che dopo la prima dose hanno un valore del D-dimero fino a 5-10 volte superiore al valore massimo normale. Secondo l’Ordine dei medici però, non è giusto che prima di effettuare una seconda dose una persona sia messa in grado di comprendere se vaccinandosi di nuovo avrà una trombosi. Non solo. Il cardiologo raccomandava, tra le altre cose, esami sierologici quantitativi per verificare una pregressa infezione e consigliava di fare un tampone prima di sottoporsi a vaccinazione. Non doveva farlo, secondo l’Ordine, che accusa Barbaro di aver violato l’articolo 6 del codice di deontologia medica perché avrebbe - è scritto nei capi di accusa - adottato e diffuso pratiche diagnostiche o terapeutiche «delle quali non è resa disponibile idonea documentazione scientifica». In realtà è successo esattamente il contrario con la vaccinazione estorta, che è stata effettuata in maniera indiscriminata sulla popolazione nonostante le scarse evidenze scientifiche su efficacia e sicurezza, circostanza derivante proprio dalla stessa natura sperimentale di questi sieri. Non a caso i bugiardini dei vaccini vengono continuamente aggiornati, perché si allunga l’elenco delle reazioni avverse, ma secondo l’Ordine Barbaro avrebbe agito contro la scienza. Addirittura, lo si accusa di aver sottratto le persone assistite a trattamenti «scientificamente fondati e di comprovata efficacia», quando invece i vaccini sono stati autorizzati in maniera condizionata a seguito di studi effettuati su un campione ristretto e per un periodo di soli due mesi. Gli stessi produttori dei vaccini nei loro report hanno peraltro avvertito sin da subito di non conoscere gli effetti a medio e lungo termine. «È un’interpretazione politica del codice deontologico, perché l’Ordine pretenderebbe che l’atto medico sia in funzione delle circolari ministeriali», ha dichiarato alla Verità il dottor Barbaro. «Spero che l’Ordine riprenda coscienza nel riconsiderare la figura del medico come quella di un professionista libero e indipendente che ha come unica finalità la tutela della salute del paziente e il rispetto della vita umana».