2022-12-22
Le femministe portano Sala dai giudici. «Il Comune sdogana l’utero in affitto»
Militanti e intellettuali come Marina Terragni hanno presentato un esposto in Procura dopo il via libera alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali: «Il sindaco non può ignorare che la surrogata è reato».del centrosinistra…». Sì, a parlare ci hanno provato a lungo, le femministe milanesi, ma da parte del sindaco Beppe Sala hanno ottenuto soltanto un muro di silenzio. Così, come ci racconta Marina Terragni, hanno deciso di battere il sentiero giudiziario. L’annuncio arriva tramite il sito Feministpost: «Il sindaco di Milano ha deciso unilateralmente di registrare gli atti di nascita dei figli “di coppie omogenitoriali”, compresi i nati da utero in affitto, pratica che in Italia è un reato e che anche l’Europa stigmatizza come sfruttamento», si legge nel comunicato ufficiale. «Di fronte al rifiuto di ogni confronto politico la Rete per l’inviolabilità del corpo femminile si rivolge alla magistratura perché valuti un’eventuale violazione della legge: l’anagrafe, infatti, è di stretta competenza dello Stato centrale». Femministe, militanti di Arcilesbica, intellettuali e attiviste hanno presentato un esposto per chiedere se costituisca reato la registrazione all’anagrafe di bambini nati da utero in affitto. In realtà, la faccenda non riguarda soltanto le cosiddette coppie arcobaleno, ma anche le coppie eterosessuali che utilizzano la gestazione per altri all’estero. Una pratica che tutte le corti italiane (e non solo) giudicano umiliante per le donne e inaccettabile sotto ogni aspetto. Dalle nostre parti - e nella maggior parte dell’Occidente, a dire il vero - l’utero in affitto è un reato. Eppure qualcuno si ostina a volerlo avvolgere nella patina dei «diritti». Così ha fatto lo scorso 2 luglio il primo cittadino progressista milanese. Salendo sul palco del Gay pride dichiarò orgoglioso: «Da ieri riattivato il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. È con grande gioia che ho firmato ieri io personalmente nel mio ufficio. Milano vuole essere la capitale dei diritti e dei doveri!». L’annuncio ha lasciato allibite le femministe. «Noi avevamo già sollevato il problema nel 2019, quando vari Comuni - tra cui quello di Milano - hanno iniziato a registrare i bambini nati da utero in affitto», dice Marina Terragni. «Allora abbiamo chiesto che non venissero registrati due genitori, ma soltanto il padre biologico. Mentre l’altro componente della coppia avrebbe potuto ricorrere alla adozione speciale. Il Comune di Milano accettò di sospendere le registrazioni in attesa di una sentenza della Cassazione che poi arrivò subito dopo e confermò nei fatti la nostra posizione. In questo modo, con lo statuto dell’adozione speciale, non si toglie alcun diritto al minore. Compreso quello di sapere quali siano le sue origini». A quanto pare, però, Sala dopo un paio d’anni ha cambiato idea. Non stupisce. A parte le pressioni europee (per tramite del Consiglio d’Europa) a favore della registrazione dei «figli arcobaleno» di cui abbiamo dato conto di recente, resta il fatto che l’utero in affitto è un tema che consente di raccogliere consensi in alcuni segmenti liberal. Anche se ciò significa offendere la dignità della donna. Da qui l’iniziativa delle femministe meneghine. «In mancanza di una legislazione nazionale ad hoc nonché di precise direttive da parte del ministero dell’Interno», scrivono le attiviste, «gli atti di nascita vengono talora registrati per iniziativa autonoma delle amministrazioni locali creando una situazione a macchia di leopardo: se la prefettura di Torino ha recentemente bloccato l’iniziativa del sindaco di trascrivere questi atti, non risultano iniziative analoghe da parte dalla prefettura milanese che a quanto pare non si sarebbe ancora pronunciata riguardo all’iniziativa del sindaco di Milano. L’autonoma decisione di Beppe Sala sembra esulare dai poteri comunali e dagli incarichi conferitigli in qualità di sindaco», continuano le femministe. «Ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, infatti, lo Stato detiene il potere di legislazione esclusiva “in materia di cittadinanza, stato civile, anagrafe”. Non è noto allo stato attuale quanti atti di nascita di figli di “coppie omogenitoriali” siano stati registrati dall’anagrafe milanese, né quanti di questi atti di nascita riguardino nate e nati da utero in affitto». Sarà dunque il «Tribunale ordinario di Milano perché valuti la eventuale sussistenza di una o più fattispecie di reato, e nel caso ritenga di perseguire penalmente i soggetti responsabili, tra i quali anzitutto il sindaco Sala».A ben vedere, la questione potrebbe essere risolta molto più rapidamente con un atto politico. Esistono proposte di legge per rendere l’utero in affitto reato universale, una di queste presentata nella precedente legislatura dalla stessa Giorgia Meloni. Ma ancora più semplicemente, dal governo potrebbe arrivare l’indicazione ai prefetti di non consentire la registrazione di bambini nati attraverso gestazione per altri. Qui non si tratta di negare diritti ai piccini o alle coppie: qui si tratta di impedire un reato particolarmente odioso che apre le porte alla commercializzazione della vita umana. E che Beppe Sala non si fa problemi a sdoganare per ottenere qualche sorriso in più nei salotti buoni della sua città.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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