2023-03-22
Le mani della Francia sul maxi piano del nuovo rigassificatore di Taranto
Oggi l’ambasciata transalpina visiterà la sede territoriale di Confindustria. Tour che segue l’ingresso, nella srl che ha progettato l’impianto, della società d’Oltralpe Belenergia. Nel cui cda sedeva il consigliere di MIchele Emiliano.Le imprese associate a Confindustria Taranto, nei giorni scorsi, hanno ricevuto una mail dal direttore Mario Mantovani con cui venivano informate che stamattina alle 11.30 sarà ospite, nella sede degli industriali tarantini, una delegazione dell’ambasciata francese «che sta facendo un tour nel Mezzogiorno, per un incontro conoscitivo con aziende collegabili alla realtà economica francese», si legge nella missiva.Perché l’ambasciata francese visita la Confindustria di Taranto, che per altro ha incassato di recente la secessione di una cinquantina di imprese dell’indotto della ex Ilva? Solo una ricognizione a caccia di possibili partnership? Il tempismo è curioso, vediamo perché. Facendo un passo indietro allo scorso 7 dicembre, quando La Verità aveva svelato come, sulla città pugliese, fossero tornati in manovra non solo i cinesi, ma anche i francesi. Il 21 aprile 2022 era stato, infatti, inaugurato a Taranto il primo parco eolico marino del Mediterraneo chiamato Beleolico e realizzato da Renexia, società del gruppo Toto attiva nelle rinnovabili.A dicembre il progetto Beleolico è stato rifinanziato con quasi 84 milioni dalla banca d’affari parigina Natixis. Ad avviarlo, sedici anni fa, e poi a completarne l’iter autorizzativo, era stata Belenergia, investitore in fonti rinnovabili passata poi a fare industria. La società, guidata da un manager francese, Jacques-Edouard Lévy, a fine aprile 2022 ha trasferito in Italia (a Milano) la sede legale e finanziaria. Nel cda di Belenergia Sa Luxembourg, dal giugno 2010, sedeva Claudio Stefanazzi, ex capo di gabinetto dell’attuale governatore Michele Emiliano, eletto alla Camera con il Pd in Puglia, che a ottobre è stato nominato, gratuitamente, «consigliere del presidente con deleghe politiche». O, almeno, questo è quanto si evince dal curriculum vitae sul sito della Regione Puglia.Stefanazzi è originario di Nardò, in provincia di Lecce (come altri manager di Belenergia) e nello stesso curriculum, si legge anche che dal 2001 al 2003 è stato fondatore, vicepresidente e componente dell’advisory board della Hps (holding di investimento nel settore del venture capital) che, tra le funzioni svolte, aveva anche la «negoziazione e definizione di investimenti in spinoff universitari di concerto con l’Istituto nazionale di nanotecnologie del professor Roberto Cingolani», ovvero l’ex ministro della Transizione ecologica che oggi è consigliere, a titolo gratuito, per l’energia del governo Meloni ma anche consigliere di amministrazione della Industrie De Nora, leader nella nascente industria dell’idrogeno verde.Stefanazzi non compare più nel board di Belenergia dopo il ritorno in Italia della spa che è controllata dalla Bel A Venture (riconducibile al fondatore e presidente Vincent Bartin) e partecipata dal fondo di investimento infrastrutturale francese Mid Infra Slp di Schroders. Di certo, però, conosce bene questa società che parla molto francese e che investe in fonti rinnovabili. Ecco perché suona come una strana coincidenza l’ingresso, registrato in Camera di Commercio lo scorso 16 marzo, di Belenergia Developpement Sa (altra società basata nel Granducato) nel capitale della «Terminale di rigassificazione Gnl Taranto» con una quota del 15%. Anche di questa srl si era occupata La Verità a fine gennaio, raccontando la sfida dei due rigassificatori pugliesi: uno, galleggiante, «per il quale siamo già a un terzo dei lavori in collaborazione con operatori internazionali e con il porto di Taranto», aveva annunciato l’ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli. L’altro, spinto appunto dalla «Terminale di rigassificazione Gnl Taranto», costituita all’inizio di settembre e di cui sono azionisti, ciascuno con il 42,5%, un ingegnere ex assessore di Gallipoli, Alberto Leopizzi, e un consulente assai attivo sull’oil&gas africano, Giuseppe Ciccarelli, con un passato anche in Snam e oggi a capo di una società svizzera chiamata Medea. La srl ha per oggetto sociale «la progettazione e la costruzione e l’esercizio di un terminale di rigassificazione di Gnl con una capacità stimata di 12 miliardi di metri cubi l’anno da ubicarsi nell’ambito del porto di Taranto inclusa la condotta di collegamento alla rete nazionale del gas».Si tratta di un’operazione alternativa a quella annunciata da Morselli perché sembra prevedere una struttura da fare a terra e non in mare ma comunque di rilevanza nazionale. Che sia il braccio operativo di interessi francesi? Ce lo eravamo chiesti. Un progetto simile era stato già presentato per Taranto nel 2004 e riguardava la realizzazione di un «Terminale di ricezione Gnl»: dai documenti di quegli anni vengono indicati come contraente proprio la Medea di Ciccarelli e come cliente la spagnola Gas Natural che, nel 2017, ha venduto una parte delle sue attività italiane a Edison, controllata dalla francese Edf. Il progetto, che venne bocciato dalla commissione tecnica del ministero dell’Ambiente a gennaio 2011, prevedeva una produzione di 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno.Sulla base di quello schema, aggiornato, la srl del tandem Leopizzi-Ciccarelli ha alzato il volume a 12 miliardi di metri cubi. Oggi, caso vuole, che l’ambasciata francese visiti la Confindustria di Taranto. Caso vuole che l’ex capo di gabinetto di Emiliano, che ha gestito anche i rapporti della Regione con Confindustria, Stefanazzi, fosse legato alla molto francese Belenergia. Caso vuole che Belenergia sia entrata nella srl creata a settembre da un ex assessore comunale e da un consulente che conosce la galassia Edison/Edf. E caso vuole che, nei giorni scorsi, Emiliano abbia annunciato un accordo firmato da Dri Italia (la controllata da Invitalia nata per decarbonizzare l’acciaio) con Edison che consentirà a quest’ultima di installare in molte località della Puglia impianti di energia alternativa finalizzati alla produzione di idrogeno.Considerando che il rigassificatore è un’opera di interesse nazionale, tutti questi «casi» sono a conoscenza del governo e in particolare del sottosegretario Alfredo Mantovano?