2023-07-25
Mattarella riceve Saied. E il presidente tunisino ridiventa «presentabile»
Il presidente tunisino Kais Saied e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)
La sinistra che criticava Giorgia Meloni per il patto sui migranti con il «dittatore» ora tace sull’incontro al Quirinale. Il Colle: «Vogliamo collaborare sempre più intensamente».«L’Italia è al fianco di Tunisi nelle sfide importanti». La frase viene riportata in modo anodino; nessuno sbuffo contro la «giovane italiana», nessuna sventagliata di mitra sul governo «che fiancheggia la dittatura». La stampa registra, il Pd prende atto, le associazioni umanitarie tacciono e le Ong galleggiano. Succede l’inverosimile, neppure il tempo di chiedersi «come, al fianco?» che partono gli inni nazionali e i corazzieri scattano sull’attenti. Il contesto in questi casi conta: a pronunciare le parole non è Giorgia Meloni (in un immaginifico corto circuito verrebbe crocifissa dal Nazareno) ma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Parla con l’impresentabile, lo invita a prendere il tè, si fa fotografare al suo fianco com’è doveroso fra massimi rappresentanti delle istituzioni. Di fatto lo legittima anche agli occhi di Piero Sansonetti, ci vuole del fegato. L’icona pop del sistema mediatico nazionale riceve in pompa magna al Quirinale il presidente tunisino Kais Saied (sarebbe il dittatore sanguinario che abbandona i bambini nel deserto) e improvvisamente tutto torna a essere normale per 24 ore. Riflessi pavloviani compresi della gauche di redazione. Il capo dello Stato non si ferma qui, ma aggiunge: «Questo colloquio è un’occasione per ribadire la nostra volontà di collaborare sempre più intensamente, un’occasione per ribadire ancora una volta la stima profonda e il legame che intercorre tra Tunisia e Italia». Rivolgendosi all’omologo maghrebino, Mattarella si sbilancia anche di più per chi fosse in ritardo nel comprendere le sfumature: «Lei in questo periodo ha incontrato più volte la premier italiana, conosce bene posizioni, orientamenti e iniziative dell’Italia. Questo nostro incontro è un’occasione per sottolineare con solennità l’amicizia che intercorre fra i nostri popoli e la collaborazione fra di noi».Con solennità. Ma quell’accordo non era una schifezza umanitaria? Ma la Meloni non si doveva vergognare per avere mandato idealmente a morire volti sofferenti in cambio di un po’ di milioni? Basta che il presidente dica «ceci n’est pas une pipe» perché la sinistra fumi acido lisergico e prenda sonno? Sì, basta. A cuccia. In questi casi le critiche sono così strumentali da infrangersi sul mento di chi le pronuncia. Parafrasando quel carosello con gatto Silvestro protagonista, «Oh no, su Mattarella non si può». I termini usati dal Quirinale destabilizzano un mondo che va da Elly Schlein a Peppe Provenzano, da Angelo Bonelli a Gad Lerner. E comunicano al Paese un dato di fatto: l’inquilino del Colle benedice laicamente la strategia governativa sulla terza sponda. Quello che fino a ieri veniva definito «un puro e scialbo gioco da tavolo» si chiama realpolitik.Nonostante gli editorialisti de La7 il Piano Mattei va avanti. Il progetto è ambizioso ma dopo i fallimenti dei governi Letta, Renzi, Gentiloni, Conte uno e due, Draghi sulle politiche migratorie sembra il più concreto. La Meloni la definisce «una cooperazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo» dell’Africa vicina, gettare le basi perché da Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto le partenze verso l’Italia e la Grecia siano minori, calmierate, sicure. Un programma nel quale l’Europa è saldamente al fianco dell’Italia. Ursula von der Leyen ha definito l’accordo con Tunisi «un modello da emulare, un esempio di partenariato da allargare ad altri Paesi della regione». Non potrebbe dire altrimenti perché il bilaterale somiglia a quello implementato per un decennio da Angela Merkel con Recep Tayyip Erdogan. Addirittura è più realistico di quello balbettato da Kamala Harris al confine con il Messico («State a casa vostra»). Pagare per non vedere potenziali schiavi deambulare per le strade; poiché in tutto ciò c’è concretezza, per la sinistra «tendenza Rackete» è inammissibile. Ma Mattarella sa che è anche l’unica strada per scongiurare l’invasione in atto. E allora riceve Saied, esattamente come fece due anni fa con la mascherina sul volto, quando espresse la necessità di creare condizioni di sviluppo in Africa «per evitare che le persone debbano fuggire dalla fame». Allora, a fargli da paggi, c’erano Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese. Governo di Mario Draghi, nessun interlocutore poteva essere impresentabile per la stampa mainstream. Che Pinocchi.Così, davanti alla foto del presidente italiano con quello tunisino, invecchiano male gli anatemi della parrocchietta. «Un accordo senza diritti» (La Repubblica). «Sospendere i finanziamenti» (Il Manifesto). «Meloni fa il gioco dell’autocrate» (La Stampa). Lo fa anche il Quirinale? Nel livore negazionista si fa largo un intento subdolo: se davvero i migranti dovessero trovare le condizioni necessarie per non partire, toglierebbero spazio al tempo stesso agli affari (Ong e scafisti), al business dell’accoglienza (le solite cooperative a fondo perduto) e alle strumentalizzazioni dell’opposizione. Senza allarmi, naufragi, stragi di Stato che titolo facciamo, signora mia?
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)
Il food è ormai da tempo uno dei settori più di tendenza. Ma ha anche dei lati oscuri, che impattano sui consumatori. Qualche consiglio per evitarli.
Charlie Kirk (Getty Images)