2022-09-24
L’Ue minaccia gli italiani: «Attenti a come votate»
Ursula von der Leyen (Horacio Villalobos#Corbis/Corbis via Getty Images)
Ursula von der Leyen a gamba tesa: «Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria». Il centrodestra insorge. Sergio Mattarella, invece, non ha nulla da eccepire.Certe baronesse hanno sempre la tentazione di angariare i camerieri. Abituata agli inchini fantozziani dei suoi interlocutori progressisti a Bruxelles, Ursula von der Leyen non ha colto la delicatezza del momento in Italia e con un’uscita bovina ha rotto il servizio da tè in porcellana di Herend creando panico nel salone delle feste. Parlando delle elezioni italiane a Princeton giovedì sera ha spiegato che «se le cose vanno in una direzione difficile, come per Ungheria e Polonia, abbiamo gli strumenti». Per condizionare, inquinare, mettere con le spalle al muro. Subito abbiamo pensato a una cura a base di spread, a un paio di frasi chirurgiche di lady gaffe Christine Lagarde, a una squadriglia di letterine avvelenate pronte a decollare dalle commissioni Ue, a «procedure d’infrazione» per mandare eventualmente a cuccia Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La dichiarazione della numero uno europea si è immediatamente trasformata in un’ingerenza grossolana negli affari interni di un Paese membro a 48 ore dall’apertura delle urne. Il leader leghista le ha definite «minacce da bulletto di periferia» e ha chiesto le dimissioni. Come hanno fatto notare in tanti sui social, il linguaggio allusivo della presidente è equiparabile a una testa di cavallo nel letto. Colto l’effetto devastante, von der Leyen per rimediare ha commesso altri due errori. Prima ha diffuso la dichiarazione ufficiale per stemperare i toni: «Vedremo i risultati delle elezioni. Le abbiamo appena avute anche in Svezia. Il mio approccio è che qualunque governo democratico voglia lavorare con noi, ci lavoriamo insieme. Ma se le cose vanno in una direzione difficile, e ho parlato di Polonia e Ungheria, abbiamo gli strumenti». Poi ha mandato avanti il portavoce Eric Mamer, che ha fatto sapere: «È assolutamente chiaro che la presidente non è intervenuta nelle elezioni italiane. Quando ha fatto riferimento agli strumenti ha fatto riferimento a procedure che sono già applicate in altri Paesi. Del resto li ha menzionati. La presidente ha messo in evidenza il ruolo di guardiano dei trattati della Commissione, in particolare nel settore dello Stato di diritto». Melina oratoriana. In realtà la domanda era sulle elezioni italiane, quindi la risposta non poteva riguardare la Groenlandia. Poiché in questi ultimi giorni (prima con i pizzini americani, poi con l’endorsement del cancelliere Olaf Scholz per Enrico Letta, infine con la libera uscita della baronessa) sembra che le democrazie occidentali si rincorrano a voler condizionare le scelte degli italiani, la reazione del centrodestra è stata dura. Salvini ha immediatamente cavalcato l’indignazione: «Vergognosa arroganza. Rispetti il voto libero, democratico e sovrano del popolo italiano. Amici di tutti, servitori di nessuno», ha scritto su Twitter. E ha aggiunto: «Le parole della presidente von der Leyen sono di una gravità inaudita, comporterebbero dimissioni o scuse immediate. Con che faccia si permette di dire che “se la situazione sarà difficile, abbiamo gli strumenti per intervenire”? È un ricatto, una minaccia, bullismo istituzionale? O chiede scusa o si dimetta. In un’Unione europea di cui l’Italia è contribuente netta, a due giorni dal voto, è indegno, imbarazzante e istituzionalmente scorretto minacciare gli italiani e dire: se non voti come penso io, poi ti tiriamo le orecchie. Le minacce da bulletto di periferia non servono a niente e a nessuno».Il gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo, di cui fa parte la Lega, ha inoltrato un’interrogazione formale alla presidente sulle sue parole e presenterà una mozione di censura. Ieri pomeriggio il Carroccio ha organizzato un sit in di protesta a Roma sotto la sede della Commissione europea. Fratelli d’Italia ha stigmatizzato con Daniela Santanchè «parole fuori luogo che suonano come minacce». Antonio Tajani, più misurato anche perché von der Leyen fa parte del Ppe come Forza Italia, ha comunque criticato l’uscita: «Ogni tentativo di interferire nella campagna elettorale va respinto al mittente. La Commissione europea ha il compito di vigilare sull’applicazione dei trattati, non sulle elezioni dei Paesi democratici dell’Unione. Ma alla fine la presidente si è resa conto che la frase era stata un po’ improvvida e ha fatto rettificare».Quel «Se le cose vanno in una direzione difficile abbiamo gli strumenti» - analizzato e perfino giustificato dalla consueta compiacente batteria mediatica in fondo a sinistra - ha stupito anche i compagni preferiti dal circolo della caccia Ue e campioni della maggioranza Ursula, come Matteo Renzi ed Enrico Letta. Il primo: «Io dico alla presidente von der Leyen, non dovete minimamente entrare nelle questioni italiane. Chiunque l’Italia elegga bisogna che l’Europa rispetti il voto degli italiani. Se anche vincesse la destra, l’Europa deve rispettare l’esito elettorale». Il segretario del Pd: «Non è che stiamo parlando di una pericolosa comunista. Penso che la presidente della commissione chiarirà perché la sua frase si presta ad ambiguità». Dello squassante autogol ha approfittato Vladimir Putin, accusato a più riprese di condizionare politici, governi e sistemi democratici. La sua ambasciata a Roma non ha perso l’occasione per tirare una stoccata all’Europa. Come si legge su Twitter: «Nuova ingerenza russa? No, non è russa…». Con foto del titolo del Corriere della Sera. Una stilettata alla doppia morale dei «sinceri democratici» che albergano a Bruxelles, da una parte custodi dell’ortodossia del libero pensiero e dall’altra impegnati come un ciclista in fuga al Tour a sudare come bestie nel macinare chilometri di condizionamenti sottotraccia. La nobildonna che lo scorso anno in preda alla Covidmania consigliò di «non prenotare le vacanze estive» facendo precipitare nello sgomento il turismo europeo, ha colpito ancora. Volente o dolente, come direbbe Giovanni Trapattoni, ha recapitato comunque il messaggio a chi di dovere. E lo ha fatto nel silenzio del Quirinale. Quando Boris Johnson, contrario all’uso forzoso di mascherine e green pass, disse «a differenza di altri Paesi nel mondo i cittadini britannici amano la libertà», Sergio Mattarella fu un fulmine nel replicare «anche noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà». In questo caso niente. Forse non abbiamo gli strumenti.
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)