2024-01-22
Mattarella scopre il pensiero unico al contrario
I progressisti considerano la cultura come cosa propria e valutano ogni nomina estranea alla solita compagnia di giro al pari di un golpe. Ma il ricambio delle classi dirigenti è una garanzia democratica. Per anni la sinistra ha occupato tutto quello che era occupabile. Teatri, enti lirici, mostre, rassegne, premi, case editrici e giornali, per non parlare della tv. Ma solo adesso, che ai vertici di alcune istituzioni il centrodestra, dopo aver vinto le elezioni, ha nominato giornalisti e registi che non fanno parte del culturale di sinistra, Sergio Mattarella si è svegliato e ha lanciato un monito contro il pensiero unico, invocando pluralità, diversità e circolarità e parapapà. Guarda caso l’appello del presidente della Repubblica, rivolto da Pesaro, che quest’anno è capitale italiana della cultura, cade a pochi giorni dalla sostituzione dei vertici della Fondazione Teatro di Roma che tanto scandalo ha suscitato nel circo massimo di compagni.La storia è semplice: qualche giorno fa il consiglio di amministrazione dell’ente, di cui fanno parte esponenti nominati dal Comune di Roma e altri espressi dalla Regione Lazio e dal ministero, ha deciso di affidare la direzione della Fondazione a Luca De Fusco, regista e attuale direttore dello Stabile di Catania. Apriti cielo: i compagni avevano prenotato il posto per Ninni Cutaia, ex direttore generale del ministero della Cultura quando il ministro era Dario Franceschini e attuale commissario straordinario del Maggio fiorentino. L’affronto di aver sostituito un dirigente in quota sinistra con uno assimilabile al centrodestra è parso mortale alla compagnia di giro progressista. Roberto Gualtieri, sindaco della Capitale, si è scagliato contro l’attuale maggioranza, rea di aver fatto ciò che abitualmente fa l’opposizione quanto vince le elezioni: sostituire gli uomini della precedente amministrazione con i suoi. Si chiama spoils system ed esiste in tutti i Paesi democratici, perché se devi dare seguito al mandato ricevuto dagli elettori, devi poter incidere con funzionari che collaborino con i nuovi rappresentanti del popolo e non con gli sconfitti. Ma la sinistra considera lo Stato e ogni ente o ministero riconducibile alla gestione pubblica come cosa propria. E dunque, ecco un sollevarsi di scudi. Registi per anni coccolati dal sistema si sono inalberati, raccogliendo le firme contro la sostituzione del direttore del Teatro di Roma. Qualche giorno fa, il cambio del presidente del Centro per il libro e la lettura è addirittura diventato argomento di scontro in Parlamento, perché una deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, tale Elisabetta Piccolotti, nota solo per essere la moglie di Nicola Fratoianni, si è scagliata contro il benservito dato dall’attuale maggioranza a Marino Sinibaldi, ex Lotta continua, amico di Gad Lerner, Enrico Deaglio e Luigi Manconi, e dunque della solita compagnia di giro. Sì, ogni volta che si tocca qualche miracolato speciale, a sinistra insorgono parlando di golpe contro la Cultura con la C maiuscola. Sandro Ruotolo, che dopo anni al servizio di Michele Santoro ora svolge le funzioni di guardiano della rivoluzione di Elly Schlein, non ha voluto far mancare il suo giudizio. «Si sono presi il Teatro di Roma con un blitz», ha spiegato dopo il regolare voto del consiglio di amministrazione. «Ma i Sangiuliano di turno devono sapere che la cultura non ha padroni. È libera e resterà libera nonostante i lanzichenecchi». È vero, la cultura è libera. Ma per essere davvero libera è indispensabile che non dipenda dai soldi pubblici dispensati dal governo di turno. Dunque oggi, a Ruotolo e ai suoi amici, è offerta un’occasione unica: fare cultura senza sussidi e senza la sponda degli enti che per anni hanno occupato. Con buona pace del presidente della Repubblica e del pensiero unico sovvenzionato dal ministero della Cultura retto da Dario Franceschini e compagni.Ps. Una sola annotazione: la protesta per la sostituzione del direttore del Teatro di Roma ha avuto il suo massimo interprete nel presidente dell’ente, il cui nome è Francesco Siciliano. Vi chiedete chi sia costui? Il suo principale titolo di merito è essere il figlio di Enzo Siciliano, ex presidente della Rai in quota Ulivo. Perché la cultura si trasmette di padre in figlio. Come il pensiero unico finanziato dal modello unico dei contribuenti.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)