2024-08-10
Ma chi bada alla pelle degli atleti?
Larissa Iapichino, figlia di Fiona May (Ansa)
Fiona May è preoccupata per qualche commento imbecille sulla figlia. La rassicuro: i veri italiani sono fieri di Larissa, anche quelli che si battono contro gli sbarchi illegali.Non bastavano quei beoti di francesi a mettere nei guai lo svolgimento delle olimpiadi. Ora si associano anche imbecilli nostrani, italiani che della parola hanno solo la «i» iniziale. Sì, perché credendo, con tutta probabilità, di sentirsi più italiani hanno fatto scoppiare una polemica sui social a proposito di Larissa Iapichino che non sarebbe italiana perché di pelle scura. Sono talmente imbecilli che la loro imbecillità non li fa neanche lontanamente godere del quarto posto al quale si è piazzata la nostra eccellente atleta nella disciplina del salto in lungo con 6,87 metri, risultato notevole per la ventiduenne. Del resto, altrimenti non sarebbero imbecilli. Il babbo è Giovanni Iapichino, campione nel salto con l’asta, e la mamma è un’altra campionessa italiana, Fiona May, che ha ragione ad aver detto «Sui social qualcuno scrive che Larissa non è italiana. Ma come si può». Non si può, perché semplicemente è falso. Larissa è italiana, una gloria italiana, una giovane donna della quale andare fieri in giro, una italiana che illustra il valore del nostro Paese dove purtroppo vivono e si esprimono pure sui social torme di imbecilli, che non sono dei patrioti, ma più banalmente stronzioti: italiani, ma stronzi. E i social sono la immensa fogna dove, appunto per ciò che sono, galleggiano e riescono a farsi vedere. Altro motivo non c’è: è una legge della fisica dei corpi, in questo caso sciolti.Detto questo, Fiona May che, è bene ricordarlo, detiene il record italiano di salto in lungo con 7 metri e 11 centimetri, intervistata da Aldo Cazzullo sul Corsera, alla domanda se crede che siamo un Paese razzista risponde: «Sto dicendo che l’Italia sta andando indietro anziché andare avanti. Che c’è qualcosa nel subconscio del Paese… Non mi piace neanche neppure quando i telecronisti dicono di Larissa che ha un padre italiano, la mamma invece… Io ho gareggiato con la maglia azzurra tutta la vita». Signora May, quello che hanno detto di Larissa non appartiene al subconscio dell’Italia, appartiene al vuoto, alla stupidità, all’ignoranza, alla bassezza che c’è nella mente di italiani che, loro sì, non meritano di essere chiamati tali. Io sono sicuro che gli italiani che hanno seguito le olimpiadi hanno tifato per Larissa e avrebbero voluto fieramente vederla sul podio olimpico (se tanto mi dà tanto mi sa che succederà a Los Angeles, alle prossime olimpiadi nel 2028), ed è successo esattamente quello che, come scrive ancora Cazzullo, è stato fatto da chi seguiva le gare sul campo: «Il pubblico l’ha sempre sostenuta accompagnando i suoi salti con i battimani». Questi sono gli italiani, mica quei pochi che hanno la fortuna di esserlo non essendone all’altezza e che noi abbiamo la sfortuna di dover sopportare. Sono certo, signora May, che lei di questi italiani (i primi, cioè la maggioranza quasi assoluta) ne conosce tanti, e altrettanti ne conosce Larissa sia a Borgo San Lorenzo dove abita, sia all’Università di Firenze dove studia. I fomentatori di idiozie su Larissa Iapichino sono quelli che infettano anche la discussione in Italia sull’immigrazione. Ognuno può ovviamente pensarla come vuole, ma sulle politiche dell’immigrazione, non sul colore della pelle di una giovane e brillante atleta italiana. Nel subconscio dell’Italia ci sono tanti valori che nulla c’entrano con queste affermazioni sui social. E se la politica, in una forma o in un’altra, avesse fatto o facesse qualcosa che istighi a questo avrebbe sbagliato e sbaglierebbe oggi. Una cosa è battersi per la regolarizzazione dei flussi migratori, utile perché arrivino persone che poi vengono trattate da persone e non accolte a parole e poi relegate nei ghetti delle metropoli, altra cosa è valutare e decidere della legittimità che persone con la pelle nera si chiamino italiani. Qui non siamo più nella legittima discussione, siamo fuori da ogni ragionevolezza, neanche la più elementare, e siamo nell’ambito dello sfregio e dello spregio dei diritti. Non c’è nessuno, e dico nessuno che si ponga davvero il colore della pelle: abbiamo le punte di diamante nell’atletica e nel volley che sono atleti di colore la cui italianità non è messa in dubbio da nessuno e se c’è qualcuno che non la pensa così c’è da interrogarsi seriamente sulla sua, di italianità. Basta con queste storie che infangano gli italiani facendoli passare per razzisti quando il razzismo, che hanno subito tanti anni fa sulla loro pelle da parte dei nazisti e dei fascionazisti, non appartiene al loro Dna, né alla loro storia. Quello che ha scritto Vannacci sulla Egonu sono cazzi di Vannacci, non di noi italiani. Almeno non miei.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.