2022-10-16
La virostar ultrà delle competenze blatera di politica per farsi lo spot
Antonella Viola ha sempre sostenuto che chi è privo di preparazione scientifica non deve parlare di vaccini. Eppure, ospite a «Otto e mezzo» per promuovere il suo libro di ricette, ha sproloquiato sul neo presidente della Camera.Lo scorso febbraio, la dottoressa Antonella Viola si presentò nello studio di Otto e mezzo e si mise a criticare i capi di partito che non avevano intenzione di vaccinare i propri figli: «La società di pediatria ha detto ripetutamente che i bambini devono essere protetti e vaccinati», dichiarò solennemente. «Né Salvini, né Meloni, ma nessun politico può dire nulla in merito, può fare la sua scelta, ma non possono mettere in discussione quello che dicono i medici».Messaggio cristallino: i politici non devono parlare di medicina. Ma, a quanto risulta, i medici - e non da oggi - possono serenamente parlare di politica e di tutto ciò che desiderano. E lo possono fare anche al di fuori del salotto di casa propria: in televisione, sui giornali e in altre sedi che, almeno in teoria, richiederebbero un minimo di competenza della materia per essere frequentate.La stessa Viola, che a febbraio invocava il silenzio dei politici sui sieri, venerdì sera era di nuovo in video a discutere… di politica. Già, la dottoressa è tornata fra gli ospiti di Lilli Gruber ed è stata interpellata come analista politica sull’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera. Il suo esordio è stato folgorante: «Non possiamo mettere sullo stesso piano Fausto Bertinotti e Lorenzo Fontana», ha detto rivolgendosi al direttore di Libero, Alessandro Sallusti. «Bertinotti aveva al limite un problema con i fascisti. Fontana ha un problema con gli omosessuali, con dei cittadini che non sono liberi di vivere la loro vita come gli altri. A me ha fatto impressione il discorso di Fontana», ha continuato la dottoressa. «Ha parlato del Papa, di santi, beati. Credo cha avremo uno Stato meno laico, e questo è un problema. Discorso preoccupante».Ora, la signora Viola ha tutto il diritto di pensarla come vuole su Fontana, Bertinotti, la destra, la sinistra e quello che diamine le pare. E certo Lilli Gruber ha altrettanto diritto di invitarla e di farla parlare di ciò che le aggrada, che si tratti di Formula Uno o di coltivazione della melanzana. Un sacrosanto diritto, tuttavia, lo abbiamo pure noi: quello a non farci prendere per i fondelli.La Viola si trovava a Otto e mezzo l’altra sera per fare pubblicità al suo nuovo libro, un volume di ricette (e già ci domandiamo quale sia la sua competenza in ambito gastronomico). Per consentirle di promuovere al meglio il prodotto, le è stato ritagliato un ruolo di commentatrice d’attualità, e lei lo ha svolto snocciolando pensieri piuttosto stereotipati e superficiali, dimostrando di conoscere pochino la storia politica italiana e mostrandosi - cosa che s’intuiva - leggermente schierata sul fronte progressista. Tutto lecito, per carità: la signora si gode il momento e il successo, a quanto pare funziona in video, lungi da noi chiederne l’estromissione dalla tv. Però non s’azzardi mai più a tirare in ballo «le competenze».Nel momento in cui uno specialista che ha sempre guardato tutti dall’alto della sua presunta conoscenza si mette a sproloquiare di varie ed eventuali, gli è per lo meno richiesto di scendere dall’Olimpo e di mettersi al livello di tutti noi comuni mortali. La Viola è un’opinionista, per altro non particolarmente brillante. D’ora in poi, quel che dirà sui vaccini, sulla gestione del Covid, eccetera, varrà esattamente come quel che diranno tutti gli altri.A ben vedere, questo ritorno sulla terra avrebbe dovuto verificarsi già da tempo, e non soltanto per la professoressa Viola. Il punto è che abbiamo un notevole problema con la classe medica, a cui abbiamo attribuito un potere smisurato e pericolosetto. Abbiamo concesso a costoro di esprimersi su ogni argomento (e va bene), consentendo contemporaneamente che si trincerassero dietro il muro della «Scienza». Potevano concionare, ma guai a criticarli. Sono anni che non parlano di medicina bensì di politica, anche perché la gestione del Covid è argomento politico per eccellenza e per definizione: una pandemia - lo ha spiegato Giorgio Agamben e lo dice la parola - riguarda il demos, ergo è faccenda politica. I medici possono discuterne, ed è giusto che mettano a disposizione le loro conoscenze specifiche, ma hanno fatto altro: hanno usato il proprio ruolo per garantirsi una sorta di immunità. Ed è ora che la perdano, per almeno due motivi.Il primo è che, anche quando si esprimevano sulle faccende su cui avrebbero dovuto essere più edotti, hanno infilato una serie infinita di castronerie. La Viola, ad esempio, è quella che nel luglio del 2021 dichiarava: «Sono contraria alla corsa alla terza dose, con ogni probabilità non servirà. I vaccinati dovrebbero essere esentati dalla quarantena». Ci risulta che, nei mesi successivi, si sia smentita e rismentita da sola decine di volte.Il secondo motivo è che i medici, proprio come hanno aderito al mainstream sanitario (più per interesse che per convinzione), sembrano aver sposato il discorso prevalente anche su tutto il resto dello scibile umano. E nonostante abbiano perso ogni credibilità - persino, in larga parte, quella scientifica - insistono a pontificare, a scomunicare, non hanno perso un grammo d’arroganza. Peggio: continuano a martellare sul tema pandemico, e fanno sorgere il forte sospetto che temano di perdere centralità.Praticamente tutti hanno largamente approfittato della fama ottenuta grazie al virus per ottenere incarichi e prebende, e forse è anche normale (se non giusto) che sia avvenuto. Ma l’aura se la sono giocata: lo hanno scelto loro, liberamente, e sempre a loro tocca gestire le conseguenze.In conclusione, una piccola precisazione. Il problema con Bertinotti, Fini, Boldrini e tanti altri, cara dottoressa Viola, è che hanno abusato della visibilità garantita da un ruolo istituzionale per condurre le proprie battaglie politiche personali, talvolta in modo particolarmente scorretto. Più o meno come avete fatto voi scienziati.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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