2023-07-26
I laburisti inglesi mollano i trans: «Basta autodeterminazione gender»
Il self id, ovvero la possibilità di identificarsi con il sesso «percepito», non farà più parte del programma del partito: la proposta, lanciata in Scozia, è stata un fiasco. Da noi, invece, si procede a colpi di sentenze.L’obiettivo dichiarato dovrebbe essere quello di rendere più semplice e meno burocratico possibile il cambio di sesso per le persone transgender. Ma a ben vedere, la nuova proposta di legge dei laburisti britannici nasconde una sorpresa davvero stupefacente. Per la prima volta, una forza di sinistra ha deciso di bloccare il cosiddetto «self id», cioè l’autoidentificazione di genere. In pratica, persino i progressisti inglesi sono contrari all’idea che basti dichiararsi donna per essere riconosciuta come tale.Come riporta il sito Holyrood, «il ministro ombra del Labour per le donne e le pari opportunità, Anneliese Dodds, ha affermato che l’autoidentificazione non fa più parte dei piani del partito britannico per la riforma di genere». Il partito laburista aveva annunciato già nel 2019 di voler riformare il Gender recognition act 2004, una legge simbolo dell’era Blair che fece del Regno Unito una sorta di avanguardia transgender. Keir Starmer, il leader del partito, ha più volte ribadito di essere a favore del «self id», una delle istanze che gli attivisti trans portano avanti con maggior convinzione. Eppure, ora i laburisti hanno cambiato idea. Che cosa è accaduto? Semplice: è successo che l’anno scorso la Scozia ha varato una nuova legge sul gender che ha fatto scalpore a livello globale proprio perché consentiva l’autoidentificazione. Come abbiamo più volte avuto occasione di raccontare, il governo di Londra ha deciso di esercitare una delle sue prerogative e ha bloccato la nuova norma scozzese, giudicandola pericolosa. Ne è scaturito uno scontro politico in cui i «diritti trans» servivano solo come specchietto per le allodole. Gli scozzesi hanno pensato che, sfidando Londra sul terreno Lgbt, avrebbero ottenuto appoggio mediatico e politico anche dall’estero. Peccato non sia andata esattamente così. Anzi, a quanto pare anche la popolazione scozzese non ha gradito tantissimo. Di sicuro, non hanno apprezzato i conservatori e addirittura i laburisti inglesi. Anneliese Dodds, in un articolo sul Guardian, ha accusato il partito nazionale scozzese aver avuto un «approccio sprezzante» alla riforma delle leggi gender. A suo dire, la legge scozzese «sembrava riguardare più uno scontro con Westminster che un cambiamento significativo. Le misure di salvaguardia proposte per proteggere le donne e le ragazze dai predatori che potrebbero abusare del sistema semplicemente non erano all’altezza».Basta con il «self id» dunque. «Il requisito per ottenere una diagnosi medica di disforia di genere rimane una parte importante dell’accesso a un certificato di riconoscimento del genere. Questo è particolarmente vero ora che la disforia di genere non è più classificata - e stigmatizzata - come disturbo psichiatrico», ha detto la Dodds, aggiungendo che «la richiesta di una diagnosi aumenta la legittimità delle domande e la fiducia nel sistema». La nuova proposta del labour prevede una semplificazione delle procedure mediche per il cambio di sesso: basterà il giudizio di un solo medico qualificato e non sarà più necessario farsi esaminare da un gruppo di professionisti. Resta piuttosto chiaro, però, quale sia il punto fondamentale del progetto di legge laburista: niente autodefinizione di genere. Per cambiare sesso servirà comunque un esame medico. La diagnosi di disforia di genere, a parere della Dodds, «può anche aiutare a indirizzare le persone trans al sistema sanitario nazionale per i servizi di supporto: quasi un quarto delle persone trans non sa come accedere all’assistenza sanitaria correlata alla transizione».Insomma, anche i progressisti si sono resi conto - o, almeno, così sembra - che il «self id» è una follia, danneggia gli stessi trans e permette pure a maschi stupratori di identificarsi come donne, farsi rinchiudere in carceri femminili e violentate le detenute. Cosa che, purtroppo, è avvenuta spesso negli ultimi anni. Gli attivisti Lgbt hanno sempre sminuito la questione degli stupri, presentandola come uno spauracchio inventato dalla destra. Ma la nuova linea laburista conferma che si tratti di un bel problema, tanto che il partito ha deciso di correre ai ripari. «Ci saranno sempre luoghi in cui è ragionevole che solo le donne biologiche abbiano accesso», ha detto il ministro ombra Dodds. «I laburisti difenderanno quegli spazi».Sarebbe auspicabile che anche in Italia qualcuno leggesse quanto scritto dalla Dodds e dai suoi colleghi. Perché, se nel Regno Unito tanto i conservatori quanto i laburisti frenano sulle richieste trans, in Italia si sta prendendo una direzione del tutto diversa. Lo dimostra la recentissima sentenza del Tribunale di Trapani secondo cui l’organo sessuale maschile non è di impedimento alla percezione di sé come donne. In base a tale decisione, un uomo di 53 anni non operato (e non intenzionato a operarsi) ora deve essere considerato una donna ed essere chiamato Emanuela. «Non avere l’organo sessuale femminile non compromette il modo in cui mi percepisco, le mie sembianze non offuscano la mia identità femminile», ha detto l’interessato - cioè Emanuela - a Repubblica. E non si tratta certo dell’unico caso: in vari licei e università va affermandosi la carriera alias, cioè l’autoidentificazione di genere per gli studenti. A un ragazzino basta dichiararsi donna e i professori sono obbligati a trattarlo come tale.Qui da noi, in sostanza, si fanno passi avanti - nei tribunali e non solo - verso il «self id». Altrove, soprattutto nelle nazioni in cui la legislazione è sempre stata particolarmente permissiva, si fanno importanti inversioni di marcia. Le fa perfino la sinistra, anche grazie al contributo importante fornito dai movimenti femministi. Significa che far prevalere il buonsenso sull’ideologia è possibile: adesso non resta che renderne edotti i «democratici» italiani.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.