2021-10-17
Mi scusi Draghi, ma chi è che comanda?
Immigrazione incontrollata, riforma del catasto che apre la porta a una patrimoniale, quota 100 affossata, soldi al reddito di cittadinanza, blocco licenziamenti, esuberi Alitalia in cig. Democrazia liberale non pervenuta.Ma chi guida il governo? Mario Draghi o gli eredi di quello che era il Partito comunista più forte in Occidente e dei quali purtroppo non ci siamo ancora liberati? La domanda vi parrà provocatoria, ma mi frulla in testa da un paio di giorni e se me la pongo non è soltanto per la decisione di rendere obbligatorio il green pass per milioni di lavoratori, provvedimento da Stato socialista, che infatti in nessun Paese democratico è stato adottato (ne abbiamo scritto ieri, citando lo stupore di alcuni grandi giornali stranieri i quali si sono interrogati proprio sul tema delle libertà civili) e che qui da noi ha trovato il favore della sinistra e dei sindacati. No, se mi interrogo su chi effettivamente guidi l'esecutivo e quale sia la sua direzione di marcia è anche per una serie di altri fattori, che se messi in fila non portano certo a concludere che Palazzo Chigi strizzi l'occhio al centrodestra, ma semmai ai suoi avversari. Di che parlo?Lo spiego subito.Lasciamo perdere la politica adottata sul tema dell'immigrazione, che si sta rivelando nella sostanza un via libera a tutti gli extracomunitari che vogliono sbarcare in casa nostra. Secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno, se nel 2019 a metà ottobre gli immigrati giunti in Italia erano stati 11.400, da gennaio a oggi ne sono arrivati poco meno di 50.000, 15.000 in più dell'anno scorso, quando al Viminale già si era insediata Luciana Lamorgese. In pratica abbiamo quintuplicato gli arrivi, rinunciando a qualsiasi azione di contrasto nei confronti dell'immigrazione illegale e soltanto le preoccupazioni legate alla pandemia, ai contagi e alle ricadute sull'economia, hanno fino a oggi evitato di affrontare l'argomento. Ma, dicevo, tralasciando questo argomento, che dimostra come il governo si stia comportando esattamente come gli esecutivi a guida Pd, e concentriamoci sul resto. Nelle ultime settimane abbiamo visto adottare una serie di provvedimenti che destano preoccupazione, in quanto nulla hanno a che fare con una politica liberale e di centrodestra. Mi riferisco alla riforma del catasto, che sbandierata come una revisione delle molte anomalie che certamente ci sono e impediscono di avere una mappa aggiornata delle consistenze immobiliari in Italia, di fatto apre la porta a un aumento della tassazione sul vero patrimonio in mano alle famiglie. È inutile girarci intorno, applicando una rivalutazione dei valori prima o poi ci sarà una rivalutazione delle imposte sulla casa. Alcuni esperti si sono applicati, immaginando le conseguenze, e giornali non certamente ostili al governo come il Corriere della Sera hanno parlato di rincari anche del 200 per cento. Di fatto si tratterebbe della patrimoniale che tanto piace alla sinistra e che, appena diventato segretario del Pd, è stata invocata da Enrico Letta.Non è finita: sono di venerdì sera altre decisioni che dovrebbero far riflettere sulla direzione di marcia dell'esecutivo. Mentre da un lato si smonta quota 100, ovvero si chiude la finestra che consentiva a chi avesse 40 anni di contributi e 60 di età di andare in pensione (ma anche 65 di anzianità e 35 di versamenti), motivando la decisione con l'insostenibilità dei costi a carico dell'Inps, dall'altro invece di rivedere al ribasso il reddito di cittadinanza, che non ha contribuito ad aiutare i disoccupati a trovare lavoro ma ha creato una popolazione di assistiti senza nulla pretendere in cambio (oltre a favorire centinaia di truffe), lo si conferma e ci si mettono anche soldi in più, per poter elargire altri assegni, togliendoli ai fondi che dovrebbero aiutare il pensionamento di chi ha fatto lavori gravosi. In pratica, chi si gratta la pancia continuerà a grattarsela, mentre chi ha lavorato sodo dovrà rassegnarsi a farlo per altri anni. Una misura che ha fatto sbottare perfino il più filogovernativo dei ministri della Lega, ossia Giancarlo Giorgetti, titolare di quel Mise che dovrebbe promuovere lo sviluppo economico e invece si trova a gestire solo il sottosviluppo imposto dai grillini e piddini. Non è finita. Sempre venerdì il governo ha varato altre 13 settimane di cassa integrazione per le aziende. In apparenza parrebbe una buona notizia, ma in realtà non lo è, per lo meno per chi liberale lo è davvero. Infatti si tratta dell'ennesimo blocco dei licenziamenti, che impedisce alle aziende di portare a compimento piani di ristrutturazione che spesso sono decisivi per la sopravvivenza di una società in difficoltà. Proprio come in nessun Paese occidentale è stato introdotto l'obbligo del green pass, in Europa ma neppure in qualsiasi altro posto che non sia guidato da un autocrate si è varato un provvedimento che di fatto nega la libertà d'impresa che, piccolo dettaglio, sarebbe pure garantita dalla Costituzione. Da ultimo, vi segnalo una notizia che va nel solco della tradizione: i dipendenti di Alitalia che non passeranno alla nuova compagnia verranno messi in cassa integrazione, cioè a carico della fiscalità generale, ovvero dei contribuenti, e guadagneranno più dei colleghi sono stati assunti da Ita. Vi sembra tutto normale? A me personalmente no. Dunque, torno a domandarmi: chi comanda davvero a Palazzo Chigi? Draghi o la sinistra post comunista composta dai vari Roberto Speranza, Andrea Orlando e compagni vari. Di certo, su immigrazione, green pass, tasse, reddito di cittadinanza, blocco dei licenziamenti e soldi pubblici a gogo a imprese di dubbio futuro la linea è quella della sinistra, non certo quella di una democrazia liberale.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)