2024-11-29
Le due sfide della nostra agricoltura: cambiare l’Ue e far impresa in Africa
Al centro del dibattito al Forum di Coldiretti, la revisione della Pac e una rinnovata alleanza con l’altra sponda del Mediterraneo. Federico Vecchioni (Bf): «Portiamo una nuova formula di cooperazione coi Paesi africani».Come i grani di Nazzareno Strampelli, l’uomo che tolse dalla miseria i contadini, l’agricoltura italiana ha due spighe che sono anche due sfide: l’Europa e l’Africa. A Bruxelles bisogna cambiare la politica agricola, sull’altra sponda del Mediterraneo dobbiamo diventare il primo alleato di quell’immenso continente in cerca di riscatto. Sono questi i temi centrali della prima giornata della ventottesima edizione del Forum dell’Agricoltura organizzato da Coldiretti che si tiene a Roma - si conclude oggi - a villa Miani. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, la maggiore delle rappresentanze agricole forte di un milione e mezzo di aziende, e Vincenzo Gesmundo, il segretario generale, hanno posto tre quesiti principali: il reddito di chi coltiva, restituire centralità economica, culturale, ambientale e sociale agli agricoltori che sono i primi custodi della natura, ma anche la prima sentinella della salute, attraverso una sana nutrizione e investire nell’innovazione. Queste richieste sono indirizzate tutte a Bruxelles e sono il banco di prova per la Commissione von der Leyen bis. Romano Prodi ha dialogato con Giulio Tremonti proprio sul futuro dell’Ue. E l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea è stato tranchant: «La politica agricola va rinnovata, ma guai a lasciarla perdere, se non la si tiene insieme succede l’ira di Dio in Europa». È questa la risposta che Prodi, incalzato da Tremonti - che rimprovera a Bruxelles di fare migliaia di leggi inutili mentre l’America fa i fatti - dà alla paventata minaccia dei dazi di Trump. «America first va bene, ma attenzione che non diventi alone, che diventi solo America, per questo bisogna che l’Europa si svegli, che stia unita». Nel panel riservato proprio alle questioni europee è stata un continuo dolersi del passato, dell’epoca Frans Timmermans. La speranza condivisa dai due europarlamentari Dario Nardella (Pd) e Letizia Moratti (Ppe) è che l’ideologia green venga abbandonata per restituire centralità e quattrini alla Pac che - ha notato Luigi Scordamgalia, amministratore delegato di Filiera Italia - « deve sostenere i veri agricoltori, quelli che in collaborazione con la buona industria producono lo straordinario valore aggiunto del made in Italy». L’auspicio è che Raffaele Fitto - il forum gli ha indirizzato solo incoraggiamenti - da vicepresidente esecutivo che sovraintende anche all’agricoltura, imprimi una svolta per la produzione e la produttività dei campi. Felice Adinolfi, economista coordinatore di Divulga, sostiene: «Non è possibile continuare con l’attuale erosione dei fondi Pac arrivati ormai sotto il 30% del bilancio comunitario né con le politiche del Farm to Fork che hanno compresso le produzioni europee senza imporre reciprocità al resto del mondo». Quella reciprocità si può, anzi si deve costruire in Africa. Lo sta facendo Bf International. Lo ha spiegato l’amministratore delegato, Federico Vecchioni, che ha illustrato come l’obiettivo della presenza del gruppo - il maggiore in Italia e il solo agricolo quotato in Borsa - sia di «creare lì un modello agricolo che è fatto di piccola impresa messa in rete dove noi portiamo tecnologia, macchinari, esperienze e lasciamo agli africani il loro prodotto. È un investimento di lungo periodo che ha come vantaggio l’ottenere un rapporto paritario e solido con i Paesi africani ed esportare lì le nostre tecnologie». È lo stesso schema che porta avanti Eni. Lo ha spiegato, intervistato da Maurizio Belpietro, Claudio Descalzi amministratore del gruppo energetico. «Noi in Africa siamo andati con un progetto di agricoltura sostenibile per produrre lì ricino, in collaborazione anche con Bf, che è il primo biocarburante. Solo che l’Europa non ci sente. Egualmente noi in Libia estraiamo gas che lasciamo tutto a loro, il nostro approccio è di essere alleati con gli africani, di essere un partner alla pari, non come l’Europa che chiacchiera molto e fa poco. Come sul nucleare: vi dico che si può fare e noi come Eni siamo impegnati da moltissimi anni sulla fusione». Un approccio quello di Bf e di Eni che convince Marco Minniti - già ministro dell’Interno nel governo Gentiloni ora a capo della fondazione Med-Or - che spiega: «L’immigrazione va governata, servono ingressi regolari e respingimenti rapidissimi degli irregolari. L’Africa è la nostra grande opportunità e l’Italia per la sua posizione geografica e anche per il suo passato può e deve essere il primo alleato dell’Africa, che va liberata dal giogo del debito con i cinesi». È - viene da dire -una pianta da coltivare con rispetto, come solo gli agricoltori italiani sanno fare.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.