2020-11-27
Il sì unanime
cela la trappola chiamata Mes
Il Parlamento ha votato all'unanimità lo scostamento di bilancio. In pratica, sinistra e destra hanno autorizzato il governo a indebitarsi ancora un po', per finanziare le spese contro il Covid. Qualcuno ha parlato di evento storico, perché non capita tutti i giorni che alle Camere passi qualche cosa con il pieno appoggio di tutti i partiti. A noi però non pare nulla di così straordinario, e di certo non un antipasto di unità nazionale, soluzione spesso evocata dai commentatori più sensibili al fascino della prima Repubblica, tanto da sognare le belle ammucchiate di un tempo. Che poteva fare l'opposizione se non votare a favore dello scostamento di bilancio? Aveva la possibilità di opporsi sapendo che la maggioranza, ormai dai numeri contati, avrebbe accusato Lega e Fratelli d'Italia di sabotare gli interessi nazionali, lasciando a secco imprese, lavoratori e commercianti? Il centrodestra doveva forse correre il rischio di spaccarsi, regalando alla sinistra i voti di Forza Italia che fin dall'inizio aveva lasciato intendere di essere favorevole allo scostamento di bilancio? In pratica, non c'erano alternative, e dunque in Parlamento il voto è stato compatto, mandando in sollucchero Giuseppe Conte, il quale ha parlato di «ottimo risultato».Tutto ciò rappresenta una svolta nei rapporti fra maggioranza e opposizione, e ci deve far pensare che, in vista del Natale, destra e sinistra andranno d'amore e d'accordo? Niente affatto, perché dietro al sì all'unanimità si nasconde un nodo non sciolto che è grande quanto una manovra, ovvero il Mes, acronimo usato per definire il cosiddetto fondo salva Stati, ossia i quattrini che l'Europa è disposta a mettere a disposizione dei Paesi in difficoltà, ma in cambio di precise condizioni. La faccenda si trascina da mesi, con un rimpallo di responsabilità. Per non dare un dispiacere a Ursula Von der Leyen, il Pd è da sempre favorevole al Mes, e se fosse per Zingaretti e compagni firmeremmo anche domani mattina il patto che ci stringerebbe i polsi in cambio di quattrini. Pure Conte non vede l'ora di sottoscrivere l'intesa per poter continuare a pavoneggiarsi in Europa, ma siccome un pezzo del Movimento 5 stelle è contrario, è costretto, come sempre, a traccheggiare e a dire che di quei soldi non abbiamo bisogno. La Lega e Fratelli d'Italia si sa che da sempre sono contro il salva Stati, perché temono che accettare i fondi Ue sia l'anticamera del commissariamento del Paese, dato che la Troika poi vorrà mettere il becco su pensioni, tasse e politica per le imprese, come prova a fare ormai da anni. Quanto a Forza Italia, Silvio Berlusconi si è espresso a favore del Mes, scegliendo una linea che è distante da quella degli alleati della coalizione.Il voto di ieri ovviamente non risolve questo conflitto, semplicemente posticipa l'ora in cui dovrà essere affrontato. Si è approvato lo scostamento di bilancio, ma senza dire come si finanzieranno gli interventi che il governo intende fare. Finora abbiamo speso ciò che non avevamo, indebitandoci con l'emissione di titoli di Stato che la Banca centrale europea ha comprato, ma poi? Come dicevamo, fosse per Conte sottoscriverebbe subito l'accordo per il Mes, come peraltro l'Europa si attende. Ma se lo facesse, la sua maggioranza andrebbe in pezzi e quasi certamente anche la sua carriera politica. Del resto, è vero che ciò che resta del grillismo ha trangugiato tutto, anche l'alleanza con quello che fino a un anno e mezzo fa era il «partito di Bibbiano»; tuttavia, abbracciare il Cavaliere e farlo entrare in maggioranza è un'operazione dura da digerire anche per chi sia disposto a tutto pur di salvare la poltrona.Fra le altre cose, segnaliamo che a essere indigesto per i 5 Stelle non è solo il fondatore di Forza Italia, ma lo stesso fondo salva Stati, che giorno dopo giorno assume sempre più i connotati di una bella fregatura per il nostro Paese. Già, perché se si va oltre la pubblicistica che lo celebra come un'occasione straordinaria, si scoprono clausole poco raccomandabili per l'Italia. La bozza di accordo di riforma del Mes che Conte dovrebbe sottoscrivere cambierebbe lo scopo del fondo: se oggi il suo uso è vincolato alle spese sanitarie, la nuova versione consentirebbe di usare i capitali anche per salvare le banche. Con una condizione però: che il Paese intenzionato a impiegare i fondi per gli istituti di credito abbia le finanze in ordine. Il che significa una cosa semplice, ossia che il Mes serve alla Germania e ad altri Paesi del Nord per evitare il fallimento delle loro banche, marce e gonfie di crediti inesigibili, ma non potrà essere usato da noi per puntellare il vacillante Monte dei Paschi di Siena. In pratica, ancora una volta stiamo facendo un favore alla concorrenza, stringendoci il cappio intorno al collo. Se è questo l'ottimo risultato a cui alludeva Giuseppi commentando il voto di ieri e pensando a quello di domani sul Mes, non c'è che da augurarci al più presto un voto unanime che lo mandi a casa.