2025-07-22
Mazzata alla famiglia dalla Consulta. I diritti dei papà alle mamme lesbiche
Una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che le «madri intenzionali» delle coppie composte da due donne devono avere il congedo di paternità come gli uomini: «Sono una figura equiparabile».Una volta aperta la diga, ecco che prevedibilmente l’acqua inizia a scrosciare impetuosa a valle. Tradotto: una volta certificato che possono esistere due madri, queste dovranno ottenere tutti i diritti finora riconosciuti ai padri. Alla fine di maggio la Consulta ha stabilito che «è incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita, legittimamente praticata all’estero». Cioè una pratica proibita in Italia è stata di fatto sdoganata. Questa sentenza della Corte costituzionale traeva origine dalla questione di legittimità sollevata nel 2024 dal Tribunale di Lucca riguardo al riconoscimento di bambini nati in Italia e concepiti all’estero tramite fecondazione eterologa. I giudici hanno di fatto sconfessato il Viminale che, tramite circolari, aveva fatto divieto ai Comuni di registrare i «figli di due madri». Con un tratto di penna l’esistenza del padre e il suo ruolo nella procreazione sono stati cancellati, e si è data concretezza alla suggestiva figura della «madre intenzionale». Per sentenza, in buona sostanza, si è deciso che i figli non si fanno più tramite unione dei due diversi sessi, ma grazie alla «intenzione». Si nega la realtà biologica e ci si affida all’artificio, un po’ come se si decretasse che i neonati si trovano sotto i cavoli per accontentare i difensori dei diritti degli ortaggi. A distanza di breve tempo, ecco manifestarsi le conseguenze di quella prima decisione. Ieri la Consulta ha stabilito che le madri intenzionali hanno diritto al congedo di paternità. Il che è davvero curioso poiché si produce una sorta di ircocervo in parte mamma e in parte papà (in entrambi i casi la biologia non rileva). La Corte, con la sentenza 115, ha decretato che è «costituzionalmente illegittimo l’articolo 27-bis del decreto legislativo numero 151 del 2001 nella parte in cui non riconosce il congedo di paternità obbligatorio a una lavoratrice, genitore intenzionale in una coppia di donne risultanti genitori nei registri dello stato civile». A sollevare la questione era stata la Corte d’Appello di Brescia, «che aveva ritenuto discriminatoria la disposizione in oggetto, la quale consente soltanto al padre di fruire del congedo di paternità obbligatorio, pari a 10 giorni di astensione dal lavoro retribuiti al 100%, escludendo, quindi, dal beneficio la seconda madre, nel caso in cui la coppia di genitori sia formata da due donne riconosciute entrambe, perché iscritte nei registri dello stato civile, come madri dallo Stato italiano». In buona sostanza viene ritenuta «manifestamente irragionevole la disparità di trattamento tra coppie genitoriali composte da persone di sesso diverso e coppie composte da due donne riconosciute come genitori di un minore legittimamente attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita svolte all’estero conformemente alla lex loci».Esistono i figli di due madri, una delle quali (quella intenzionale) sostituisce il padre a tutti gli effetti. Niente di più scontato: aperto lo spazio con la decisione di maggio, ecco quel che ne deriva. Le due madri, dice la Corte nella nuova sentenza, poiché condividono «un progetto di genitorialità, hanno assunto, al pari della coppia eterosessuale, la titolarità giuridica di quel fascio di doveri funzionali alle esigenze del minore che l’ordinamento considera inscindibilmente legati all’esercizio della responsabilità genitoriale». Il fatto è che «l’orientamento sessuale non incide di per sé sulla idoneità all’assunzione di tale responsabilità». E «risponde all’interesse del minore, che ha carattere di centralità nell’ordinamento nazionale e sovranazionale, vedersi riconoscere lo stato di figlio della madre biologica, che lo ha partorito, e di quella intenzionale, che abbiano condiviso l’impegno di cura nei suoi confronti». Le famiglie arcobaleno sono parificate a quelle etero, e per entrambe esiste «l’esigenza di dedicare un tempo adeguato alla cura del minore, anche attraverso la modulazione di quello da destinare al lavoro, in coerenza con la finalità di favorire l’esercizio dei doveri genitoriali secondo una migliore organizzazione delle esigenze familiari, in un processo di progressiva valorizzazione dell’aspetto funzionale della genitorialità, identico nelle formazioni costituite da coppie omosessuali ed eterosessuali».In conclusione, è possibile secondo la Consulta «identificare nelle coppie omogenitoriali femminili una figura equiparabile a quella che è la figura paterna all’interno delle coppie eterosessuali, distinguendo tra la madre biologica e quella intenzionale, che ha condiviso l’impegno di cura e responsabilità nei confronti del nuovo nato e vi partecipa attivamente». Si potrebbe obiettare che, in realtà, la madre intenzionale e il padre non sono figure del tutto sovrapponibili, anzi. Ma ormai l’equiparazione dei ruoli e la cancellazione del genitore maschile sono divenute giurisprudenza. Le madri intenzionali potranno avere il congedo di paternità. Per paradosso, un bel giorno potremo avere una donna che potrebbe beneficiare, in tempi diversi, della maternità e del congedo. È lo spirito del tempo: i padri hanno dovuto condurre lunghe battaglie per ottenere un piccolo diritto, alla «madre due» è bastata una sentenza.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)