2022-01-20
Macron presenta la «sua» Europa. «Aborto nella Carta dei diritti»
Il leader francese inaugura il semestre alla guida dell’Unione seminando divisione sui valori. E insiste con la sostenibilità del nucleare a scapito del gas. Così l’Italia sarebbe tagliata fuori dal Recovery energetico.Il presidente francese Emmanuel Macron inaugura il semestre alla guida dell’Unione seminando divisione sui valori. La «sua» Europa infatti deve avere aborto e ambiente nella Carta dei diritti. E la sostenibilità del nucleare a scapito del gas. Così l’Italia sarebbe tagliata fuori dal Recovery energetico. Napoléon Macron. Arriva a Strasburgo e scrolla l’Europa sonnolenta con uno dei suoi discorsi da émpereur senza impero - come se la Ue fosse sua -, toccando argomenti che gettano nel panico gli euroburocrati da apericena. Chiede di aggiornare la Carta dei diritti fondamentali inserendo l’aborto e l’ambiente; difende il (suo) nucleare e butta a mare il (nostro) gas; insiste per la riforma strutturale del Patto di stabilità; spinge per la formazione di un esercito europeo. Il presidente francese Emmanuel Macron inaugura con un intervento sulfureo all’assemblea plenaria del Parlamento i sei mesi a guida transalpina. «La tutela dell’ambiente e il riconoscimento dell’accesso all’aborto dovrebbero entrare nella Carta dei diritti fondamentali, che va aggiornata», dice e subito crea malumore negli opposti schieramenti. A destra sembra un’immediata delegittimazione della neopresidente Roberta Metsola, maltese antiabortista dichiarata, a sinistra un contentino che si dà ai bambini rabbuiati dopo averla eletta. La dichiarazione macroniana è anche lunare nel suo significato più valoriale perché va a confliggere con il collante cristiano sul quale si fonda l’Unione europea. Se è del tutto legittimo che gli Stati membri legiferino in autonomia sui temi etici (a Malta l’aborto è vietato, nei Paesi più cattolici è accettato con il rispetto per l’obiezione di coscienza), diventa provocatorio pretendere che l’Unione inserisca l’interruzione di gravidanza fra i valori fondativi. Anche sull’ambiente, il presidente francese crea più divergenze che convergenze. Si accorge di non essere molto popolare già all’ingresso quando viene contestato da quattro ecologisti appostati sul loggione del secondo piano. Lo intercettano e gli gridano «Climat, Climat, Macron coupable», colpevole. I giovani agitano un cartello immediatamente sequestrato dalla sicurezza, poi vengono accompagnati fuori dall’edificio. Macron tira dritto senza capire il senso della protesta, ma a spiegarglielo con toni di sfida è l’eurodeputato dei Verdi francesi Yannick Jadot, che prima di prendere la parola decide addirittura di dare le spalle all’aula. Poi grida: «Lei è come Meryl Streep di Don’t look up, leader dell’inazione: sul clima preferisce rinviare le soluzioni». A questo punto al tavolo della presidenza, dove Metsola esordisce con il mare grosso, cominciano ad agitarsi.«La Francia non difende il gas, non ne abbiamo bisogno», risponde a mento alto il presidente francese. Poi gela i Verdi: «Ma oggi non abbiamo la possibilità di sostituire forme di elettricità intermittenti con forme di elettricità non intermittenti. Queste ultime sono prodotte con carbone, gas e nucleare. Le rinnovabili non possono ancora sostituirsi a queste fonti. La fonte più inquinante è il carbone, la seconda è il gas. Altri Paesi usano il nucleare». Ed ecco arrivare lo spot al nucleare francese (19 centrali che funzionano a pieno regime con 58 reattori): «Riconoscere il nucleare come una fonte di energia a basso tasso di emissione è un fatto scientifico, per questo sono contento del testo della commissione. Difendere questa tassonomia e il nucleare è una scelta coerente con la lotta al cambiamento climatico».Nelle parole di Macron si intuisce un pericolo per l’Italia: la presa di distanza dal gas (decisivo per il nostro Paese), il plauso alle scelte della commissione sbilanciate sulla riconversione del carbone e l’implementazione del nucleare rischiano di vederci ai margini nell’erogazione delle quote di finanziamento del Recovery fund. Mentre il Parlamento rientra nei ranghi, Macron vira sul Patto di stabilità e lancia un messaggio ai tedeschi, questa volta in sintonia con il Trattato del Quirinale. «Non ci sarà un rientro alla normalità pre-crisi. Dobbiamo farlo alla luce di investimenti indispensabili, come quelli per l’agenda climatica, digitale e tecnologica o quella sociale e per la difesa. Tutto ciò mostra l’importanza di una nuova politica di investimenti. Io ho proposto di avere una prima discussione informale a marzo tra capi di Stato e di governo. Senza questi investimenti, resteremmo indietro rispetto agli Usa e alla Cina».L’ultimo tema è il più velleitario. È il suo giocattolo, l’esercito europeo, quello che secondo Parigi dovrebbe essere pagato dai tedeschi, comandato dai francesi e approvato dagli americani. Ovviamente nessuno di questi tre desideri è destinato ad avverarsi, anche perché Washington - la potenza globale che tira le fila delle strategie europee - ha già la Nato e questa le basta. Però Napoléon ci prova: «La presidenza francese porterà avanti la riforma dello spazio Schengen con l’obiettivo di proteggere le nostre frontiere esterne e con l’elaborazione di una forza intergovernativa di intervento rapido. In febbraio si terrà un vertice per il futuro degli oceani, perché l’Europa è una potenza marittima».Il tema è affascinante per i collezionisti di soldatini e divise, ma lascia del tutto freddi gli esperti di geopolitica come Dario Fabbri, che si domandano per quale motivo un soldato portoghese dovrebbe morire per difendere gli interessi della Polonia o viceversa. Quando si parla di esercito europeo non si può fare a meno di ricordare il massacro di Srebrenica in Bosnia: gli 8.000 civili uccisi dagli uomini del boia Ratko Mladic erano sotto la protezione di un contingente olandese che si voltò dall’altra parte. La città era difesa dall’Onu, a guidare le truppe era Philippe Morillon, un generale francese. Quando, a guerra finita, tornò in Bosnia per deporre un fiore nel mausoleo che commemora le vittime, i parenti lo cacciarono via.