2018-08-09
Manovra da 25 miliardi con sforbiciata alle detrazioni. E alle Entrate va un generale della Gdf
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Lunga riunione per fissare i paletti della Finanziaria 2019. Sì alla tassa piatta e alla rimodulazione delle tax expenditure. Smentita l'ipotesi di azzeramento del bonus 80 euro voluto dal governo Renzi. Azzerati i vertici dell'Agenzia, del Demanio e delle Dogane. Al posto del renziano Ernesto Maria Ruffini, l'ufficiale delle Fiamme Gialle, Antonino Maggiore. Nella serata di ieri il governo ha deciso di azzerare i vertici di tre agenzie governative. La nomina più importante riguarda l'Agenzia delle entrate, dove il generale della Guardia di finanza Antonino Maggiore prende il posto di Ernesto Maria Ruffini. All'Agenzia delle dogane va invece Benedetto Mineo, il quale sostituisce l'ex parlamentare dem Giovanni Kessler; mentre il prefetto Riccardo Caprino, già consigliere del ministro Giovanni Tria, si insedia al demanio al posto dell'ex sindaco del Pd, Roberto Reggi. Al di là delle sorprese dell'ultima ora, il tema dibattuto e caldo è quello delle coperture per la Finanziaria 2019.Il Consiglio dei ministri è stato preceduto da una riunione alla quale ha partecipato mezzo governo. Dal premier, Giuseppe Conte, al ministro dell'Economia Giovanni Tria passando per Matteo Salvini, Luigi Di Maio e pure Giancarlo Giorgetti. La ragione dell'incontro di ieri è oggettiva: mettere a punto una manovra che sia seria, rigorosa, coraggiosa. «Sarà accompagnata da riforme strutturali, in cui noi riponiamo molta fiducia perché siamo convinti che la leva per la crescita economica e lo sviluppo sociale saranno le riforme», ha detto parlando con i giornalisti Conte poche ore prima della riunione. E ancora: un «tassello importante» della manovra «sono anche riforma fiscale e reddito di cittadinanza». Le decisioni politiche sono rimandate a settembre ma comincia a prendere forma, nelle sue linee generali, la prima manovra del governo gialloblù, che dovrebbe contenere anche un primo intervento sulle pensioni e che si attesterebbe, al momento, poco sopra i 25 miliardi. Le risorse arriveranno dalla pace fiscale (rottamazione delle cartelle per 3,5 miliardi), da legare all'introduzione graduale della flat tax.Quanto alle coperture, il governo ricaverà le risorse necessarie «da un'attenta opera di ricognizione degli investimenti attualmente programmati e delle spese. Non andremo a toccare settori strategici come sanità, scuola, ricerca perché assicurano una prospettiva di sviluppo. Una fonte di risorse sarà un riordino delle tax expenditure, anche con una ridefinizione molto organica di queste agevolazioni», ha spiegato il premier, ribadendo le posizioni espresse ieri nell'intervista al Sole 24 Ore dal ministro Tria.In un contesto di rallentamento della crescita (nella nota di aggiornamento al Def si dovrebbe indicare 1,2% anziché 1,5% per il 2018 e 1-1,1% per il 2019), il governo punta a ridurre lo sforzo sui conti richiesto dalle regole Ue per poter finanziare la legge di Bilancio in deficit per 10-11 miliardi, confidando nel buon esito del dialogo con Bruxelles.Il primo impegno che il governo dovrebbe mantenere è quello di evitare l'aumento dell'Iva che, senza interventi, da gennaio porterebbe l'aliquota ordinaria dal 22% al 24,2% e quella agevolata dal 10% all'11,5%. Tutte le simulazioni in corso, ha assicurato Tria, si basano sulla sterilizzazione per intero delle clausole. Qualche intervento di riordino, ha ammesso sempre Tria, ci potrebbe essere creando «piccoli aumenti di gettito e qualche riduzione, ma con volumi assolutamente marginali».Come indicato nel contratto di governo, per il sostegno al reddito si partirà dalla riforma dei centri per l'impiego (costo stimato 2 miliardi) che si cercherà di finanziare anche con il Fondo sociale Ue. Il nuovo strumento, che dovrebbe essere introdotto con una proposta di legge ad hoc, parallela alla manovra, ingloberà vari strumenti, compreso il reddito di inclusione.Sia Lega sia 5 stelle concordano ormai sull'avvio della flat tax. Partenza dal 2019 con un ampliamento della platea dell'attuale regime forfettario al 15% per le partite Iva, portando le soglie di ricavi da 30.000 euro a 65.000 euro. Obiettivo, abbassare le tasse a regime per 1,7 miliardi per oltre un milione di piccole e piccolissime imprese. Si starebbe valutando anche la possibilità di far salire a 100.000 euro la soglia, in un secondo momento e previo via libera Ue. La tassa piatta sostituisce Iva, Irpef, Irap e tasse locali e consentirebbe semplificazioni burocratiche.Ovviamente per finanziare l'operazione il governo metterà mano agli sconti fiscali, compresi quelli per le imprese. Il progetto però, politicamente molto delicato e finora sempre rimandato, dovrebbe essere legato all'intervento generale sul sistema fiscale, con l'introduzione della dual tax (al 15% e al 20%) anche per le famiglie che potrebbe essere già impostata per partire dall'anno d'imposta 2020. Le agevolazioni fiscali, indicate nell'ultimo rapporto allegato alla nota al Def 2017, valgono più di 175 miliardi di euro. Indiscrezioni di stampa poi smentite da Palazzo Chigi hanno anticipato il taglio dei famosi 80 euro programmati dal governo Renzi. «Tutto il governo è compatto nella volontà di non aumentare l'Iva e di non mettere le mani nelle tasche degli italiani anche per quanto riguarda la misura» del bonus 80 euro: lo ha assicurato il vicepremier Luigi Di Maio a margine di un incontro sulla banda larga a palazzo Chigi, commentando le indiscrezioni di stampa ipotizzate come finanziamento della flat tax per le persone fisiche, che debutterà con la legge di Bilancio del 2019, insieme all'estensione della tassa forfettaria del 15% per le imprese.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)