2019-12-24
Le sardine prima offendono poi piangono
Jasmine Cristallo, leader calabrese del movimento di piazza, accusa Matteo Salvini di essere abominevole, quindi si lamenta degli attacchi subiti sul Web. È la strategia tipica dei pesciolini: dicono di essere contro l'odio, ma lo fomentano. E si atteggiano pure a vittime.Chissà se sul fondo del mare si sente il suono sommesso del piagnisteo. Il fatto è che queste sardine del pianto infantile hanno fatto una strategia, e non perdono occasione per versare lacrime che si confondono nell'acqua salata. Il giochino è quello tipico delle «minoranze oppresse», degli attivisti che prima lanciano il pietrone e poi nascondono la manina tremante. Dell'ipocrisia sardinesca si è detto più volte: il «movimento» nasce sostanzialmente per ribadire l'inferiorità morale e intellettuale dei sovranisti, e vive per impedire alle destre di dar voce alle proprie istanze. Sotto alla coltre di belle parole, dunque, dietro alla sbandierata «rivoluzione pacifica» e alla richiesta di moderare i toni c'è in realtà una violenza intellettuale nemmeno troppo nascosta. I giovani (e meno giovani) militanti hanno esalato a ripetizione il loro astio nei confronti di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e simili, rivelandosi del tutto identici alla sinistra che vorrebbero «rinnovare». Ma c'è anche qualcosa di più. C'è, appunto, il piagnisteo. Le sardine non si limitano all'odio: dopo averlo espresso si rifugiano nel vittimismo, il che li rende perfettamente conformi allo spirito del tempo. Prendiamo il caso di Jasmine Cristallo, capetta delle sardine calabresi. Questa giovane donna (ha 38 anni) coltiva da tempo ambizioni politiche. La scorsa primavera si era fatta notare come portavoce di un altro movimento anti salviniano, quello dei «balconi». In quell'occasione collaborò con Potere al popolo e con i sindacati di base, imbastendo una protesta che consisteva nell'esposizione di striscioni contro l'allora ministro dell'Interno sui balconi delle case calabresi. Nelle ultime settimane è ritornata sulla cresta dell'onda riciclandosi come sardina. Qualche giorno fa ha partecipato a una puntata di Otto e mezzo e ne ha approfittato per esprimersi sulla vicenda della nave Gregoretti e sul comportamento di Salvini a riguardo: «Non essendo io un giurista, non essendo io un magistrato», ha detto, «posso giudicare quella condotta solo dal punto di vista etico e la trovo abominevole». Laddove il termine «abominevole» rivolto al leghista è una chiara manifesta della volontà di svelenire il clima...Salvini, dal canto suo, ha pubblicato sui social lo spezzone del video con un breve commento: «Possono camuffarsi da pesci, alberi, frutta tropicale ma, gratta gratta, son sempre i soliti sinistri». Poteva finire lì, con il reciproco scambio di cortesie. E invece no. La sardina Jasmine ha pensato bene di esibire le stimmate, accusando il capo leghista di averle scatenato contro la Bestia infernale. In una lunga lettera pubblicata su Facebook, la Cristallo ha scritto a Salvini: «Abbiamo entrambi figlie femmine ed è per questa ragione che le chiedo se ha intenzione di raccontare a sua figlia, quando non sarà più piccina, che oggi sulla sua pagina Facebook permette a legioni di frustrati di sfogare pulsioni sessuali represse. Lo saprà sua figlia che consente ai suoi sostenitori di inneggiare allo stupro di gruppo per “punire" una donna che semplicemente non la pensa come lei? Racconterà a sua figlia che espone foto di donne solo per farle dileggiare e violentemente aggredire con frasi e aggettivi raccapriccianti?». Insomma, l'ex inquilino del Viminale avrebbe prima «aizzato la gogna» (così scrive il Fatto) contro la povera Jasmine. Poi avrebbe «permesso» a legioni di esagitati di insultarla e di evocare lo stupro. Onde conferire più pathos al tutto, Jasmine ha tirato in ballo sia la figlia di Salvini sia la propria: «Posso per ora raccontarle come ha reagito la mia di figlia, che ha 19 anni ed ha commesso la sciocchezza di leggere i commenti a me destinati dai suoi campioni di civiltà: tremava», ha scritto. «Dopo lo smarrimento iniziale è passata ad un istintivo desiderio di protezione nei riguardi di sua madre. Una missione evidentemente impossibile per una giovane donna di fronte a quella mole di brutalità e aggressioni gratuite mosse dalla “Bestia"». La Cristallo, si diceva, non è la prima a utilizzare questo tipo di argomentazioni. Anche altre sardine l'hanno fatto, ad esempio Nibras Asfa, che durante il ritrovo dei pescetti a Roma ha inveito dal palco contro Giorgia Meloni, salvo poi farsi dipingere dai colleghi militanti come vittima di attacchi feroci e islamofobi. Discorso simile per Francesca Gugiatti, la sardina di Sondrio che ha lanciato un (inesistente) allarme razzismo e poi se l'è presa con le «persone che giudicano, criticano e offendono senza sapere». Ora, venire insultati via social network non è piacevole, e la violenza verbale troppo spesso raggiunge vette vergognose. Ma le prime a doversi dare una regolata sono proprio le sardine. Poiché insistono sulla vacuità della Rete, poiché chiedono più concretezza alla politica, dovrebbero smetterla di demonizzare l'avversario e potrebbero lasciare da parte la superiorità morale (ma ormai è assodato che non lo faranno). Oppure, si assumano la responsabilità delle proprie azioni, come gli attivisti di altri luoghi e altre epoche. Che si senta o meno sul fondo del mare, il piagnisteo rimane irritante. Specie se arriva da chi fomenta il disprezzo.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)