2018-10-13
Sugli abusi cade pure il successore di McCarrick
Il Papa non ha voluto spendere neppure una parola per commentare il memoriale scritto da Carlo Maria Viganò. In compenso altri ne hanno spese molte al posto suo, commentando le accuse che vi sono contenute. E così, a quasi due mesi di distanza dalla pubblicazione sulla Verità del dossier preparato dall'ex nunzio apostolico negli Usa, il documento continua a produrre effetti sull'opinione pubblica, tanto (...) (...) da costringere le gerarchie vaticane a prendere adeguate contromisure. Le ultime della serie sono le dimissioni del cardinale Donald William Wuerl, il prelato che da dodici anni reggeva l'arcidiocesi di Washington. Prima di ricevere l'incarico di guidare la Chiesa della capitale degli Stati Uniti, Wuerl era stato per 18 anni ai vertici della diocesi di Pittsburgh, una provincia americana dove secondo la locale Procura centinaia di giovani adolescenti sono stati vittime di abusi da parte di preti. Dopo due anni di indagini, nei mesi scorsi il Gran giurì della Pennsylvania ha depositato 1.356 pagine di indagini nei confronti di 301 sacerdoti, accusandoli di aver molestato oltre 1.000 bambini. Il procuratore generale Josh Shapiro, presentando i risultati dell'inchiesta, ha spiegato che le vittime sono probabilmente molte di più di quelle accertate, ma che purtroppo non tutte hanno scelto di parlare: altre hanno preferito tacere per la vergogna di dover ricostruire in un'aula di tribunale gli abusi subiti. Shapiro non ha però messo sotto accusa solo i pedofili in tonaca, ma anche chi avrebbe consentito loro di agire senza che venisse fatto nulla per fermarli. «I loro superiori non solo non fecero niente, ma hanno anche nascosto tutto». Insomma, nel mirino c'è finito Wuerl, sospettato di aver insabbiato per anni ciò che accadeva nelle parrocchie e nelle sagrestie, lasciando che stupratori in clergyman potessero continuare indisturbati la loro opera di violenza. Questa l'indagine di Pittsburgh, che fino a ieri il cardinale di Washington aveva respinto con sdegno, sostenendo di non avere mai saputo nulla di quanto portato alla luce dalla magistratura. Così, nonostante la gravità delle accuse lanciate dal Gran giurì, Wuerl era rimasto attaccato alla poltrona senza neppure fornire troppe spiegazioni. Ma poi è esploso il caso McCarrick con il memoriale dell'ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò. Thedore Edgar McCarrick è il predecessore di Wuerl alla guida della diocesi di Washington. Anzi, diciamo che è anche colui che si è scelto il successore, tanto erano noti i buoni rapporti tra McCarrick e Wuerl. Peccato che a guastare tutto sia arrivata la denuncia di un uomo che ha rivelato di essere stato molestato in passato proprio da McCarrick. Una denuncia sola, però finita sulle pagine del New York Times, e così quella singola testimonianza ha aperto una crepa nella diga di omertà che anche a Washington, come a Pittsburg, aveva fino a ieri impedito di denunciare che cosa accadesse in seminari e parrocchie. Altre storie su McCarrick sono state raccontate e alla fine, vista l'eco delle accuse, il Papa è stato costretto a togliere la berretta cardinalizia al predecessore di Wuerl, costringendolo al ritiro in preghiera e pentimento, ma soprattutto impedendogli di frequentare i seminari, luoghi dove McCarrick pare scegliesse le sue vittime.Faccenda chiusa? No, perché poi è arrivato Viganò con il suo memoriale. L'ex nunzio, nel dossier, non si è limitato a definire McCarrick un corruttore di giovani seminaristi, ma ha anche puntato il dito contro il Pontefice e il cardinale Wuerl, accusando entrambi di avere saputo, ma di aver evitato di intervenire. L'ex arcivescovo mandato da Benedetto XVI negli Usa, con la sua testimonianza, ha aperto in pratica la questione delle lobby dentro la Chiesa, la più importante delle quali sarebbe quella gay, una lobby che avrebbe anche influito sul conclave che nominò papa Francesco. È forse questa la ragione della lentezza con cui in Vaticano si sono mossi nei confronti di McCarrick, lasciando che trascorressero anni prima di renderlo inoffensivo? Viganò lo lascia intendere mentre accusa Wuerl di aver stretto con McCarrick un «patto scellerato». Certo è noto che Wuerl sia stato un grande elettore di Bergoglio. Il cardinale dimissionario, fino a ieri, rappresentava infatti una grande diocesi americana, ma soprattutto era il più autorevole esponente della Chiesa cattolica negli Stati Uniti, oltre che un punto di riferimento per i finanziatori a stelle e strisce di Santa romana chiesa.Ora Wuerl fa le valigie e che il Papa ne voglia parlare o meno, ciò che sta accadendo non è cosa da passare inosservata. Non siamo ancora alla trasparenza invocata nelle scorse settimane, ma dal memoriale Viganò a oggi nel muro vaticano si è aperta una breccia.